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Nuove regole per il Premio Strega 2015

Ebbene sì, per chi ancora non lo sapesse gli organizzatori del Premio Strega hanno modificato il regolamento per agevolare e salvaguardare la media e piccola editoria. Come? Ecco il comunicato del 24 febbraio scorso:

“Si istituisce una clausola di salvaguardia che favorisce la presenza, nellacinquina finalista, di piccoli e medi editori, assumendo la bibliodiversità come valore in sé e riconoscendo l’opera di promozione degli autori emergenti e della letteratura di ricerca condotta da questo importante segmento di mercato (pari a circa il 40%). Se nella cinquina non sarà compreso almeno un libro pubblicato da un editore medio-piccolo, si procederà all’inclusione di quel libro – o, in caso di ex aequo, quei libri – che avrà ottenuto il maggior numero di voti, determinando così una finale a sei o più candidati”.

Bella notizia non trovate? Ma cosa bisogna fare per partecipare?

Il Comitato direttivo è intervenuto su alcuni aspetti pratici del meccanismo di partecipazione, richiedendo un maggiore impegno a autori e editori. In particolare, l’invio gratuito di 500 copie cartacee necessarie alla giuria dovrà essere completato entro tempi tassativamente indicati, pena l’esclusione del libro dal concorso…”

500 copie, cartacee e gratuite.
Sappiamo bene che ormai esistono più piccoli editori che pubblicano in digitale che in cartaceo, perchè ovviamente i costi di quest’ultimo sono molto più elevati: il tipo di carta, la rilegatura ecc.
Chiedere a un piccolo e medio editore l’invio di 500 copie è un impegno economico importante e non credo che siano tutti pronti a fare un tale investimento. 

Le informazioni e i comunicati li ho presi da Reset Italia per maggior informazioni andate sul sito. 

Voi cosa ne pensate?
Stefania

I servizi a pagamento dei blogger

Il blog ha poco più di un anno, ma solo da agosto ho iniziato a prendermene cura seriamente cercando di postare regolarmente, aprendo nuove rubriche che possano essere interessanti per i lettori e utili per gli scrittori e le case editrici. Mano, mano scrittori e lettori mi hanno contattata consigliandomi nuove rubriche o dandomi spunti per nuove discussioni (criccose), ma rimango meravigliata quando, sempre più frequentemente, autori chiedono se i miei servizi siano a pagamento.

Ribadisco a gran voce NO. Il blog Cricche mentali di un’aspirante scrittrice è un mio piccolo rifugio di discussioni letterarie ed è una piccola vetrina nel web che dà l’opportunità di un pò di visibilità agli scrittori. Per me ci deve essere collaborazione tra colleghi di penna, altrimenti siamo fritti per come è la situazione in Italia XD.

 

Ma perché spesso mi fanno questa domanda?
Perchè ci sono blogger che prendono un compenso non solo per recensioni, ma anche per segnalazioni e interviste.
Ognuno è libero di fare quello che vuole e se uno scrittore vuole pagare il servizio di un blogger lo può fare benissimo. Non ho intenzione di fare la morale, è semplicemente una riflessione quella che faccio, in particolar modo, riguardo alle recensioni che, a questo punto, mi chiedo quanto possano essere veritiere.
Se io (scrittore) pago un blogger per una recensione, non mi aspetto una critica da una stella e neanche un giudizio che arriva appena alla media o sbaglio?
Pago per un servizio che mi può far risaltare e non buttarmi giù.

Sembra una sciocchezza, ma per gli autori che iniziano a pubblicare le loro opere (indipendentemente se self o con casa editrice) i blogger sono importanti per segnalazioni, interviste, blogtour, soprattutto per le recensioni e tanti di loro le fanno gratuitamente perché è una passione. Ovviamente, a questo punto, un autore si può aspettare qualsiasi riscontro, sia negativo che positivo, ma sono dell’idea che un bravo blogger sappia come dosare le parole dando la sua opinione senza urtare o danneggiare in particolar modo un libro, nel caso in cui si tratta di una critica negativa.

Voi cosa ne pensate dei servizi dei bloggers a pagamento? 🙂

 

Che scrittore sei?

Questo post simpatico e leggero, tratta delle varie tipologie di scrittori che esistono e che hanno un diverso metodo per l’ideazione e la stesura dei loro racconti o romanzi.
Abbiamo così:

Lo scrittore precisino: ovvero colui che parte dalla macrostoria per poi concentrarsi sulle microstorie che guidano la trama principale, analizzando e delineando ogni singolo personaggio. Ovviamente  ha tutto sotto controllo durante la stesura.

Lo scrittore ottimista: parte con un’idea generale e fa o una scaletta o un riassunto dettagliato della trama, ma quando inizia a svilupparla i personaggi prendono in mano la situazione e gli sconvolgono i piani.

Lo scrittore lampadina: colui che ha l’ispirazione all’improvviso e, proprio per questo, gira sempre con un blocchetto dove segna tutte le idee che gli vengono in mente. In genere la sua storia nasce dall’idea di un personaggio, o da un’ambientazione o addirittura dal finale e da qui inizia a creare la trama che poi andrà a sviluppare man mano.

Lo scrittore indeciso: scrive 400 pagine, ma arrivato alla fine del lavoro capisce che la storia non gli piace più o non lo convince, quindi cancella tutto iniziando d’accapo. Può diventare uno scrittore indeciso, sia lo scrittore ottimista, lampadina, sognatore, appassionato e brillo, tranne il precisino.

Lo scrittore sognatore: come dal nome, prende spunto dai propri sogni. Dorme con un blocchetto sotto il cuscino o  con il cellulare a portata di mano, in modo da segnare subito qualche particolare interessante prima che si dimentichi. A volte, questa categoria si alza nel cuore della notte per accendere il computer e scrivere a caldo le sensazioni e gli avvenimenti sognati.

Lo scrittore appassionato: si immedesima sempre nel protagonista, quindi la storia che scrive è una sua fantasia su cosa vorrebbe essere, dove vorrebbe vivere, con chi ecc.

Lo scrittore brillo: scrive solo dopo qualche cicchetto di liquore o una bella birra.

Conoscete altre categorie? Quale tra queste si avvicina a voi?
Io sono lo scrittore lampadina XD.

Per altri post Criccosi:
Indice Discussioni Criccose

Stefania.

La pirateria degli e.books

Questo post prende spunto da un’iniziativa che ho letto sul blog Gli appunti di Mur . E’ una campagna nata da dei bloggers che hanno deciso, con un’immagine simbolica e uno slogan molto simpatico, di sensibilizzare e andare contro alla pirateria degli ebooks. 
Lascio qui il link di Sil-ently aloud dove troverete tutte le informazioni e i banner 🙂
Ovviamente sono d’accordo con questa campagna, la pirateria è illegale, e soprattutto in un periodo di crisi non è proprio una buona iniziativa, in particolar modo per le piccole case editrici che non chiedono alcun tipo di contributo all’autore e tentano di far nel migliore dei modi, in base alle proprie possibilità, il loro lavoro. 
C’è da dire una cosa però, e questo ci tengo a sottolinearlo sperando di sensibilizzare altri fronti.
Perchè è stato creato l’e.book?
Indipendentemente dal fatto che ci troviamo in un periodo dove se tutto è più tecnologico meglio è, ma la base di tutto era per abbattere i costi del libro che, se è di prima uscita, ha un prezzo di copertina che oscilla dai 15 ai 20 euro. Il costo dipende sempre dalla qualità della carta, dalla copertina se è rigida, se c’è una sovracopertina, la rilegatura, la grafica ecc.
Insomma, soprattutto per un lettore accanito spendere più di una volta al mese 15-20 euro per un libro è un prezzo notevole, ma tutto sommato il costo è giustificato. 
La cosa che mi fa storcere il naso è quando vedo e.books che costano 9-10 euro, in altri casi ho trovato anche 12 euro. Dove è la convenienza? Possibile che a questo punto le versioni economiche  cartacee non le batte nessuno? 
Concludendo, la pirateria è illegale e sono la prima a comprare volentieri gli e.books, soprattutto se si tratta di autori italiani, ma d’altro canto spero che alcune case editrici ridimensionino i prezzi dei loro libri digitali. 
Detto questo ricordate:

MEGLIO FARSI UN PIRATA CHE FARE IL PIRATA.
ACQUISTA LEGALMENTE! 


Direi che non c’è nulla da dire per l’immagine XD

Per altri post vi rimando all’indice delle:


Stefania 

Le Agenzie Letterarie

Oggi voglio trattare dell’argomento “Agenzie Letterarie”.
Premetto che non ho avuto esperienze dirette, ma ho avuto modo di parlare con alcune di queste capendo le loro dinamiche, quindi la mia opinione si baserà su una considerazione a “freddo” mettiamola così, ovviamente chi è più afferrato in materia lo invito ad esporre la sua esperienza in modo da rendere più chiaro questo “mondo” 🙂

Partiamo dalla domanda: Cos’è e a cosa serve?
Se sei uno scrittore che non vuole dedicarsi alla pubblicazione self e ha avuto pessimi riscontri nell’inviare autonomamente il lavoro alle case editrici o, semplicemente, non vuole perdere tempo in questo modo attendendo anche anni per una risposta, ma desidera assolutamente provare a pubblicare la propria storia, allora una soluzione è quella di affidarsi a un’Agenzia Letteraria.

Anche qui, come nel campo della politica delle case editrici che hanno varie sfaccettature, le Agenzie Letterarie non sono da meno.
Il loro compito è proprio quello dell’agente, quindi visionano il manoscritto, ne discutono con l’autore e una volta firmato il contratto l’agente fa il giro delle sue case editrici (ogni agenzia ha un suo gruppo di CE che possono essere big, ma anche medie, piccole o miste) proponendo il  lavoro. Praticamente diventano gli ambasciatori che presentano il prodotto, in alcuni casi anche accompagnato da brochure o volantini per rendere più papabile la presentazione agli editori.

Ci sono agenzie che sono totalmente a pagamento e ciò parte dalla semplice visione del manoscritto che viene, in genere, accompagnata da una scheda di valutazione in caso di esito negativo.
Altre, invece, leggono gratuitamente il lavoro, e tutti i servizi aggiuntivi, come anche l’editing, hanno un costo, in più a loro tocca una percentuale dalle vendite del libro. Il ruolo di tramite tra scrittore ed editore, se non sbaglio, continua anche dopo la pubblicazione e si interessano nel seguire l’autore nelle presentazioni e i vari eventi.

Diciamo che per questo mondo, come per tutto, ci sono dei pro e dei contro, tutto sta a cosa vuole fare lo scrittore e qual è la sua idea di pubblicazione.

Voi cosa ne pensate? 🙂

Altri post utili:
Indice Discussioni Criccose

Stefania

Prima cosa il Rispetto

Mi capita spesso di leggere commenti che mi danno un pò fastidio:
-blogger contro blogger
-scrittori contro scrittori
-scrittori contro blogger

Ovviamente tutti commenti negativi che sputano giudizio su altri.
Sinceramente, anche se si esordisce col dire “non sono invidioso ma…” (o frasi simili) per me è il contrario, e mi hanno colpito tre casi:

1) Adoro le blogger che recensiscono i libri, soprattutto di esordienti, perchè cercano di dare una valutazione e una critica che può essere di aiuto all’autore. Ci sono blogger che hanno un modo più delicato o comunque meno aggressivo per esporre la propria idea, ed altre che scrivono nero su bianco ciò che pensano, ma la cosa che contesto è la critica NON costruttiva.
Che senso ha dire in una recensione (ad esempio) “Fa schifo!” ?
Si dovrebbe esprime il concetto  in modo professionale e si avanzano delle critiche costruttive perchè ovviamente un racconto o un romanzo non può certo piacere a tutti, fortunatamente abbiamo gusti diversi.

2) Trovo assurdo leggere commenti e sapere di autori che litigano con la blogger perchè non ha fatto una recensione positiva o che mandano e.mail di protesta alle case editrici perchè è stato rifiutato il lavoro.
Stiamo diventando matti?
Non avete mai ricevuto un NO in vita vostra?
Conoscete la parola umiltà?
E soprattutto, cos’è per voi scrivere?
Mi meraviglio quando leggo queste cose perchè per quanto abbia ricevuto dei no o delle critiche ho sempre cercato di prendere il meglio da queste situazioni. Va benissimo essere sicuri di quello che si scrive ed è normalissimo rimanerci male per dei no, ma da questo ad arrivare ad accanirsi contro blogger, case editrici, giurie di concorsi… mi sembra assurdo.

3) In ultimo trovo una cosa estremamente triste leggere commenti, non molto leggeri, di scrittori che criticano altri autori per vari motivi: come per il romanzo, o perchè “tizio” ha pubblicato con  “caio” o perchè la copertina di “cicci” è brutta eccetera… Ci sono modi e modi per esprimere un’opinione.

Questo post è stato scritto non solo per sfogo, perchè è assurdo leggere certe cose, ma spero che serva anche per far riflettere.

Stefania 🙂

Il Rifiuto delle Case Editrici

E’ tosta… a volte è proprio tosta crede fino in fondo al nostro lavoro e, se siamo fortunati, ci arriva una e.mail di rifiuto dalla casa editrice, in altri casi il nulla più totale.
Dopo vari rifiuti è normale essere assaliti dallo sconforto e questo ci può portare a:
– riprendere in mano la storia arrivando anche a stravolgerla
– mette il manoscritto in un cassetto
– nel peggiore dei casi si decide proprio di abbandonare la scrittura (cosa sbagliata perchè si scrive per il piacere di farlo e non  per mirare unicamente a una pubblicazione)

Non sempre i lavori vengono rifiutati perchè non sono bei lavori, ci sono tanti fattori da considerare:
– se il manoscritto è adeguato al genere che propone la casa editrice (ad esempio inviamo un romanzo fantasy, ma questo genere ha tante sfaccettature e può succedere che la C.E. in questione predilige più un Epic Fantasy invece che un Urban Fantasy)
– se la persona che in quel momento legge la storia viene convinta o è un amante del genere (ciò riguarda più che altro le Big dato che si avvalgono di più persone per visionare i manoscritti)
– se il manoscritto si presenta da solo o viene proposto da degli Agenti Letterari (anche in questo caso si parla più che altro delle Big)
– se il tipo di storia che presentiamo in quel momento è una tematica ricercata (ad esempio c’è stato il boom delle storie di vampiri e in questo caso dipende se la C.E. fa una scelta più commerciale oppure ha altri metodi di valutazione)
– se la storia è troppo lunga, quindi l’editore non se la sente di investire sul progetto perchè ciò porterebbe a un’onerosa spesa per la stampa (in questo caso parliamo più di case editrici free)

Insomma ci sono veramente tanti fattori, proprio perchè le case editrici sono tutte diverse e ognuna ha una sua ideologia e un suo metodo di scelta.
Per tirarci un pò su di morale ricordo che grandi scrittori sono stati rifiutati tante volte come
King che per il romanzo Carrie ha ricevuto ben 30 rifiuti, oppure la Rowling che se non sbaglio dagli 8 ai 12 rifiuti…

Quindi non bisogna scoraggiarsi, in questi casi o si continua  imperterriti a inviare il lavoro ad altre case editrici, o si decide di affidarsi ad un’ Agenzia Letteraria, oppure si prende la via del Self Publishing o, ancora, si può mettere un attimo da parte il lavoro riproponendolo in futuro, ma la cosa importante è credere sempre in ciò che scriviamo e non smettere di coltivare la nostra passione per un pò di sconforto 🙂

Voi come reagite al rifiuto delle case editrici?

Altri post che possono essere utili:
– L’autocorrezione
– I concorsi letterari
– Troppo corto – Troppo lungo
– La scelta della casa editrice!
– Presentazione del libro degli esordienti: il tour delle Case Editrici
– Il self publishing
– Ho finito di scrivere il mio racconto/romanzo e ora?

Stefania

L’autocorrezione

Rieccomi dopo un periodo complicato e stressante.

Oggi vorrei trattare di un argomento che in genere è sempre una seccatura per uno scrittore, ovvero l’autocorrezione.
Dopo mesi e mesi tra blocco dello scrittore, momenti di sfrenata  ispirazione, personaggi che sfuggono dal nostro controllo  stravolgendo la scaletta della trama, ore di sonno perse vicino al monitor del pc con ogni genere di bevanda per tenerci svegli… ecco che arriva il momento fatidico in cui scriviamo l’ultima parola con un bel punto, provando emozioni contrastanti che vanno dall’euforia alla tristezza.
Il giorno dopo riguardiamo il nostro lavoro con estrema soddisfazione ed è in quel momento che arriva “la botta in testa”: è il momento dell’autocorrezione.

Tale pratica può durare da poche settimane a mesi. Il problema è che potremo leggere il lavoro 10, 100, 1000 volte, ma troveremo sempre qualcosa che non va bene, arrivando anche a modificare parti della storia. Si rischia di non trovare una fine e si continua a leggere fin quando non si ci stanca e si molla il manoscritto in un cassetto.

In genere mi impongo un limite che va dalle 3 alle, massimo, 5 letture anche perchè inizio ad odiare i personaggi e la storia XD. Dopo l’autocorrezione affido il lavoro a una persona fidata e amante della lettura che pazientemente segna eventuali errori che mi sono sfuggiti (<3)

Consiglio a chi inizia a fare la prima autocorrezione del suo lavoro o alle persone che ci perdono parecchio tempo:
1- datevi un limite di letture
2- passate il lavoro a 1 o 2 persone fidate che segnalano errori e danno consigli  sulla trama (è sempre meglio avere un parere esterno anche su questo)

E voi? Qual è il vostro approccio quando arrivate al momento dell’autocorrezione?

Alti post utili:
– I concorsi letterari
– Ho finito di scrivere il mio racconto/romanzo e ora?
– Presentazione del libro degli esordienti: il tour delle Case Editrici
– Il Self Publishing
– La scelta della casa editrice!
– Troppo corto – Troppo lungo

Stefania