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Hunger games. L’alba sulla mietitura di S. Collins

All’alba dei cinquantesimi Hunger Games, i distretti di Panem sono in preda al panico. Quest’anno, infatti, per l’Edizione della Memoria, verrà sottratto alle famiglie un numero doppio di tributi rispetto al solito. Intanto, nel Distretto 12, Haymitch Abernathy cerca di non pensarci troppo, l’unica cosa che gli interessa è arrivare vivo a fine giornata e stare con la ragazza che ama. Quando viene chiamato il suo nome, però, il ragazzo vede infrangersi tutti i suoi sogni. Strappato alla sua famiglia e ai suoi affetti, viene portato a Capitol City con gli altri tre tributi del Distretto 12: una ragazza che per lui è quasi una sorella, un esperto in scommesse e la ragazza più presuntuosa della città. Non appena gli Hunger Games hanno inizio, Haymitch comprende che tutto è stato predisposto per farlo fallire. Eppure qualcosa in lui preme per combattere… e far sì che la lotta si estenda ben oltre l’arena.

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Può un libro prequel superare la trilogia principale? Per me, sì.

Parlo da amante della trilogia Hunger Games ed essendo Haymitch un personaggio interessante, ma poco approfondito nella serie, attendevo con ansia il libro dei suoi giochi. Avevo alte aspettative? Sì, e sono state superate.

L’autrice fa un lavoro impeccabile, tutto si incastra perfettamente tra il libro precedente di Snow e la trilogia. Ma non solo, ho notato una cattiveria ben più marcata nei colpi di scena e il tutto non fa che enfatizzare e amplificare l’emotività. La penna della Collins è scorrevole e incisiva, la trama fila perfettamente, anche ogni scambio di battuta è pensato, nulla è lasciato al caso perché questi sono gli Hunger Games.

Ho amato la caratterizzazione di Haymitch, un ragazzino irriverente, sbruffone, che ama l’ozio, la sua famiglia e soprattutto la sua ragazza Lenor. Gli echi della rivolta iniziano a trapelare già da questo volume e per quanto Haymitch provi a mettercela tutta, il suo percorso contro Capitol lo porterà alla distruzione. La crudeltà dei giochi, la cattiveria di Snow, non lasciano spazio alla speranza eppure, al termine della lettura, il lettore scopre che sì, nella trilogia principale Katniss è la fiamma della rivolta, ma Haymitch è la scintilla. 

In questo volume compaiono tanti personaggi che si ritrovano nella trilogia, di questi non dirò nulla per non fare spoiler, ma vi assicuro che leggendo alcuni nomi proverete una stretta al cuore.

L’autrice racconta di giochi particolarmente cruenti, i tributi vengono trattati peggio delle bestie, la dissolutezza di Capitol regna sovrana, è tutto più brutale, estremo ed enfatizzato rispetto alla trilogia, probabilmente perché al periodo di Haymitch il sistema era ancora in fase di evoluzione. Conosciamo bene anche i tributi del distretto 12 che accompagneranno il nostro protagonista nella sua avventura, ognuno caratterizzato in modo perfetto, anche se avrei preferito leggere qualcosa in più su altri personaggi dei distretti.

L’alba sulla mietitura non è solo un prequel che aggiunge e completa la grande storia dei giochi, ma è un volume intenso, emotivo, brutale, terribilmente struggente che vi incollerà alla lettura dalla prima all’ultima pagina e non vi farà uscire emotivamente indenni. 

Il cavaliere d’inverno di Paullina Simons

Leningrado, 1941. In una tranquilla sera d’estate Tatiana e Dasha, sorelle ma soprattutto grandi amiche, si stanno confidando i segreti del cuore, quando alla radio il generale Molotov annuncia che la Germania ha invaso la Russia. Uscita per fare scorta di cibo, Tatiana incontra Alexander, un giovane ufficiale dell’Armata Rossa che parla russo con un lieve accento. Tra loro scatta suvbito un’attrazione reciproca e irresistibile. Ma è un amore impossibile, che potrebbe distruggerli entrambi. Mentre un implacabile inverno e l’assedio nazista stringono la città in una morsa, riducendola allo stremo, Tatiana e Alexander trarranno la forza per affrontare mille avversità e sacrifici proprio dal legame segreto che li unisce.

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Il 22 giugno del 1941 inizia il conflitto tra Germania e Unione Sovietica.
Il 22 giugno del 1941 una ragazza alla fermata dell’autobus incrocia lo sguardo con un soldato. 

Proprio così parte la bellissima storia d’amore tra Alexander e Tatiana, in un susseguirsi di peripezie e imprevisti dovuti non solo alla guerra, che è un elemento vivido e presente nel romanzo, ma anche alle persone che circondano i due protagonisti.

Tatiana è una ragazzina di diciassette anni molto ingenua, forse anche troppo, ma questo suo aspetto è in linea dato il contesto storico e culturale in cui ci troviamo, e forse l’autrice ha proprio voluto marcare questa sua ingenuità per far risaltare il percorso di crescita e di maturazione che affronta la protagonista. Alexander è un soldato con un passato molto particolare che tiene ben nascosto, eppure quando inizia a frequentare Tatiana gli esce naturale aprirsi alla ragazza e tra i due si instaura un rapporto sempre più stretto e viscerale.

L’autrice fa un ottimo lavoro sulla caratterizzazione dei protagonisti e su gran parte dei personaggi, anche quelli più meschini non si riesce a odiarli completamente proprio perché gli stenti della guerra, la paura, la fame, la disperazione, la voglia di una vita migliore, portano l’animo umano a compiere gesti eticamente non corretti.

Ho amato la scrittura scorrevole, l’ambientazione che mano mano si fa sempre più cupa e claustrofobica per i bombardamenti. Il libro ha quasi 700 pagine, ma per come l’autrice gestisce la situazione della guerra e la storia d’amore, rende il tutto scorrevole, dando al lettore un’esperienza di lettura fatta di emozioni forti e contrastanti. Io stessa mi sono trovata a ridere, ad arrabbiarmi, a piangere, a sperare proprio come i protagonisti.

Paullina Simons descrive gli orrori della guerra, non solo da un punto di vista fisico e pratico, ma anche morale. Non sono di mio una persona particolarmente romantica, eppure non ho potuto fare a meno di appassionarmi a questa storia d’amore che ha un qualcosa di “fiabesco”, anche se pone le radici su uno spaccato storico infelice.

Una lettura che mi ha incollata alle pagine dalla prima all’ultima parola, mi ha cullata, emozionata e commossa con una storia d’amore struggente e avvincente, non vedo l’ora di leggere il secondo capitolo di questa trilogia.

Lady MacBeth di Isabelle Schuler

Scozia, intorno all’anno Mille. Durante la celebrazione di Imbolc, le donne cantano invocando la dea Brighde, mentre il vento ne trasporta le voci che riecheggiano sull’acqua scura. Gruoch osserva le loro danze sfrenate rabbrividendo, ma lei è troppo giovane per prendere parte al rito. È proprio in quel momento che la nonna le svela la profezia che cambierà la sua intera esistenza. Un giorno diventerà regina di Alba e potrà reclamare le terre dei suoi antenati. Come sua nonna e sua madre, Gruoch appartiene a una lunga stirpe di druidi, ma i tempi non sono più quelli in cui i Pitti regnavano sulle terre scozzesi, ora re guidati dalla nuova religione hanno preso il potere, spodestando la sua famiglia.

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Un romanzo con una protagonista ambiziosa ed egocentrica, sullo sfondo di guerre e intrighi di corte, pronta a tutto per diventare regina.

Isabelle Schuler narra della crescita e delle macchinazioni di Gruoch per diventare regina. L’autrice racconta di un personaggio storico realmente esistito e da cui ha preso ispirazione Shakespeare per la sua tragedia.

Sullo sfondo della Scozia dell’anno Mille, tra pagani e cristiani, si dipanano i conflitti dei nobili per conquistare la corona. Gruoch è una ragazzina vivace e ambiziosa, sa bene che in quanto donna non può aspirare al potere ed è proprio per questo che avvierà una serie di macchinazioni per essere libera e conquistare il potere attraverso un uomo, ma non uno qualsiasi, al futuro re.

Con uno stile scorrevole e avvincente, Schuler  racconta di una protagonista scomoda, che non strizza l’occhio al lettore. Gruoch è una ragazza forte, ambiziosa, egocentrica, non segue una morale, ma solo il suo desiderio che diventa un’ossessione. Al limite della follia, la ragazza si trova a cambiare spesso le carte in tavola, la sua posizione viene spesso messa in pericolo dagli uomini, in una società in cui la donna è vista solo come un oggetto e un elemento per gli accordi matrimoniali. Gruoch non vuole essere un elemento passivo, lotta con le unghie e con i denti per elevare la sua posizione e salvare la sua vita a discapito degli altri. Schuler con i pochi elementi storici, regala al lettore una narrazione dinamica, dando tridimensionalità e una base alla tanto conosciuta Lady MacBeth.

All’inizio mi aspettavo di avere più un focus su Lady MacBeth, ovvero quando Gruoch sposa MacBeth e parte la tragedia di Shakespeare che tutti conosciamo, ma l’autrice invece si concentra sul prima, sul percorso e sull’evoluzione di Gruoch. Tutte le relazioni che allaccia passano in secondo piano perché l’obiettivo principale della protagonista è diventare “immortale” come le aveva predetto sua nonna, per cui anche il rapporto con lo stesso MacBeth viene trattato, ma non è sullo stesso piano di importanza della storia.

Un romanzo breve che intrattiene e coinvolge, lo consiglio soprattutto se amate la tragedia di Shakespeare.

The girl with no reflection. L’inganno dello specchio di Keshe Chow

C’era una volta la principessa Ying Yue, che credeva nell’amore. Ma quando viene scelta per sposare il principe ereditario, i suoi sogni vanno in frantumi. Il futuro marito Zhang Lin è freddo e indifferente, e la confina nelle sue stanze senza spiegazioni. E a palazzo si sussurra delle sette spose reali che, dopo le nozze, sono scomparse nel nulla. Abbandonata nei suoi appartamenti con la sola compagnia del suo riflesso, Ying comincia a vedere strane cose negli specchi. Finché, alla vigilia del suo matrimonio, viene trascinata in un altro mondo, al di là dei vetri, dove i riflessi degli esseri umani conducono vite autonome. Qui il principe ereditario è gentile e compassionevole, del tutto diverso dalla sua controparte reale: come non amarlo? Ma ben presto Ying scopre che i due mondi hanno alle spalle una lunga storia intrisa di sangue e che lei stessa ha un ruolo ben preciso da svolgere in entrambi. Sempre però che non sia troppo tardi, come invece è stato per tutte quelle che l’hanno preceduta…

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Un fantasy orientale che sarà apprezzato da chi ama i drama cinesi! 

Ci troviamo nella Cina antica, Ying è una ragazza che crede nell’amore e non vuole unirsi allo scontroso e freddo principe ereditario, così un giorno si trova a parlare con il suo stesso riflesso, scoprendo l’esistenza del mondo oltre lo specchio. Per una serie di dinamiche Ying si troverà a passare del tempo in questo mondo parallelo al suo e scoprirà il riflesso del principe Zhang Lin che è completamente diverso dal vero principe ereditario.

The girl with no reflection è un fantasy di sfondo orientale che racchiude folclore cinese, profezie, inganni, un mistero da risolvere e per gli amanti c’è anche un triangolo amoroso. 

Ying Yue è una ragazza di diciotto anni che viene educata e cresciuta secondo le usanze del periodo (ricordiamoci che tutto è ambientato durante la Cina antica), quindi alcune sue scelte e comportamenti li ho anche giustificati in base al contesto, ma non è una protagonista che mi ha fatto proprio impazzire. La scrittrice si è concentrata più sull’ambientazione e la gestione della trama principale fatta di inganni e profezie, e poco sull’approfondimento della caratterizzazione dei personaggi che ho trovato un po’ piatti.

Punto a favore di questo fantasy, oltre a essere un volume unico, è la storia di base. L’autrice fa un buon lavoro sull’intreccio del mistero da risolvere, sulle profezie, sul deviare i sospetti che può avere il lettore sui vari personaggi. Interessante e originale la storia del mondo dei riflessi, della loro evoluzione e delle dinamiche con il mondo reale. 

La storia è scorrevole e mi ha tenuta incollata alle pagine, insomma intrattiene e fa quello che deve fare, ma credo che la pecca di questo romanzo sia la dinamica romantica che, in funzione alla storia è un elemento importante che va di pari passo, purtroppo l’ho trovata sbrigativa e molto superficiale. Non c’è effettivamente del tempo che va a giustificare i sentimenti dei personaggi, anche perché tutte le dinamiche principali della storia si susseguono anche velocemente, non ci sono stacchi di mesi o settimane, e per questo motivo non ho empatizzato con la storia d’amore.

Nel complesso però è una storia carina, che intrattiene, poteva dare sicuramente di più dal mio punto di vista. Dal punto di vista estetico non ho nulla da dire, l’edizione è bellissima e anche di qualità.

Il velo dipinto di Maugham

È una situazione fra le più classiche. Lei decide di tradire il marito con un uomo che giudica affascinante. La tresca funziona fino al giorno in cui i due clandestini hanno la sensazione che il marito tradito abbia scoperto tutto. È un guaio. Anche perché, messa alle strette, l’adultera confessa. Che fare?

Un romanzo introspettivo che parla di tradimenti e di come sia debole l’animo umano. 

Ambientato nella colonia inglese di Hong Kong negli anni Venti, la bellissima e frivola Kitty vive la sua storia d’amore clandestina con il narcisista e spregiudicato Charlie Townsend, anche lui sposato. Le cose si complicano quando Kitty intuisce che suo marito Walter ha scoperto il tradimento e ciò la conduce in un vortice di disperata follia.

La storia è molto semplice e lineare, l’autore si sofferma sull’introspezione di Kitty, sull’evoluzione del suo animo frivolo per poi portarla a una maturazione finale. Personalmente ho amato il personaggio di Walter, un uomo completamente opposto a Kitty, una persona seria, amante della cultura e del lavoro che non riesce a esprimere a parole le emozioni, eppure è un marito devoto ed estremamente attento alle esigenze di sua moglie. Dall’altra parte abbiamo il borioso, ma anche affascinante Charlie che invece si avvicina con il suo stile di vita e il modo di pensare a Kitty e la ragazza viene attratta proprio da questo. Ma le relazioni umani non sono facili, soprattutto quando si ha un animo debole e frivolo, e quando sopraggiungono i fattori esterni come il colera, la vita umana inizia a prendere anche un valore diverso agli occhi della protagonista. 

Una lettura che mi ha intrattenuto e che consiglio se vi piace il genere 🙂

Il fiume incantato di Rebecca Ross

L’isola di Cadence è un luogo ricco di magia: le notizie vengono diffuse dal vento, gli scialli possono diventare resistenti come armature e ci sono lame che con un piccolo taglio possono instillare una paura profonda. Da tempo immemore, però, il territorio è diviso dal confine dei clan, una lunga catena di rocce che separa l’Est, dominato dai Tamerlaine, dall’Ovest, su cui regnano i Breccan. Sono passati dieci anni da quando Jack Tamerlaine ha lasciato Cadence per approdare sul continente, dove ha dedicato la sua vita allo studio della musica. Ma quando sull’isola le bambine iniziano a scomparire una dopo l’altra, Jack viene richiamato a casa per unirsi alle ricerche. Adaira, l’erede dell’Est, sa che gli spiriti che governano i quattro elementi rispondono solo alle melodie di un bardo e, credendo che siano coinvolti nelle sparizioni, è costretta a chiedere aiuto a Jack. I due non si vedono da quando erano piccoli e non facevano altro che bisticciare, ma ora, loro malgrado, devono collaborare. Canzone dopo canzone, Jack e Adaira imparano a conoscersi come se fosse la prima volta, mentre scoprono che le cause dietro ai dispetti degli spiriti sono più sinistre di quanto immaginassero. Un antico segreto giace sotto la superficie di Cadence, e potrebbe stravolgere il precario equilibrio dell’isola minacciando la sicurezza di tutti gli abitanti.

Assistente cercasi di Maehrer | Recensione

Assistente cercasi: noto criminale di alto rango cerca un assistente leale per compiti d’ufficio non specificati e supporto per spargere caos, terrore e altre cose oscure. Richiesta discrezione. Ottima retribuzione. Con una famiglia da mantenere, avere un buon impiego è per Evie Sage una priorità. E così, quando un incidente con il più famigerato cattivo di Rennedawn si traduce in un’offerta di lavoro, lei accetta. Nessun incarico è perfetto, ovviamente, e lo è ancora meno quando hai una cotta per il tuo capo, un tipo terribile, lunatico ma innegabilmente sexy. Proprio quando si sta abituando ad assistere a scene raccapriccianti, come teste mozzate che pendono dal soffitto e bulbi oculari schiacciati sotto le scarpe, Evie sospetta che una minaccia stia aleggiando sul regno di Rennedawn. Qualcuno che vuole eliminare il Cattivo e il suo nefasto impero. E così Evie non solo deve cercare di resistere al fascino del suo capo, ma deve anche scoprire chi sta sabotando il suo lavoro… per assicurarsi di fargliela pagare.

Una storia che fin dalle prime pagine ti strappa più di un sorrido con scene umoristiche ed esilaranti. 

Assistente cercasi è un fantasy di ambientazione medievale che va a prendere un po’ in giro il cliché della ragazza imbranata e sfortunata che si innamora del cattivo della storia. L’autrice ironizza su questo concetto all’inizio con scene divertenti, ma che ti fanno anche palpitare il cuore, per poi far prendere un proprio corso alla storia verso la fine del libro lasciandoti con un finale aperto (dato che è il primo volume di una trilogia).

Punto di forza del romanzo sono proprio i due protagonisti. Evie è una ragazza dal carattere allegro e vivace, eppure dietro questo atteggiamento positivo e radioso ha un passato e una situazione familiare non facile. Il Cattivo è un personaggio burbero, austero, facilmente irascibile, eppure quando Evie entra nella sua vita capisce che non può fare a meno della sua compagnia.

Una storia piena di momenti di tensione romantica tra i due e scene divertenti. Un romanzo che si legge velocemente con colpi di scena finali e una buona introspezione dei personaggi. Unica “pecca” è che l’autrice non si sofferma molto sulla descrizione del sistema magico, si parla di persone che a un cerco punto risvegliano dei poteri, ma non ci dà qualche spiegazione in più a riguardo e questo mi è un po’ mancato.

A parte questo, è un libro che mi ha completamente conquistata e non vedo l’ora di leggere il seguito!

La mia Ingeborg di Tore Renberg | Recensione

Tollak è un uomo pieno di contraddizioni: testardo e sensibile, rude e orgoglioso. Un uomo impossibile, a detta di molti. Ormai vecchio e solo, barricato nella sua fattoria, non fa che imprecare contro il mondo che da tempo, per lui, ha smesso di avere senso. L’unica persona che lo teneva attaccato alla vita era lei: sua moglie Ingeborg, amatissima, scomparsa da qualche anno. “Tollak di Ingeborg”, lo chiamava la gente del paese. I suoi due figli, ora adulti, hanno abbandonato la valle, teatro di un’infanzia difficile; oggi vivono in città e passano a trovarlo di rado. Soltanto Oddo è rimasto con lui: “Oddoloscemo”, per i vicini, lo zimbello di tutti, un ragazzo problematico di cui si prende cura da quando, ancora bambino, è stato abbandonato dalla madre. La vita di Tollak, soprattutto negli ultimi anni, è stata avvolta nel silenzio: troppo difficile dare voce alla rabbia che gli brucia dentro. Ma ora è giunto il momento di parlare, di raccontare finalmente la sua verità. Così, l’uomo insiste affinché sua figlia e suo figlio tornino a casa ancora una volta, forse l’ultima. Prima che sia troppo tardi ha bisogno di condividere il suo segreto. O meglio, i suoi segreti: le verità che Tollak ha sempre tenuto per sé sono molte, e sono una più sconvolgente dell’altra.
Premiato come miglior libro dell’anno dai librai norvegesi, bestseller letterario trascinato da una scrittura sferzante, teso come un thriller e commovente come una storia d’amore, La mia Ingeborg è l’intenso racconto di una famiglia che, capeggiata da un uomo distruttivo, va in pezzi.

Sotto questo aspetto avrei potuto andare incontro a Ingeborg. Avrei potuto mostrarmi più elastico. Avrei potuto darle quello che desiderava così tanto – Un po’ più di vita intorno a me, Tollak – invece non l’ho fatto. Non riesco ad avere troppa gente intorno. Con il passare degli anni lo aveva capito poco alla volta e alla fine avevamo trovato il nostro modo quieto e silenzioso di vivere, il mio.

Credo che questa citazioni riassumi perfettamente La mia Ingeborg di Renberg.
Il lettore segue i pensieri tra presente e passato di Tollak, un uomo taciturno, burbero, chiuso nelle sue convinzioni che non ama la gente, tranne la sua adorata Ingeborg. Tollak racconta al lettore della sua storia d’amore, della passione e dell’intesa che aveva con sua moglie, parla dei suoi figli e del problematico Oddo.

La vita di Tollak non è perfetta, ma è equilibrata, fatta anche di alti e bassi, eppure, mano mano che il lettore va avanti nella storia è come se spiasse i retroscena di quella vita familiare dallo spioncino di una porta (o almeno questa è la sensazione che mi ha trasmesso la scrittura).

E’ un libro che parla di amore, ma non nel senso più puro del termine, di ossessione, di rabbia, di non comunicazione in famiglia, di tradimenti, di bugie, di violenza, di cose non dette che ritornano prepotenti a tormentare perché la ruota gira sempre nella vita e vuoi o non vuoi ti tocca fare i conti con quello che hai seminato.

La mia Ingeborg è un romanzo breve, che trascina il lettore in un turbino di emozioni, in situazioni non etiche, in scelte non giuste, eppure coinvolge in modo naturale, tenendoti incollato alle pagine. Non mi espongo oltre per non fare spoiler, ma se il genere vi piace, dato una possibilità a questa lettura!