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L’orso e l’usignolo di Arden | Recensione

L’orso e l’usignolo di Arden | Recensione

L’orso e l’usignolo

Katherine Arden

In uno sperduto villaggio ai confini della tundra russa, l’inverno dura la maggior parte dell’anno e i cumuli di neve crescono più alti delle case. Ma a Vasilisa e ai suoi fratelli Kolja e Alëša tutto questo piace, perché adorano stare riuniti accanto al fuoco ascoltando le fiabe della balia Dunja. Vasja ama soprattutto la storia del re dell’inverno, il demone dagli occhi blu che tutti temono ma che a lei non fa alcuna paura. Vasilisa, infatti, non è una bambina come le altre, può “vedere” e comunicare con gli spiriti della casa e della natura. Il suo, però, è un dono pericoloso che si guarda bene dal rivelare, finché la sua matrigna e un prete da poco giunto nel villaggio, proibendo i culti tradizionali, compromettono gli equilibri dell’intera comunità: le colture non danno più frutti, il freddo si fa insopportabile, le persone vengono attaccate da strane creature e la vita di tutti è in pericolo. Vasilisa è l’unica che può salvare il villaggio dal Male, ma per farlo deve entrare nel mondo degli antichi racconti, inoltrarsi nel bosco e affrontare la più grande minaccia di sempre: l’Orso, lo spaventoso dio che si nutre della paura degli uomini.

Vasilisa Petrovna era una bambina brutta: secca come una canna con le dita delle mani lunghe e affusolate e i piedi grandissimi. Gli occhi e la bocca erano sproporzionati rispetto al resto del corpo. Ol’ga la chiamava ‘rana’, e non le dava mai retta. Ma gli occhi avevano il colore della foresta durante una tempesta d’estate, e la grande bocca era adorabile. Sapeva essere sensibile quando voleva, e intelligente, a tal punto che i suoi familiari restavano sbigottiti ogni qualvolta dimenticava il buonsenso ed escogitava l’ennesima trovata folle. 

Una storia avventurosa e avvincente che mi ha preso fin dalle prime pagine. 

L’orso e l’usignolo è il primo volume di una trilogia fantasy, ambientato in una Russia medievale, in un villaggio situato ai confini della tundra. Vasja è una bambina che cresce circondata da tanto affetto, dai suoi fratelli, da un padre amorevole e vive immersa nella vegetazione che sa di magia e fiaba. La nostra protagonista è diversa da tutti gli altri perché fin da piccola riesce a vedere gli spiriti che la circondano, alcuni di questi sono buoni, altri sono dispettosi e altri cattivi, ma il peggiore di essi sta per arrivare, portando morte e paura ovunque.

La storia è molto più articolata di quello che sembra e possiamo dividerla in due parti. Nella prima vengono messe le basi di alcune dinamiche politiche riguardo al successore del Gran Principe di Mosca, in questi intrecci si insinua anche il potere religioso che ovviamente tende a portare l’acqua al suo mulino. Questo aspetto, che ho trovato molto interessante, viene appena accennato, immagino che si svilupperà meglio nel secondo volume. Nella seconda parte il romanzo si concentra più su Vasja, ormai ragazzina sempre più consapevole delle sue capacità e pronta a difendere le persone che ama. 

Vasja viene descritta non come la tipica ragazza bella (particolare che ho apprezzato dato che in questi libri sono tutte bellissime), ma selvaggia, genuina, gentile e intelligente. Una protagonista che non accetta le etichette e si butta nelle situazioni per raggiungere il suo obiettivo. Una figura femminile forte e determinata che, soprattutto, rimane coerente con se stessa dall’inizio alla fine. 

I personaggi che realizza Arden sono ben caratterizzati e sfaccettati. Ho apprezzato molto Padre Konstantin, un uomo dedito alla fede che spesso sfiora la follia e l’egocentrismo, ho adorato la dolcezza di Petr, il padre della protagonista, la tenera balia Dunja e molti altri. 

Personalmente ho trovato un po’ lenta la parte finale, ma nel complesso il libro ha un buon ritmo che intrattiene fino alla fine della storia. 

L’orso e l’usignolo è un romanzo che parla di libertà e di determinazione in un’ambientazione affascinante con dei tocchi di magia e di fiabe russe. 

Stefania Siano

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