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Factory di Tim Bruno | Recensione

Factory di Tim Bruno | Recensione

La Factory è uno stabilimento di animali sottoposti alla più grigia routine produttiva. Da molte stagioni Scorza, un ratto solitario, ha scoperto il modo di entrarvi, aprendosi un varco in una grata di ferro arrugginito. È così che riesce a rubare il foraggio destinato agli animali d’allevamento. La Factory è diventata la sua dispensa privata: cibo a volontà e tepore anche in inverno. Ma un giorno il ratto cade sul tapis roulant che riempie i trogoli e si ritrova muso a muso con A550, un vitello chiazzato da una macchia bianca proprio al centro della fronte. Scorza scopre così che quel corpo fumante di vapore è in grado di parlare e di provare emozioni. È l’inizio di un’amicizia e l’amicizia, si sa, fa la rivoluzione.

«Aspetta!» gridò il vitello.
Scorza si fermò, senza voltarsi.
«Avevi detto che avrei avuto un nome vero.»
Il ratto esitò.
«Fiore» disse infine.
«Fiore?» ripeté il vitello. «Che cos’è un fiore?»
«Un fiore» rispose il ratto, «è la cosa più bella che esista nel mondo di fuori. La più splendente e…»
“La più effimera” disse Vibrissa.

Il lettore conosce Scorza, un topolino egoista e famelico che spesso si aggira nel cuore della Factory per procacciarsi del cibo. Un giorno, mentre è alla ricerca di pezzi di formaggio, fa conoscenza con un vitello di nome A550. Le visite di Scorza diventano sempre più frequenti e il vitello gli chiede ogni giorno di raccontargli qualcosa del mondo esterno. A550 sarà solo il primo animale con cui farà conoscenza il topolino.

Tim Bruno parla delle situazioni disagiate in cui si trovano gli animali nella Factory, un sistema che adottano gli umani per la produzione alimentare.

La storia scorre in modo fluido e delicato. Il lettore si sente subito coinvolto dai poveri animali che sono imprigionati nella Factory, ignari del mondo di fuori e del loro destino. Scorza è un protagonista particolare che potrebbe suscitare rabbia al lettore per il suo egoismo. Un topolino combattuto tra il pensare solo a se stesso e il cercare di aiutare gli altri animali imprigionati nella Factory. 

Una scena che ho amato di questo libro è quando Scorza dà un nome vero a questi animali, che sono identificati solo con una sigla. Un gesto forte e pieno di significato perché dà loro un’identità.

Sarà che quando ci sono di mezzo gli animali divento particolarmente sensibile, ma spesso ho avvertito una stretta al cuore nel corso della lettura che ho trovato intensa e piena di messaggi. 

Factory è una storia per ragazzi che parla degli allevamenti intensivi. Un tema importante che l’autore riesce a trattare con delicatezza e grande emotività per un pubblico giovane. 

#Prodottofornitoda @Rizzoli 

 

Stefania Siano

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