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Per il lupo di Hannah Whitten | Recensione

Red è l’unica secondogenita nata da secoli, e come tale sa che la aspetta un destino ineludibile: verrà sacrificata al Lupo nella Foresta nella speranza che lui restituisca al mondo gli dèi che ha rapito. Red ne è quasi felice: tormentata da un misterioso potere che non è in grado di controllare, almeno nel Wilderwood non potrà fare del male a coloro che ama. Non più. Ma le leggende non dicono la verità. Il lupo non è un mostro, è un essere umano. I poteri di Red non sono una maledizione, sono una vocazione. Ma se non imparerà a controllarli gli dèi, divenuti mostri, inghiottiranno il Wilderwood, e il mondo intero.

Un libro young adult fantasy che riprende elementi fiabeschi dai toni cupi.

Per il lupo è il primo volume di una dilogia che attinge ad alcuni elementi della favola de La bella e la bestia, viene pubblicizzato più come retelling di Cappuccetto Rosso, ma sinceramente trovo ci siano più cose in comune con la prima favola.

Il Wilderwood è un luogo intriso di magia dove la vegetazione ha vita propria ed è alla continua ricerca della Seconda figlia per il Lupo, il quale è il guardiano di questo luogo misterioso e oscuro. Red, essendo la seconda figlia, ha sempre saputo di essere destinata al Lupo e decide di sua spontanea volontà di sacrificarsi perché ha un obiettivo, e a nulla servono i piani di fuga pensati da sua sorella Neve per salvarla da questa condanna.

Il libro si sofferma principalmente su Red, sul suo percorso nel Wilderwood, sull’incontro con il burbero Lupo di nome Eammon, ma ci sono anche dei capitoli che si concentrano su Neve, sulla sua continua e disperata ricerca di una soluzione per riportare a casa sua sorella.

All’inizio la lettura risulta un po’ lenta, questo perché viene introdotta l’ambientazione e alcune situazioni politiche, ma dopo la prima parte la storia scorre in modo avvincente. Ho apprezzato molto Red, un personaggio femminile forte, determinato e soprattutto pratico. Bellissimo anche il co-protagonista maschile Eammon, ovvero il lupo, un uomo che ha molte cicatrici sia nel fisico che nell’animo e proprio per il suo destino è una figura solitaria, silenziosa, burbera e un po’ scontrosa, eppure, mano, mano che passa del tempo con Red si scioglie e arriva più di una volta ad arrossire in sua presenza. La loro storia si evolve in modo lento, nasce tutto da un sentimento di fiducia e di comprensione, per poi concretizzarsi in qualcosa di più profondo.

Ho apprezzato anche il punto di vista di Neve, la sorella che è destinata a regnare, ma l’unico suo interesse è salvare sua sorella ed è disposta a tutto per questo, anche macchiarsi le mani di sangue.

La trama scorre in modo avvincente, verso la fine ho trovato due passaggi che non mi sono stati molto chiari e la fine di un personaggio cardine l’ho trovata troppo sbrigativa, ma nel complesso è una lettura che mi ha tenuta incollata alle pagine e sono curiosa di sapere come andrà avanti con il secondo volume!

La figlia della foresta di J. Marillier | Recensione

Nell’Irlanda del X secolo, sospesa tra mito e storia, vive Lord Colum di Sevenwaters con i suoi sette figli, sei ragazzi e una bambina, Sorha. Sarà proprio lei, la più piccola della famiglia, a proteggere la casata e difendere la loro terra dai nemici britanni: il padre, infatti, è stato stregato da Lady Oonagh e i fratelli sono stati colpiti da un incantesimo che solo la ragazza potrà sciogliere. Per riuscirci, dovrà sostenere un lungo esilio da Sevenwaters e affrontare imprese durissime, che la feriranno nel corpo e nell’anima. E quando si troverà prigioniera degli avversari, la sua stessa vita – insieme a quella di coloro che ama – sarà in pericolo. Sorha conoscerà la paura, il tradimento, ma anche l’onore, la lealtà. E soprattutto l’amore. Basato su una solida conoscenza del mondo celtico e ispirato all’antico racconto “I sei cigni”, ripreso anche dai Grimm e da Andersen, “La figlia della foresta” intreccia tipici elementi fiabeschi (la matrigna malvagia, la metamorfosi magica, l’imposizione del silenzio) con le vicende di una vera famiglia che affronta difficoltà di ogni genere mettendo a dura prova i propri valori. È un’indimenticabile storia di coraggio che nasce dalla perdita, e di vite per sempre trasformate, capace, come le migliori leggende, di risvegliare in chi legge allo stesso tempo il senso del meraviglioso e la consapevolezza dei misteriosi schemi dell’esistenza.

La figlia della foresta è libro così bello, intenso e fiabesco che non lo  definisco solo una meravigliosa lettura, ma è un vero e proprio viaggio nei sentimenti umani.

Ci troviamo nell’Irlanda medievale, il severo e battagliero Lord Colum di Sevenwaters vive con i suoi sette figli, sei maschi e una femmina. E’ proprio attraverso gli occhi di quest’ultima, della piccola Sorha che conosciamo la sua storia. Lei, una tredicenne coraggiosa dal cuore puro, amante delle fiabe e delle erbe mediche, cresciuta senza madre, ma avvolta dall’affetto dei suoi fratelli e dalla magia che si respira nelle foreste di Sevenwaters. Queste terre sono popolate da creature incantate e misteriose, un luogo dove ogni angolo nasconde una favola. La vita di Sorha cambia quando il padre decide di sposare l’ammaliante e perfida Lady Oonagh, la quale lancerà un’incantesimo sui fratelli e sarà proprio la  nostra protagonista che tenterà di distruggere la maledizione.

Ecco, questa è solo una parte della trama, che è molto più densa di avvenimenti. La prima cosa che ho adorato è l’ambientazione, si respira magia fin dalle prime pagine: a volte questo elemento è più predominante, altre volte è solo un velo che avvolge la protagonista.

In genere siamo abituati, con i libri di oggi, a leggere di eroine che prendono in mano un’arma, si lanciano nel combattimento e nell’apprendimento di potenti incantesimi, ma qui Sorha non è così, la sua è una battaglia fatta di silenzi, lacrime trattenute, parole non dette, sofferenza fisica e mentale. Una lotta forse più dura di una classica battaglia.

La caratterizzazione dei personaggi è impeccabile, l’autrice con poche parole e gesti riesce a dare una personalità ben netta a tutti i personaggi! Se nelle prime pagine potreste fare fatica a ricordare tutti e sei i nomi dei fratelli di Sorha, vi assicuro che andando avanti (anche di poco) vi saranno ben chiari. Oltre ai fratelli, che ho adorato, ho amato Red, un personaggio chiave della storia. Red è un ragazzo che ha difficoltà a esprimere i propri sentimenti, eppure con pochi gesti l’autrice riesce a far trapelare ciò che sente e, come per la protagonista, anche lui intraprende un viaggio per capire cosa desidera realmente dalla vita.

La trama scorre in modo impeccabile con i giusti tempi, è un vero e proprio viaggio costellato di emozioni!

Ci tengo a dire che La figlia della foresta è il primo volume di una trilogia, al momento non si hanno notizie sulla pubblicazione degli altri due volumi. Anche se ci sono delle situazioni lasciate aperte, in questo volume c’è la conclusione della storia di Sorha, quindi se vi ispira la trama o vi ho incuriosito, fatevi un regalo e leggete questo libro meraviglioso fatto di magia, amore, coraggio e favole!

Le strane storie di Fukiage di Yoshimoto | Recensione

“Mimi e Kodachi sono due sorelle gemelle cresciute nella cittadina di Fukiage. Allevate da una coppia di amici dei genitori perché in un incidente stradale il padre è rimasto ucciso e la madre giace tuttora in coma, compiuti i diciotto anni decidono di trasferirsi a Tōkyō, dove vivono una vita tranquilla, ciascuna intenta a inseguire le proprie inclinazioni. All’improvviso, però, Kodachi svanisce nel nulla. Mimi va a cercarla e torna a Fukiage, dove incontra personaggi misteriosi e scopre verità e leggende bizzarre sulla propria famiglia e su se stessa. Dove è finita Kodachi? Ritornerà? Si risveglierà la loro mamma? Una storia di amore e di sofferenza, di solitudine e spaesamento. Una riflessione sui sentimenti e sulla necessità di innescare il cambiamento che può trasformarci nella versione migliore di noi stessi.

Un romanzo dai tocchi fiabeschi con elementi di realismo magico!

Per quel che mi riguarda, Banana Yoshimoto ha il potere di farmi sentire a casa con la sua scrittura poetica e delicata.

Le strane storie di Fukiage mi ha fin da subito attirato non solo per la copertina, che trovo magnetica sia per i colori che per la grafica, ma anche per la trama che ti fa già prevedere una storia un po’ fuori dagli schemi.

Il lettore conosce le gemelle Mimi e Kodachi, due ragazze che si portano dentro il trauma dell’incidente dei loro genitori che è stato causa della morte del padre e dello stato comatoso della madre. Le gemelle si fanno forza negli anni, si trasferiscono a Tokyo per trovare la loro strada, ma tutto cambia quando un giorno Kodachi scompare. Mimi ritorna a Fukiage per cercarla, luogo dove si raccontano storie misteriose e dove si dice ci sia una via che porta a un’altra dimensione.

Così inizia il viaggio di Mimi che non solo è un viaggio fisico, ma anche interiore nel superamento di dolori e di sensi di colpa che non ha mai elaborato. Tra incontri con personaggi strambi e riferimenti a lungometraggi animati giapponesi, si svolge questa trama fiabesca con una punta di magia dove l’impossibile diventa possibile, dove il confine tra sogno e realtà non è così netto, ma si fonde in modo elegante ed elaborato.

Si tratta di una storia introspettiva in cui il lettore conosce per bene i pensieri e il passato di Mimi, ma l’autrice, anche se con poche righe, introduce egregiamente anche gli altri personaggi misteriosi e bislacchi, li caratterizza in modo così particolare che fin da subito si distinguono.

Una storia breve e delicata che sono sicura sarà apprezzata da chi ama le ambientazioni surreali e da chi è affascinato dalle storie che trattano dei sogni e dell’inconscio.

#prodottofornitoda @Feltrinelli

Io codardo guardavo il cielo di Misumi Kubo | Recensione

Satomi è una casalinga annoiata che subisce continue vessazioni dalla suocera per la sua incapacità di dare un figlio al marito. L’unica cosa che la vita non le ha tolto è la passione per gli anime e il cosplay, che coltiva fin da ragazzina, e quando a una fiera di fumetti incontra Takumi, un giovane adolescente dieci anni più giovane di lei, intravede e coglie al volo una via di fuga dalla sua realtà e convince il ragazzo a iniziare una torbida relazione in cui si lascia andare completamente. Quando però comincia a circolare in rete un video della scandalosa relazione, i due protagonisti dovranno uscire dalle loro fantasie e fare i conti con la cruda realtà delle proprie vite, fatta di vergogna, paura e isolamento.

Satomi è una donna provata per il suo passato, dal continui bullismo di cui è stata vittima fin da piccola, per questo non ha la forza di reagire e tende a “lasciarsi andare” a determinate situazioni. La sua routine fatta di una fredda vita matrimoniale, alternata dalla sua passione per gli anime e i manga, viene rotta da Takumi un ragazzino che ha dieci anni meno di lei e con il quale intraprende una torbida relazione. Ma a ogni azione c’è sempre una reazione e questa rapporto non rimarrà sempre nascosto.

Un romanzo che tratta delle relazioni, del desiderio sessuale e che va a sondare gli angoli più inquieti dell’animo umano. 

Credo che questa sia la frase più in linea per riassumere questo romanzo. Sono quel tipo di lettrice che apprezza quando una storia mette in luce personaggi spesso problematici, non sempre etici, che hanno le loro fragilità e l’animo scheggiato. 

Aspetto interessante è che l’autrice non si sofferma solo su Satomi e Takumi, ma anche sui personaggi secondari che hanno il loro spazio nella storia così che il lettore possa comprendere il loro passato e la loro caratterizzazione.

Una storia lineare e introspettiva che, per me, ha avuto un po’ di alti e bassi per le descrizioni dei rapporti sessuali che ho trovato (a mio gusto) un po’ troppo esplicite e a tratti anche un po’ volgari. Premettendo che questo è un aspetto assolutamente soggettivo, ma personalmente non ho trovato il senso di entrare tanto nel dettaglio in alcune scene.

Il romanzo si incentra sulle relazioni, ma tocca altri temi come il dialogo con la famiglia, il bullismo e la discriminazione femminile. 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

Terreno comune di Naomi Ishiguro | Recensione

Bicicletta e vento in faccia: solo così Stan può sfuggire alle prese in giro dei compagni e all’atmosfera pesante di casa. Un pomeriggio d’autunno, nel parco dove ama passare il tempo solo e in pace, conosce un ragazzo nuovo in città e diverso da tutti gli altri: è gentile, non va a scuola e vive in una roulotte. «Zingaro», lo definisce sprezzante il capo dei bulli. L’amicizia può resistere alle differenze e ai pregiudizi? E allo scorrere del tempo? Stan ha tredici anni e si è appena iscritto a una scuola nuova. Timido, studioso e occhialuto, non ha ricevuto l’accoglienza che sperava. Huxley e i suoi scagnozzi cominciano a tormentarlo già sullo scuolabus. La situazione non è rosea nemmeno a casa: il padre è morto e la madre si trascina triste e stanca. Ma un giorno Stan conosce Charlie, un ragazzo di tre anni più grande. Charlie è uno fico, che fa pugilato e che non ha paura di sporcarsi con il grasso della bicicletta. Si definisce «viaggiante», ma gli altri lo chiamano «rom», e certi anche «zingaro». Fatto sta che sa un sacco di cose interessanti e, incredibile a dirsi, vuole essere suo amico. È pronto addirittura a prendere le sue difese contro i bulli della scuola. A un certo punto, però, la faccenda si complica e il loro rapporto subisce, letteralmente, un brutto colpo. Una decina di anni dopo, a una festa a Londra, Stan e Charlie si rincontrano. Stan studia giornalismo, Charlie lavora in un magazzino. Birra dopo birra, ha anche messo su un po’ di pancia. Stan si mostra caloroso, questo sì, ma dietro quella giacca di tweed e quei bei discorsi astratti da intellettuale è rimasto qualcosa della persona di un tempo? La solidarietà passata resta valida anche a parti invertite?

Da amante della letteratura orientale come non leggere il libro della figlia di Kazuo Ishiguro?

Naomi Ishiguro con “Terreno comune” racconta una storia di vita che parte dall’adolescenza, tratta di un’amicizia che nonostante le avversità si consolida e rimane fino all’età adulta.

Con un linguaggio più fresco e moderno del padre, l’autrice intrattiene il lettore con uno stile chiaro e moderno. 

Fin dalle prime pagine il lettore conosce Stan, un ragazzino di tredici anni che è oppresso dal bullismo che vive a scuola, mentre a casa ha una madre persa nella sua malinconia per la perdita del marito, ma le giornate di Stan cambiano nel momento in cui incontra Charlie. Charlie ha sedici anni, ha una visione della vita diversa dalla sua, è coraggioso, sfrontato e tutti lo considerano uno zingaro per le radici della sua famiglia. Stan per la prima volta trova un vero amico e non si fa influenzare dai pregiudizi della gente.

La prima parte del libro è quella forse più lenta, ma che ho apprezzato di più perché tratta della nascita del loro rapporto, piano, piano il lettore entra in confidenza con questi due personaggi che, seppur con radici diverse, l’amicizia nasce solida e profonda fin dall’inizio. Dopo un incidente c’è un salto temporale e incontriamo di nuovo Stan e Charlie, diversi perché la vita cambia le persone, ma non muta il loro rapporto anche dopo anni di silenzi.

Ho apprezzato molto l’evoluzione e il cambiamento dei due protagonisti che ho trovato realistici e ben caratterizzati, avrei preferito un maggior approfondimento sulle figure secondarie, ma nel complesso la struttura funziona.

La storia è lineare, si parla di storie di vita, di bullismo, di pregiudizi, ma anche di speranza e di amicizia. Una storia che fa riflette e che tratta temi anche attuali. 

#prodottofornitoda @Einaudi

Tutti gli uccelli nel cielo di Anders | Recensione

Fin da piccoli, Patricia Delfine e Laurence Armstead hanno avuto visioni del mondo diverse e spesso opposte. Patricia sapeva parlare agli animali e trasformarsi in un uccello. Laurence è stato capace di costruire un supercomputer e una macchina del tempo (in grado però di muoversi solo di due secondi nel futuro). Nell’attraversare quell’incubo infinito che è la scuola media sono diventati alleati, per quanto un po’ diffidenti; almeno fino all’intervento di un misterioso consulente scolastico con un piano segreto… Mai avrebbero immaginato di ritrovarsi. Ma dieci anni dopo, ormai adulti, si incontrano di nuovo. Patricia si è laureata a Eltisley Labirinto, l’accademia segreta per chi ha poteri magici, mentre Laurence è un prodigio dell’ingegneria impegnato a cercare di salvare il pianeta. Trascinati sui fronti opposti di una guerra tra scienza e magia, Laurence e Patricia sono costretti a schierarsi, prendendo una decisione da cui dipendono il destino del pianeta e dell’umanità.

Una storia che intreccia elementi fantastici con la fantascienza!

Patricia e Laurence sono due ragazzini tanto diversi tra loro eppure, nella loro diversità, vivono delle situazioni in comune come il bullismo a scuola e un pessimo rapporto con i genitori. Saranno proprio questi eventi a farli avvicinare. Due anime solitarie e ferite, una collegata alla magia della natura, l’altra alla scienza.

Non sono una grande amante della fantascienza, eppure mi ha incuriosito questa trama per la presenza degli elementi fantastici.

Tutti gli uccelli nel cielo è un libro che possiamo dividere in due parti: nella prima il lettore conosce Patricia e Laurence adolescenti che vivono atti di bullismo a scuola. Sono fin dall’inizio ben caratterizzati e, seppur vivano entrambi le stesse situazioni, hanno un modo di reagire completamente diverso. Patricia ha un animo puro, cristallino, anche se soffre per il rapporto con i suoi genitori e per i maltrattamenti a scuola, mantiene sempre intatto il suo animo genuino e delicato, mentre Laurence cova rancore e tanta rabbia. Due modi di approcciarsi alla vita molto diversi. Ho adorato particolarmente questi primi capitoli perché l’autrice rende vivido il disagio e lo stato d’animo dei due protagonisti. 

Nella seconda parte c’è un salto temporale, i nostri protagonisti sono cresciuti, ognuno ha intrapreso la sua strada, uno la scienza, l’altra la magia, c’è una nuova ambientazione, dei nuovi personaggi eppure ho faticato molto a orientarmi trovando la storia un po’ confusionaria. A volte mi sono persa nello stile dell’autrice che anche se stilisticamente trovo molto bello, non mi ha molto coinvolta nella lettura. In più Patricia e Laurence non mi hanno trasmesso la stessa intensità che ho percepito nella prima parte.

Il romanzo di Anders è sicuramente una storia particolare, sia per l’intreccio di generi diversi ben bilanciati, sia per le varie tematiche che tratta come: bullismo, rapporti famigliari problematici, l’amicizia, la ricerca di se stessi, il progresso e l’impatto che questo ha sulla natura. Insomma punti attuali e molto sentiti oggi.

#Prodottofornitoda @Mondadori

Uova di Tsuji Hitonari | Recensione

Attorno al bancone di un izakaya le vite delle persone si sfiorano, si incrociano per il tempo di una birra per poi uscire dalla porta e tornare ognuna sulla sua strada. Sera dopo sera i volti si ritrovano e si salutano con un cenno del capo, familiari e sconosciuti allo stesso tempo. Il locale Yururi a Tokyo non fa eccezione e diventa spettatore paziente di Satoji e Mayo che partiti da mondi distanti – lui un impacciato e introverso ex chef, lei una madre single con un passato burrascoso – si scoprono con il tempo alleati e complici. Sarà la passione per le uova di Oeuf, la figlia dodicenne di Mayo, che permetterà a Satoji di entrare in punta di piedi nella vita di entrambe, lasciando parlare al posto suo piatti buonissimi cucinati con cura, amore e sincerità. Perché quando si mangia qualcosa di buono, l’animo si acquieta. Quando si ha la pancia piena, si è felici. Gli esseri umani sono fatti così. “Uova” è popolato da un’umanità vivace e colorata, è una storia d’amore ma è anche e soprattutto una storia di vita che trova nella cucina e nella preparazione di piatti e ricette un veicolo unico e poetico per esprimere emozioni e sentimenti e scoprire, ognuno a modo suo, la strada per la felicità.

Uova è una storia dolce e delicata che parla di un amore maturo, della ricerca della serenità e della propria strada.

Protagonista del libro è Satoji che rimane colpito a prima vista dalla delicata Mayo, peccato che la ragazza sia già una giovane moglie e madre, ma il tempo verrà in aiuto a Satoji perché successivamente incontrerà la donna dei suoi sogni libera ormai da un marito violento, ma con l’animo provato dalla relazioni tossica che ha avuto.

Se siete abituati al mood orientale allora adorerete questa storia fatta di sentimenti sospesi nel tempo perché il nostro Satoji ci metterà dodici anni per rivelare il suo amore a Mayo. Ho adorato il protagonista che fisicamente è caratterizzato come un omone che spesso incute timore, in realtà è una persona timida, gentile e impacciata che ha una grande passione per la cucina, soprattutto quando si tratta di piatti che hanno come ingrediente principale le uova!
E sarà proprio questo elemento a congiungere la coppia protagonista.

Il lettore entra subito in empatia con Mayo, la quale all’inizio rimane colpita dalla dolcezza dell’uomo, ma ha anche paura di “buttarsi” in una relazione, soprattutto perché la sua preoccupazione principale è la figlia dodicenne che sta vivendo un periodo particolare dovuto all’adolescenza e non solo.

Inoltre Uova non parla solo della relazione amorosa, ma si affronta anche il tema del bullismo con la figlia di Mayo, si parla di famiglia, di amicizia, di vita e di cucina.

Insomma se avete voglia di una storia dolce, tenera che arriva a toccare le corde del cuore, vi consiglio a occhi chiusi questa tenera lettura che non vi lascerà insoddisfatti! 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

Lemon di Yeo-sun Kwon | Recensione

Kim Hae-on muore il giorno dopo la finale dei mondiali di calcio in Corea del Sud. Il suo corpo, vestito solo di un abito giallo, viene ritrovato nel parco del suo liceo; il cranio spaccato da una pietra. La polizia individua subito due sospetti tra i compagni di scuola: il rampollo Shin Jeong-jun, sulla cui macchina la ragazza è stata vista salire la sera del delitto, e Han Manu, che afferma di averla incrociata di ritorno da una consegna in motorino. Ma i due hanno un alibi e così il caso si chiude senza un colpevole. C’è però qualcuno che non si arrende. Qualcuno convinto che la soluzione si nasconda proprio nei segreti degli studenti. Qualcuno talmente sconvolto dalla morte della ragazza da modellare il volto e il fisico fino ad assomigliarle. Il suo nome è Da-on, Hae-on era sua sorella, e la sua ricerca non avrà termine fino a quando non avrà scoperto la verità; in qualunque modo e a qualunque prezzo.

Lemon è un romanzo breve e particolare, ed è proprio per questi due elementi che riesce a catturare il lettore. 

Kim Hae-on è una diciottenne che muore il giorno dopo la finale dei mondiali di calcio in Corea del Sud. La polizia individua subito due sospetti, compagni di scuola della vittima che però hanno un alibi. A distanza di anni la sorella minore della vittima, Da-on, cercherà ancora le risposte sull’omicidio di Hae-on.

Data la trama un lettore si aspetta un romanzo thriller che si basa sull’investigazione del colpevole, in realtà l’autrice scrive molto più di questo. I capitoli del libro si alternano con vari punti di vista di persone che sono state coinvolge dall’omicidio e proprio per questo dramma le loro vite hanno subito delle conseguenze.

Yeo-Sun parla della paura di una vita non equa, di esistenze complicate e tormentate.
Inizialmente ho provato un po’ di confusione per i punti di vista diversi, un lettore potrebbe avere difficoltà all’inizio nell’orientarsi tra i vari avvenimenti, ma andando avanti si prende il ritmo.

Lemon è uno di quei libri dove è doveroso fare una seconda lettura perché la prima ti porta alla scoperta della storia, con la seconda lettura si ha un approccio più diretto e quindi si potrebbero cogliere anche delle sfumature che non si sono colte all’inizio.

Un romanzo breve e intenso, dove si va a indagare nell’animo umano. 

#Prodottofornitoda @IlSaggiatore