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L’emporio dei piccoli miracoli di Higashino | Recensione

L’emporio dei piccoli miracoli di Higashino | Recensione

L’emporio dei piccoli miracoli

Higashino

Tre giovani ladri un po’ pasticcioni – Shota, Kohei e Atsuya – hanno appena svaligiato una casa in una piccola cittadina di campagna, quando vengono lasciati a piedi dall’auto con cui sarebbero dovuti scappare. Decidono allora di nascondersi in un vecchio negozietto che sembra abbandonato, l’Emporio Namiya. Nel cuore della notte, però, succede qualcosa di strano: una lettera viene infilata sotto la serranda abbassata del negozio. È una richiesta di aiuto, indirizzata all’anziano proprietario dell’Emporio, che anni addietro era diventato celebre perché dispensava massime di saggezza e consigli di vita a chiunque gli chiedesse una mano. I tre, così, decidono di fare le sue veci e depositano una risposta scritta fuori dalla porta. Shota, Kohei e Atsuya, pensando di aver risolto la questione, tornano a discutere della fuga all’alba, ma dopo qualche istante giunge la replica, e questa volta capiscono che incredibilmente quelle lettere sono inviate da qualcuno che vive nel 1979, più di trent’anni indietro rispetto al loro presente. Da quel momento, le lettere di aiuto si moltiplicano, inviate da nuovi mittenti, ognuno con i propri problemi, tutti diversi e tutti complicati. Coinvolti in quella bizzarra macchina del tempo, i tre ladri decideranno di prestare il proprio aiuto a tutti quelli che lo richiedono, provando con le loro risposte a cambiare, in meglio, il passato. Scegliendo il miglior destino possibile per quei perfetti sconosciuti.

Un emporio è diventato famoso perché risolve qualunque problema. Il negozio in questione è l’Emporio Namiya, nella città di XX. Se di notte si infila nella buca sulla serranda una lettera in cui si parla dei propri tormenti, la mattina si trova la risposta nella cassetta per il latte dietro il negozio. 

Una storia delicata e magica che riscalda il cuore.

Shota, Kohei e Atsuya sono tre ladri, non proprio professionisti, che dopo una rapina decidono di nascondersi in una struttura abbandonata: “L’emporio Namiya”. Tra i battibecchi e le imprecazioni di questi tre personaggi, ecco che all’improvviso ricevono una lettera nella cassetta per il latte. Una lettera d’aiuto da una persona che si firma Lepre nella Luna.

I tre ladri, un po’ scettici, alla fine inizieranno una conversazione epistolare con Lepre nella Luna, dandole dei consigli e una volta risolto il suo problema ecco che arriveranno altre lettere. Ben presto Shota, Kohei e Atsuya comprendono che l’emporio abbandonato è un collegamento tra il passato e il presente, e che quelle lettere provengono da un anno diverso da quello loro.

L’emporio dei piccoli miracoli è stata una lettura delicata e spensierata. Il concetto di questa struttura abbandonata che collega il presente e il passato non è molto originale, ma le storie narrate nelle lettere le ho trovate delicate, altre struggenti, altre tenere. Non si tratta di un romanzo avvincente, non ci sono grandi colpi di scena, ma l’alternanza passato e presente rende la narrazione più dinamica.

Tra i vari personaggi che vengono presentati è impossibile non affezionarsi ai tre ladri scapestrati che nel corso della storia matureranno una nuova visione della vita.

Una storia delicata che intreccia magia e realtà, che insegna quanto sia importante parlare ed esternare i propri problemi, e quanto sia indispensabile trovare qualcuno in grado di ascoltare.

Stefania Siano

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