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Recensione: Il grande Gatsby di Fitzgerald

Recensione: Il grande Gatsby di Fitzgerald

Il grande Gatsby

Francis Scott Fitzgerald

Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell’estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi freneticamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino colpisce Nick in modo particolare: si tratta del misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e in un amore insensato per la cugina di Nick, Daisy… Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità.

 

 


Nelle notti estive mi giungeva la musica dalla casa del mio vicino. Nei suoi giardini azzurri uomini e donne andavano e venivano come falene fra bisbigli e champagne e stelle. Durante l’alta marea del pomerggio guardavo i suoi ospiti tuffarsi dal trampolino o prendere il sole sulla sabbia calda della spiaggia privata, mentre i suoi due motoscafi fendevano le acque dello stretto, rumorchiando acquaplani tra cascate di spuma. 

Magico, straziante e crudele. 

Il Grande Gatsby è un romanzo che tratta di vari temi, ma quelli che risaltano maggiormente sono la speranza e la solitudine.

La speranza di Gatsby è non solo quella di realizzare i suoi sogni, ma soprattutto quella di conquistare e avere al suo fianco Daisy. Nonostante il protagonista abbia tutto dalla vita, sia famoso, ricco e sia sempre circondato da persone è in realtà solo, nessuno sa chi sia, nessuno conosce realmente il proprietario della grande dimora dove si svolgo stravanti e lussuose feste.

Una solitudine che è presente fin dall’inizio del libro e che diventa una situazione opprimente alla fine.

Lo stile di Fitzgerald è meravigliosio, con poche parole descrive in modo originale e sublime i personaggi e le ambientazioni non risultando mai prolisso o noioso. Immerge il lettore nei fastatici anni venti con musica jazz, champagne e balli.

Che dire dei personaggi?
Ho amato alla follia Gatsby, ormai è diventato il mio uomo letterario ideale: enigmatico e affasciante, ma la cosa che mi ha più conquistata è il suo atteggiamento che cambia da “uomo di mondo” a “uomo insicuro e timido” quando incontra di nuovo Daisy dopo cinque anni.
La scena in cui i due si incontrano, grazie all’aiuto di Nick, per me è una delle più belle del mondo dei classici.

Daisy è un personaggio che cammina sul filo del rassoio. Il lettore non riesce a capire fino in fondo quanto sia ingenua o quanto voglia far credere di esserlo. Una persona molto instabile emotivamente, capace di distruggere il mondo di chi la circonda.

Nick è una figura che rimane un po’ in disparte, anche se il lettore scopre la storia attraverso il suo punto di vista, ma il protagonista rimane Gatsby fino alla fine.

Una storia enigmatica e accativante dalla trama ben organizzata e con personaggi caratterizzati alla perfezione. 

Il miglior classico che abbia letto fin ora. 

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Stefania Siano

2 pensieri su “Recensione: Il grande Gatsby di Fitzgerald

Angelica Elisa MoranelliPubblicato in data5:31 pm - Giu 22, 2017

Quando ripenso a quella scena e a quel finale, mi vengono sempre le lacrime agli occhi. É uno dei miei tre libri preferiti di sempre (L’urlo e il furore di Faulkner e Chiedi alla polvere di John Fante sono gli altri due). Ma il finale, questo finale, è il mio preferito in assoluto. Perfezione, nient’altro da aggiungere.

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