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I gatti non ridono di Kosuke Mukai | Recensione

I gatti non ridono di Kosuke Mukai | Recensione

Lo sceneggiatore alcolizzato Hayakawa ha ormai perso ogni ispirazione e trascina le sue giornate tra la casa e il bar in cui lavora la sua pseudo-ragazza. Ma questa routine è improvvisamente interrotta dalla telefonata della sua ex, Renko, regista di successo con cui anni addietro ha condiviso casa e lavoro, che gli chiede di andare a trovarla per dare un ultimo saluto a Son, il loro vecchio gatto, ormai prossimo a lasciare questo mondo. Nonostante Renko sia ora sposata con Miyata, e che questi mal sopporti il ritorno di Hayakawa nella vita della moglie, quest’ultimo si offre di aiutarli nel badare a Son, nella loro casa, affinché non resti mai da solo. Tra tuffi nel passato, considerazioni sulla propria vita e sulle scelte fatte o meno, questo rapporto a tre più l’amato gatto segnerà e cambierà le esistenze di tutti.

Autore orientale più gatto, per me è la combo perfetta!

Mi sono avvicinata a questo titolo un po’ “in punta di piedi”, non sapendo esattamente cosa aspettarmi.

Hayakawa è uno sceneggiatore insoddisfatto della sua vita che ha seri problemi con l’alcol. Un giorno viene contattato dalla sua ex fidanzata Renko, la quale lo informa che manca poco da vivere al loro gatto Son e quindi lo invita a casa per un ultimo saluto. Anche se un po’ restio, Hayakawa va a casa di Renko, dove vive con suo marito Miyata, e tra una parola e un’altra deciderà di fare assistenza al gatto quando i due coniugi non sono a casa, fino all’ultimo respiro di Son.

Partiamo con il dire che il protagonista non è il gatto, esso è il legame che determina alcune dinamiche, ma la storia parla principalmente di Hayakawa.

Il punto di connessione della storia è proprio Son, il gatto che è entrato un po’ per caso e un po’ prepotente nelle vite di Hayakawa e di Renko quando stavano insieme. Il felino si lega fin da subito alla ragazza e per questo motivo, nel momento della rottura con Hayakawa, Renko decide di portarlo via con sé.

In un’alternanza tra presente e passato, l’autore racconta la storia di Hayakawa.
Nelle scene passate il lettore scopre la storia della coppia protagonista, del loro rapporto, dei loro sogni, delle loro ambizioni, e anche dei momenti di crisi. Nel tempo presente Hayakawa dovrà vedersela con il taciturno e freddo Miyata, il quale, giustamente, non è molto felice di avere sempre in casa l’ex fidanzato di sua moglie.

Da amante dei gatti mi sono subito affezionata a Son, il quale è molto realistico, spesso nei suoi comportamenti ci ho rivisto quelli dei miei gatti. Per quanto riguarda i tre personaggi principali sono caratterizzati molto bene. Hayakawa si troverà a confrontarsi soprattutto con se stesso, cercando di riprendere in mano la sua vita, Renko è una donna che ha avuto alti e bassi e il suo porto sicuro è sempre stato Son. Mi è piaciuto anche molto il silenzioso e apparentemente freddo Miyata.

Ho apprezzato molto la descrizione del rapporto tra Renko e Son, quel rapporto quasi simbiotico che si instaura tra un animale e il proprio padrone.

I gatti non ridono è una storia delicata, dal tono dolce, che parla di vita, dell’amore tra un umano e il proprio animale, dei rapporti e della ricerca di se stessi con quel velo di malinconia tipico della narrazione giapponese.

Stefania Siano

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