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Namamiko. L’inganno delle sciamane di Enchi | Recensione

Namamiko. L’inganno delle sciamane di Enchi | Recensione

Pubblicato in Giappone per la prima volta nel 1965, L’inganno delle sciamane mette in scena, nei palazzi splendidamente adornati e carichi di segreti della corte del periodo Heian, l’indimenticabile storia d’amore tra l’Imperatore Ichijō (980-1011) e la sua Prima Consorte Teishi, e la sottile lotta politica messa in atto dal potente Cancelliere Michinaga per dividerli. La strategia dell’alto funzionario passerà per il corpo e per le labbra di ingannevoli sciamane, due sorelle che loro malgrado diverranno potenti guardiane di verità e menzogne, nonché autentico cuore di una storia memorabile che ha attraversato i secoli fino a giungere a noi grazie alla limpida scrittura di Fumiko Enchi. Attraverso un intreccio sul limitare tra verità storica e romanzo, in un ordito delicato e potente, Namamiko monogatari viene consegnato ai lettori contemporanei come un’esperienza letteraria di rara intensità.

Namamiko è stata una storia che mi ha intrattenuto e incuriosito, ma devo ammettere che ho fatto anche un bel po’ di fatica durante la lettura.

Pubblicato in Giappone per la prima volta del 1965, Namamiko – L’inganno delle sciamane racconta della storia d’amore, ambientata nel periodo Heian, tra  l’imperatore  Ichijō e la sua Prima Consorte Teishi, ma attenzione perché la trama non si focalizza sulla semplice relazione tra i due consorti, ma si evolve in uno scenario politico molto più ampio.

Tutto parte con l’imperatore Ichijō che sale al potere in età giovanissima e prende in sposa, come sua prima consorte,  Teishi, figlia dell’importante Ministro Michitaka. Teishi è di qualche anno più grande di Ichijō e all’inizio il ragazzo si sente in imbarazzo dinanzi alla bellezza della sua consorte, ma mano, mano che il tempo passa, il rapporto si evolve tramutandosi in amore. Le cose cambiano quando muore Michitaka e cerca di prendere il potere suo fratello Michinaga. Da qui si innescano una serie di trame politiche, partendo dai fratelli di Teishi che cercano di contrastare l’avanzata dello zio, alle cospirazioni della madre dell’imperatore Ichijō che detesta Teishi.

Nella prima parte del romanzo Fumiko Enchi racconta di come si è avvicinata a questa storia e ai testi ai quali attinge per poi realizzare un romanzo che rappresenta alcuni fatti storici e altri un po’ romanzati. Per gran parte della lettura si ha più la sensazione di leggere un saggio che un classico romanzo di narrativa, proprio perché vengono anche trascritti alcuni passi presi da altri testi.

Ciò che mi ha creato un po’ di problemi durante la lettura non è tanto la struttura del libro, quanto la difficoltà nel fissare per bene i personaggi. Anche se all’inizio del testo vi è un piccolo elenco che riassume i personaggi, ma ho veramente fatto molta fatica nel seguire tutti gli sviluppi e soprattutto nel tenere bene a mente queste figure. Nonostante questo problema, che è ovviamente un aspetto molto soggettivo, devo dire che la storia è riuscita a tenermi incollata alle pagine.

Ammetto di non essere preparata da un punto di vista storico, però ho apprezzato molto gli intrighi politici, di come Michinaga tenta in tutti i modi di distruggere il rapporto d’amore tra Ichijō e Teishi per far entrare nelle grazie dell’imperatore sua figlia. E Michinaga è disposto a usare qualsiasi mezzo per raggiunge il suo obiettivo, anche utilizzare sciamene e finte possessioni. Il libro si sofferma molto sulle dinamiche della lotta al potere, questo è anche un aspetto che mi porta a dire che si tratta più di un saggio che di un romanzo.

Nel complesso se siete affascinati dalla storia classica giapponese e avete voglia di tuffarvi negli intrighi di corte, è un libro che vi appassionerà!

 

 

Stefania Siano

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