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I concorsi letterari

A parer mio è un argomento tanto vasto e delicato come quello delle case editrici perchè, anche qui, ci sono concorsi letterari a pagamento e non.

Partiamo dalla domanda: a cosa servono i concorsi letterari?
Possono servire a: 
-fare le prime esperienze di scrittura e confrontarsi con altri colleghi
-è un’altra via per arrivare alla pubblicazione

Partecipai, per caso e per gioco, al mio primo concorso letterario che  vinsi con il Dott. A-Z, dopo poco partecipai ad altri due concorsi e alla fine decisi di fermarmi. Forse avrò un limite, ma non riesco a dedicarmi contemporaneamente a due opere. Non sono mai ferma nella scrittura, ho sempre un lavoro da portare avanti e anche se ci sono piccoli periodi di fermo per i vari impegni, quando ho un pò di tempo lo riprendo in mano perchè non mi piace lasciare a metà una storia. Per questo non riesco a lavorare anche per i concorsi:
1- perchè se scrivo una storia, la devo scrivere per bene e non devo correre.
2- parecchi concorsi hanno un limite di battute e spesso mi è difficile esprimermi al meglio per questi parametri. Di conseguenza scrivo la storia e poi mi trovo a tagliare e tagliare, ma a quel punto la narrazione non fila più come prima.
Fatto rimane che i concorsi letterari sono stimolanti, alcuni hanno dei temi interessanti e anche simpatici e ce ne sono veramente tanti in giro. Vi consiglio di diffidate da quelli a pagamento o per lo meno assicuratevi che la somma da pagate, per partecipare, sia GIUSTIFICATA nel regolamento. 
A chi si approccia per la prima volta a questo mondo e vuole mettersi in gioco, vi consiglio di puntare su concorsi NON a pagamento. Fate attenzione al regolamento, a volte anche solo da come è scritto si può capire la serietà del concorso. 
Voi cosa ne pensate?  🙂 
Riuscite a dedicarvi alla vostra opera e a partecipare anche ai concorsi? 🙂

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Troppo corto – Troppo lungo

p.s. Finalmente sono riuscita a postare oggi. Chiedo venia per questo periodo, ma è una corsa contro il tempo per la preparazione della tesi, quindi non so se riuscirò a mantenere il ritmo di un post a settimana. Scusate ç_ç

Stefania

Troppo corto – Troppo lungo

Eccoci con il primo post del 2014 🙂

Uno dei tanti problemi per uno scrittore è la lunghezza del  lavoro, ma per discuterne meglio dobbiamo parlare di due categorie:

1- racconti
2- romanzi
Racconti:
Apprezzo molto i racconti lunghi, anche se spesso si trovano in quel limbo editoriale in cui non si sa se definirli racconti lunghi o romanzi brevi. Proprio per questo motivo potrebbero creare problemi per la pubblicazione, nel caso in cui l’autore si affidi a una CE perchè se è troppo corto bisogna vedere se la casa editrice è interessata alla pubblicazione di racconti o di raccolte di racconti (e non tutte lo fanno). Le cose sono due: o inviate una e-mail di informazione dicendo che siete interessati a spedire un lavoro di tot caratteri (si considerano con gli spazi inclusi) oppure inviate direttamente il manoscritto. In genere non c’è una regola che definisce fino a quante battute si può considerare romanzo breve o racconto lungo un’opera, a volte dipende proprio dalla politica della casa editrice.
Romanzi:
Poi ci sono quei lavori in cui non è più lo scrittore a guidare la storia, ma sono i personaggi a guidare lo scrittore e così ci troviamo un mattone di 500 pagine di word. Anche quando si fa un lavoro troppo lungo non è di facile pubblicazione per un esordiente perchè la casa editrice farebbe un grosso investimento sul manoscritto (ovviamente si parla sempre di CE non a pagamento). In questo caso consiglierei o di cercare di stringere la storia, oppure di provare a dividerla in due o più volumi. Nel caso in cui vi riesce difficile mutare un lavoro già finito,  provate a inviarlo e incrociate le dita 🙂

Cercate di capire fin dall’inizio quanto lunga potrebbe uscire la storia e decidere sul da farsi, ad esempio, ultimamente sto lavorando a un romanzo, ma la storia è piena di intrecci e già so che ne uscirebbe un lavoro ben consistente per questo mi son data un termine di due libri :).
Ovviamente questi dilemmi non si pongono nel caso siete orientati al Self-Publishing 🙂

Avete avuto problemi del  genere :)? Come avete risolto alla fine?

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Stefania

Il blocco dello scrittore

Cosa che capita a tutti gli scrittori, che è peggio di quando non c’è la voglia di scrivere, è il  famoso blocco!
In genere arriva dopo un periodo fruttuoso di scrittura, caso mai siamo arrivati a metà romanzo o peggio, quasi alla fine, o altre volte iniziamo il lavoro, ma già dai primi capitoli c’è qualcosa che non ci convince.
E’ una delle cose peggiori proprio perchè capita nei periodi in cui si ha voglia di scrivere, ma tutto ad un tratto “bang”! Il vuoto più totale.
Ognuno affronta questo momento in modo diverso e così abbiamo:
– Lo scrittore ostinato: è quella categoria di persone che si mettono o davanti al pc o davanti un foglio di carta e non si scollano dalla scrivania fin quando non trovano il modo di sbloccarsi.
– Lo scrittore sognatore: si immagina di entrare nella sua storia e di prendere a schiaffi ogni singolo personaggio. Dialoga con loro e attua una strategia di azione per andare avanti.
– Lo scrittore inciucione (pettegolo): prende di mira amici o cugini o parenti e discutono sulla situazione dei singoli personaggi come se fossero veri.
– Lo scrittore in cerca di ispirazione: legge libri, guarda film o sente musica nella speranza di trovare un qualcosa che lo ispiri e che lo sblocchi.
– Lo scrittore goloso: per il nervoso si lancia sul barattolo di nutella, sui dolciumi o sul salato.
– Lo scrittore pacato: non fa niente per trovare una soluzione. Vive tranquillamente la sua vita cercando di non pensare al racconto. La sua filosofia: “l’idea arriverà al momento giusto”.

Io mi trovo tra la categoria scrittore inciucione (metto in croce mia sorella XD) e  lo scrittore pacato.
Voi in che categoria vi trovate? Oppure vi approcciato al blocco dello scrittore in altro modo facendomi scoprire un’altra categoria? 🙂

Stefania

Ho finito di scrivere il mio racconto/romanzo e ora?

Finiamo di scrivere il nostro lavoro e siamo pronti a inviarlo alle case editrici, anzi ci siamo già segnati una ventina e più di nomi di papabili CE da inviare il manoscritto sia per via cartacea che per e.mail.
Quando stiamo per compiere questo passo siamo tutti esaltati e pieni di speranze, ma alt!

Dobbiamo tutelarci perchè fidarci è bene, non fidarci è meglio.
Un  editore, una persona a noi vicina, qualsiasi individuo può appropriarsi della nostra opera e spacciarla per sua.
Quindi dopo aver fatto l’autocorrezione e prima di far sballottolare il manoscritto tra CE o agenzie letterarie varie, dobbiamo certificare che l’opera è farina del nostro sacco. Come?
Due sono i modi:
1- iscrivere l’opera alla Siae
Qui sono le noti dolenti perchè oltre la seccatura burocratica tra le scartoffie c’è una sommetta non indifferente da pagare. Tariffe per la deposizione delle opere.
2- (metodo che uso) autoinviarsi per raccomandata l’opera.
Metodo semplice, facile, veloce ed economico per assicurarsi  i diritti del nostro lavoro. Una volta arrivato il pacco lo dovrete custodire gelosamente, insieme alla ricevuta ovviamente, nel vostro cassetto. E lì deve rimanere senza aprirlo.
Voi come vi comportate in merito? Ci sono altri metodi che usate? 🙂

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Stefania

Il Self Publishing

Nuova realtà, già da qualche annetto, è quella dei Self Publishing.
Non sono molto esperta nel campo, ma vorrei discuterne con voi.
Ci sono scrittori che non prendono in considerazione le case editrici o le agenzie letterarie, o semplicemente hanno mandato il loro lavoro in giro senza alcun risultato e quindi utilizzano questo “canale” per l’autopubblicazione.  Anche qui ci sono, come per ogni cosa, i pro e i contro.
Partiamo dai pro:
1- l’opera è completamente dello scrittore, non c’è un rapporto autore-libro-editore ecc.
2- c’è la piena autonomia creativa e produttiva.
3- gestiamo noi stessi la promozione, la divulgazione e la valorizzazione del nostro lavoro.

4- il prezzo lo scegliamo noi e conviene anche dal punto di vista del guadagno.

Secondo me, o almeno è il ragionamento che faccio per quanto mi riguarda, non credo che il self publishing faccia al caso di tutti perchè dobbiamo decidere se fare l’imprenditore di noi stessi o lo scrittore.

Mi spiego meglio.

Dal momento che non abbiamo dietro una casa editrice con un’azione di marketing (e poniamo il caso che sia una CE che lavora bene e che fa quello che deve fare per lo scrittore) dobbiamo organizzare stesso noi un lavoro di pubblicità, presentazioni, eventi ecc. per far conoscere a più persone possibili il prodotto. Ciò determina un gran lavoro e soprattutto molto tempo, considerando anche il fatto che è raro che qualcuno faccia solo questo per vivere quindi abbiamo il nostro impiego, i nostri impegni ecc. A questo punto è ovvio che il tempo che potremo usare per la produzione di qualche altro lavoro, e quindi dedicarci alla nostra passione, viene sottratto, giustamente, dal piano di divulgazione dell’opera che abbiamo pubblicato.
Concezione totalmente diversa se, ad esempio, avete un blog con un grosso seguito o  un canale youtube con molti iscritti, avete un “nome” ecc. se decidete per il self publishing il ragionamento è diverso perchè la divulgazione è molto più semplice, arriva prima al pubblico che vi segue e conviene rispetto ad un contratto con una CE per i pro che ho elencato prima.
Parliamoci chiaro non è tanto difficile pubblicare un libro perchè o per via di case editrici o per l’autopubblicazione uno lo fa tranquillamente, il problema è far conoscere il lavoro e fare in modo (grazie anche a una buona percentuale di fortuna) che funzioni.

Come ho detto prima non ho esperienze nel self publishing, ho esposto semplicemente il ragionamento che faccio nel mio caso: non ho una grande cerchia di conoscenze, non ho neanche il giusto tempo da spendere per la divulgazione dell’opera e mi dispiacerebbe tantissimo arronzare il tutto e non trovare neanche il tempo per la mia passione. Il mio lavoro sta gironzolando da una CE all’altra da poco più di un annetto e mezzo e a dicembre ho la scadenza dell’ultimo gruppo di case editrici, se non mi arriva alcuna risposta credo che questo lavoro lo terrò da parte e inizierò a inviare il secondo tesorino che è ancora in fase di correzione.

Voi cosa  pensate a proposito? Qual è la vostra esperienza?  🙂

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Stefania 

La scelta della casa editrice!

Quattro anni fa, più o meno, avevo scritto un romanzo fantasy con una mia amica. Esaltate dal risultato, avevamo pensa di pubblicarlo e così, dopo varie correzioni, mi misi davanti al computer, digitai sul motore di ricerca “case editrici fantasy” ed ecco apparirmi una lista di nomi, pochi familiari e molti sconosciuti.

Era la prima volta che mi approcciavo a questo mondo e quindi presi i dieci nomi che mi ispiravano fiducia e professionalità, in base anche al loro sito internet, e inviai il tutto.
Morale della favola: una aveva accettato di pubblicarlo, ma solo per e.book (noi volevamo puntare alla versione cartacea quindi rifiutammo), una casa editrice (di cui non faccio il nome) mi rispose il giorno dopo aver inviato il materiale, e la cosa già mi puzzava, reputando l’opera idonea.
Udite, udite, quando mi arriva la documentazione mi si presenta un bel contratto a pagamento con delle clausole assurde, ovviamente quasi tutte a discapito dello scrittore.

Ovviamente rifiutammo. Da quel momento in poi ho deciso di conoscere meglio questo mondo che ha mille e mille sfaccettature. Quindi, consiglio a tutti coloro che per la prima volta si cimentano nella scelta della casa editrice:
1- decidere se si è disposti a pagare qualcosa per la pubblicazione oppure dirigersi direttamente verso le case editrici free
2- vedere se la CE in questione accetta il genere del nostro manoscritto (fantasy, giallo, noir ecc.)
N.B. se si tratta di un racconto, di una raccolta di racconti o di una saga consiglio sempre di mandare prima l’e.mail per sapere se sono interessati, non tutti accettano queste tipologie soprattutto da un esordiente.
3- sul sito della CE farsi un’idea di chi sono (se una casa editrice piccola, grande, media, che tipo di politica hanno ecc.) vedere il tipo di distribuzione (nazionale, se solo per chi fa richiesta dei loro libri ecc.)
4- se avete la possibilità di parlare o conoscete qualcuno che ha pubblicato con la suddetta meglio ancora
5-a questo punto, avete una ventina di nomi a disposizione? Bene. Consiglio personale, partite dalle case editrici più grandi (ce ne sono anche di free) che in genere hanno un tempo di risposta che va dai 7-8 mesi. Una volta scaduto il termine, e ammetto che è snervante la cosa, non avete avuto risposta? Partire con l’invio alle case editrici medie e così via.

Ho intenzione di fare delle mini interviste ad alcune case editrici, in modo da agevolare gli scrittori che iniziano ad affacciarsi a questo mondo pieno di sfaccettature. Spero che questo post possa essere utile e sono graditi consigli di chi è più esperto di me 🙂

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Stefania