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Assedio e tempesta. GrishaVerse di Bardugo | Recensione

Assedio e tempesta. GrishaVerse di Bardugo | Recensione

“Non sarà sempre così” dissi a me stessa. “Più tempo passerai da libera, più diventerà facile.” Un giorno mi sarei svegliata da un sonno senza incubi, avrei camminato per strada senza timore. Fino a quel momento, mi tenevo stretta il mio pugnale sottile, desiderando sentire il peso sicuro dell’acciaio Grisha nella mano. Ricercata per tutto il Mare Vero, perseguitata dal senso di colpa per le vite spezzate a causa sua nella Faglia d’Ombra, Alina, la potente Evocaluce, sta cercando di ricostruirsi una vita con Mal in una terra dove nessuno è a conoscenza della sua vera identità. Tuttavia, questo dovrebbe averlo imparato, non si può sfuggire al proprio passato. Né, soprattutto, ci si può sottrarre per sempre al proprio destino. L’Oscuro infatti, che non solo è sopravvissuto alla Faglia d’Ombra ma ha acquisito anche un terrificante nuovo potere, è più determinato che mai a reclamare per sé il controllo della Grisha ribelle e a usarla per impossessarsi del trono di Ravka. Non sapendo a chi altri rivolgersi, Alina accetta l’aiuto di un alleato imprevedibile. Insieme a lui e a Mal combatterà per difendere il suo paese che, in balia della Faglia d’Ombra, di un re debole e di tiranni rapaci, sta andando rapidamente in pezzi. Per riuscirci, però, l’Evocaluce dovrà scegliere tra l’esercizio del potere e l’amore che pensava sarebbe stato sempre il suo porto sicuro. Solo lei infatti può affrontare l’imminente tempesta che sta per abbattersi su Ravka e nessuna vittoria può essere guadagnata senza sacrificio. Finché l’Oscuro vivrà – questo Alina lo sa bene – non esisterà libertà per il suo paese. Né per lei. Forse, dopo tanti tentennamenti, è infine giunto il momento di smettere di scappare e di avere paura. Costi quel che costi.

Eccomi a parlare del secondo volume della serie Grishaverse.
Non dirò molto sulla trama perché non amo fare spoiler, ma posso dire che il tutto riparte esattamente dove termina Tenebre e Ossa. 

Mal e Alina sono in fuga, ma l’Oscuro è dietro l’angolo pronto a entrare in azione per riprendersi la nostra protagonista. L’ambientazione che crea la Bardugo è affascinante e ben costruita, in poche righe riesce a rendere l’idea non solo del luogo in cui ci troviamo, ma anche del tipo di società. 

Il ritmo di questo secondo volume è un po’ fiacco, ho trovato più azione e interesse nella prima metà del libro, soprattutto con l’introduzione di nuovi personaggi interessanti. Essendo il secondo capitolo della trilogia, immagino che sia normale che questo sia un volume di “preparazione” al libro conclusivo. 

Ma parliamo della protagonista che, a parer mio, è la “pecca” della storia. Alina è un personaggio che nel primo volume non mi aveva particolarmente conquistata, e in questo secondo capitolo si è accentuato di più il mio pensiero negativo su questa figura. Parliamo di una ragazza che è insicura di sé, che non ha autostima, e all’improvviso si trova tra le mani un grande potere. Da qui partono i problemi perché la protagonista non fa altro che contraddirsi nelle sue scelte, (prima vuole una cosa, poi non la vuole più, è convinta di un percorso, poi vuole cambiarlo), e da questo suo essere ambiguo non fa altro che prevalere anche una parte che trovo infantile. Che il concetto della Bardugo sia “il potere dà alla testa?”, può essere, ma rimane il fatto che purtroppo questo personaggio non ha fatto altro che irritarmi per tutta la storia. 

Ma parliamo della perla di questo romanzo: Nikolai. Un personaggio dalla caratterizzazione originale e che riesce a dare un po’ di brio alla trama. Intelligente, sfacciato e simpatico, questa figura è riuscita a strapparmi più volte un sorriso per la sua irriverenza. Per gli amanti de L’Oscuro vi avviso che qui non compare molto, ma si scopre qualcosa di più su Ilya Morozova.

Nel complesso trovo che la serie Grishaverse non sia il fantasy dell’anno, almeno fino a questo secondo volume, ma è sicuramente una storia di intrattenimento che fa il suo lavoro, merita sicuramente per l’ambientazione e lo stile di scrittura dell’autrice che è fluido e immediato. 

Personalmente trovo che la serie Sei di Corvi sia nettamente migliore sia a livello di trama e soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi che risultato, a parer mio, più realistici e originali. 

Stefania Siano

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