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Recensione: IL BATTESIMO DI SANGUE di NATASCIA LUCHETTI

IL BATTESIMO DI SANGUE

NATASCIA LUCHETTI

La storia del mostro che ha attraversato i secoli per amore resiste e si rinnova in un tempo immortale. Ogni mito ha il suo inizio ed è sufficiente un solo passo nelle ombre per rimanere prigionieri in eterno della sorte invisa: l’uomo sparisce a favore della bestia. La giustizia punisce coloro che rinnegano Dio, toglie loro l’anima e con questa gioca all’infinito, lasciando che la realtà dei fatti scompaia agli occhi dei mortali. Questa è la vera storia di uno spirito corrotto, ma umano, che parla a nome dell’amore assoluto e della brutalità dell’imperfezione. La rinascita di Dracula prende vita e trasforma la verità in leggenda.

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Folle, atroce e sanguinario. Alcuni lo chiamavano “figlio del Demonio”, Dracul, perché al contrario dell’uso comune non scendeva a patti con nessuno, non vendeva se stesso ai poteri forti, non si piegava anche a costo di spezzarsi. 
Che mi vedano così, che mi accusino, pensava. 

Chi mi segue sa bene che ho un debole per Vlad, ma non tanto per la figura fantastica del vampiro quanto per il vero personaggio storico.

Ho apprezzato molto Dracula Love Never Dies di Natascia e non potevo certo perdermi Il Battesimo di Sangue che è il prequel del romanzo.

Il Battesimo di Sangue è una storia breve, ma avvincente. L’autrice crea un delizioso mix di alcuni episodi storici di Vlad e di fantasia, racconta con abile maestria l’evoluzione del protagonista, dalla perdita della sua umanità fino ad abbracciare l’oscurità per diventare il vampiro crudele e sanguinario che tutti noi conosciamo.

Grazie alla fantasia di Natascia scopriamo quello scorcio di tempo del protagonista che va dal momento della sua nuova natura, fino all’incontro con Harker.

Vlad è caratterizzato in modo impeccabile, la sua natura come i suoi sentimenti permettendo al lettore di conoscere non solo il Voivoda che affronta senza paura le sue battaglie, ma anche la creatura inquietante e fredda della notte.

Una storia interessante e oscura che scopre la mente sadica di un uomo ferito dal tempo.

Se volete sapere qualcosa in più sul romanzo, seguito di questo racconto, vi lascio alla video recensione.

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Recensione: Magic di Victoria Schwab

Magic

Victoria Schwab

Kell è uno degli ultimi maghi della specie degli Antari ed è capace di viaggiare tra universi paralleli e diverse versioni della stessa città: Londra. Ci sono la Rossa, la Bianca, la Grigia e la Nera, nelle quali accadono cose diverse in epoche differenti. Kell è cresciuto ad Arnes, nella Londra Rossa, e ufficialmente è un ambasciatore al servizio dell’Impero Maresh, in viaggio alla corte di Giorgio III nella Londra Grigia, la più noiosa delle versioni di Londra, quella priva di magia. Ma Kell in verità è un fuorilegge: aiuta illegalmente le persone a vedere piccoli scorci di realtà ai quali, solo con le proprie forze, non avrebbero mai accesso. Si tratta di un hobby molto rischioso, però, e Kell comincia a rendersene conto. Dopo un’operazione di trasporto illegale andata storta, Kell fugge nella Londra Grigia e si imbatte in Delilah, una strana ragazza che prima lo deruba, poi lo salva da un nemico mortale, e infine lo convince a seguirla in una nuova avventura. Ma la magia è un gioco pericoloso e se vuoi continuare a giocare prima di tutto devi imparare a sopravvivere…


Una storia in cui la magia è viva.

La cosa che ho più apprezzato di questo libro della Schwab è l’originalità non solo nella descrizione delle quattro città, ma soprattutto nel dare una nuova “forma” alla magia.
Non parliamo della stessa magia che troviamo in Harry Potter della Rowling o nella saga Shadow Magic di Khan, qui l’elemento fantastico è un qualcosa di vivo, che si nutre e che cresce.

Solo i pochi che riuscivano a spostarsi fra le diverse Londra avevano bisogno di chiamarle in modo diverso. E così Kell – ispirato dalla città perduta che tutti conoscevano come Londra Nera – aveva assegnato un colore a ciascuna capitale restante. 
Grigio per la città meno magica. 
Rosso per il ricco impero.
Bianco per il mondo affamato. 

La Londra Grigia è quella che conosciamo tutti noi, quella in cui la magia non esiste, ma che alcuni esseri umani sperano e credono che ci sia. Nella Londra Rossa la magia è in perfetto equilibrio a differenza della Londra Bianca in cui il potere magico ha il sopravvento. La Londra Nera è la città che è stata divorata dalla magia stessa. 

La trama è ben articolata, anche se ho trovato alcuni punti poco approfonditi e altri un po’ frettolosi, ma essendo il primo volume di una trilogia immagino che sia un capitolo che mette le basi per il seguito.

I personaggi sono ben caratterizzati e marcati, anche se, in questo volume, l’autrice si sofferma molto sul protagonista Kell e su Lila. Entrambi sono gli opposti, due figure che si completano e raggiungono un equilibrio. Lila è una ragazza grintosa, sarcastica e cinica, una ladra che ha imparato a sopravvivere giorno dopo giorno,  Kell è un personaggio che mi è piaciuto fin dall’inizio, è un Antari, un essere che è capace di viaggiare tra le varie città e ha il ruolo di ambasciatore della Londra Rossa, oltre a far parte della famiglia reale. E’ un ragazzo sensibile che però si sente più come un “oggetto” che appartiene ai reali della Londra Rossa, piuttosto che un loro figlio.

Personaggi molto affascinanti sono i regnanti della Londra Bianca, due gemelli crudeli e sadici e l’Antari al loro servizio, Holland, che purtroppo ho trovato poco trattati.

Se vi piace il fantasy e volete leggere di una magia diversa dal solito, Magic è la lettura che fa per voi, colma di azione e di mistero. 

Vi lascio alla video recensione 🙂

Recensione: Sacré Bleu di Christopher Moore

Sacré bleu

Christopher Moore

Il dipinto che fa da sfondo è opera di Paola Siano (www.paolasiano.com)

Lo spirito della Parigi fin de siécle e dell’Impressionismo in una movimentata storia di intrighi, passione, arte, misteri, condita di pane croccante, ragazze cancan e assenzio. Ambientata a Parigi nel 1880, ne è protagonista Lucien, ultimogenito di una famiglia di fornai di Montmartre, il cui padre era amico, sodale e protettore di poveri artisti come Renoir, Monet, Pissarro e Cézanne. Anche Lucien dipinge e la sua musa è la bella Juliette dagli occhi color del cielo, che un giorno, di punto in bianco, sparisce nel nulla. Due anni dopo, ritrovato per caso l’amore della sua vita, Lucien scopre insieme all’amico Henri Toulouse-Lautrec il misterioso legame tra Juliette e il Colorista, uno strambo commerciante e fabbricante di pigmenti, unico a conoscere la ricetta di un misterioso blu oltremare – il Sacré Bleu – dalle qualità eccezionali. Da quel momento, il fornaio e il pittore resteranno travolti da una valanga di guai e faranno involontariamente luce su una lunga serie di risvolti inediti del mondo della pittura, tra i quali il finto suicidio di un certo Vincent van Gogh…

Sacré Bleu è un libro umoristico e misterioso dalla scrittura pungente e fluida.

Conoscevo già l’autore per il libro “Il Vangelo secondo Biff”, il quale devo assolutamente riprendere perchè, per questione di tempo, lo abbandonai.

L’ambientazione è affascinante e intrigante, ci troviamo nella Parigi della fine dell’800 in cui il protagonista Lucien, il quale desidera diventare un pittore e vivere della sua passione, è circondato dagli artisti dell’epoca come Pissaro, Monet e tanti altri.

Lucien è una persona molto debole, dall’animo sensibile e completamente preso dalla sua passione e soprattutto da Juliette, la sua musa che gli causerà problemi non indifferenti. Impeccabile e divertente la caratterizzazione di Henri Toulouse-Lautrec che rappresenta perfettamente le abitudini e le “stravaganze” della Parigi dell’epoca.

«Ti ricordi della vecchia Juliette?» disse Lucien.
«La vecchia Juliette che ti ha rovinato la vita e ha fatto di te un povero disgraziato?».
«Proprio lei» disse Lucien.
«Certo che me la ricordo». Henri si alzò il cappello senza mollare il bicchierino, e in quella posa si sentiva un vero stupido. «Enchanté, Mademoiselle».

Altri personaggi che ho apprezzato sono Régine, la sorella di Lucien, una donna forte che porta sulle spalle una grande colpa e suo marito Gilles, che è il tipico uomo rozzo e zuccone che però risulta tenero per l’amore che prova per la sua donna.

La storia di Moore si sviluppa con un buon ritmo, dando la giusta consistenza ai personaggi permettendo al lettore di conoscere la loro storia.

Sacré Bleu è uno di quei libri in cui man mano che si va avanti nella lettura i tasselli si uniscono, realizzando che tutti i personaggi, bene o male, hanno una relazione tra loro.

Le storie si intrecciano in modo avvincente e misterioso creando dei risvolti inaspettati per non parlare del finale! La conclusione della storia mi ha stupita perché da racconto che ha tutte le caratteristiche di essere un giallo/storico, ecco che arriva anche la chiave fantastica che spiazza il lettore. 

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