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Il demone dai capelli bianchi di Edogawa Ranpo | Recensione

Il giovane Omuta Toshikiyo è l’uomo più ricco della città giapponese di S. È sposato con una donna bellissima che è riuscita a fargli superare la sua naturale misoginia e ha un caro amico, bello e spiantato. Un giorno Toshikiyo cade da una rupe e muore. Riaprirà gli occhi in una bara, trasformato in un demone tornato dall’Inferno e, una volta evaso dalla tomba di famiglia, scoprirà che la sua precedente vita non era affatto idilliaca come sembrava ma nascondeva molti inganni. Crollata ogni certezza, decide di dare inizio alla sua vendetta, ispirandosi al nume tutelare di Edmond Dantès, Conte di Montecristo, e guidato da un forte istinto di giustiziere. Edogawa Ranpo, autore di culto anche in Occidente, ha dato vita a un’opera lucida e spietata come un revenge movie del cinema orientale e insieme debitrice al gotico e al noir di Marie Corelli e Edgar Allan Poe, creando un ibrido letterario ricco di fascino, profondamente perturbante.

 

In questo momento, di fronte a me, quel brav’uomo del professore del carcere attende sornione l’inizio della mia lunga storia. Di fianco, invece, un abile stenografo è intento a temperare la matita, pronto a scattare al primo movimento delle mie labbra. […] Sì, sono uno spietato assassino!

Il demone dai capelli bianchi (pubblicato la prima volta nel 1932) è un romanzo che ha dei chiari riferimenti al classico de Il Conte di Montecristo. Il protagonista è il visconte Omuta, uomo che possiede una grande fortuna e che ha una profonda amicizia con Kawamura. I due giovani condividono tutto, vivono quasi in simbiosi. Quando Omuta si innamora perdutamente della bellissima Ruriko, sembra aver trovato la felicità assoluta, ma durante una scampagnata insieme alla giovane moglie e al fidato amico, il protagonista viene coinvolto in un incidente. Omuta si risveglierà dopo cinque giorni nella tomba di famiglia e, una volta compreso il tradimento da parte delle persone più importanti della sua vita, deciderà di crearsi una nuova identità per seguire il sentiero della vendetta. 

Edogawa Ranpo era un grande amante della letteratura occidentale e anche se  per almeno metà libro la trama è abbastanza prevedibile, per il riferimento evidente al Conte di Montecristo, la storia mi ha coinvolta con l’ambientazione noir e spesso grottesca. Con uno stile fluido, il lettore segue il racconto del protagonista. 

Omuta si racconta, sembra quasi di averlo al nostro fianco, mentre svela i suoi pensieri e riflette sulle sue azioni, spesso raccapriccianti. Il lettore non può fare altro che leggere (e ascoltare) le sue parole.

Ho trovato ben costruita la caratterizzazione dei personaggi: l’evoluzione estrema, ma anche molto realistica di Omuta, la brama di Kawamura e l’ambizione e la vanità di Ruriko. Un trio che rappresenta bene alcuni lati oscuri del genere umano. 

Il demone dai capelli bianchi è un viaggio nella psicologia di un uomo che evolve i suoi pensieri ottusi quando raggiunge la felicità, per poi mutare completamente nel momento in cui viene ferito. Vendetta, rimorso, rancore, avidità e ambizione, questi sono gli elementi portanti di questo romanzo.

 

Recensione: Magic di Victoria Schwab

Magic

Victoria Schwab

Kell è uno degli ultimi maghi della specie degli Antari ed è capace di viaggiare tra universi paralleli e diverse versioni della stessa città: Londra. Ci sono la Rossa, la Bianca, la Grigia e la Nera, nelle quali accadono cose diverse in epoche differenti. Kell è cresciuto ad Arnes, nella Londra Rossa, e ufficialmente è un ambasciatore al servizio dell’Impero Maresh, in viaggio alla corte di Giorgio III nella Londra Grigia, la più noiosa delle versioni di Londra, quella priva di magia. Ma Kell in verità è un fuorilegge: aiuta illegalmente le persone a vedere piccoli scorci di realtà ai quali, solo con le proprie forze, non avrebbero mai accesso. Si tratta di un hobby molto rischioso, però, e Kell comincia a rendersene conto. Dopo un’operazione di trasporto illegale andata storta, Kell fugge nella Londra Grigia e si imbatte in Delilah, una strana ragazza che prima lo deruba, poi lo salva da un nemico mortale, e infine lo convince a seguirla in una nuova avventura. Ma la magia è un gioco pericoloso e se vuoi continuare a giocare prima di tutto devi imparare a sopravvivere…


Una storia in cui la magia è viva.

La cosa che ho più apprezzato di questo libro della Schwab è l’originalità non solo nella descrizione delle quattro città, ma soprattutto nel dare una nuova “forma” alla magia.
Non parliamo della stessa magia che troviamo in Harry Potter della Rowling o nella saga Shadow Magic di Khan, qui l’elemento fantastico è un qualcosa di vivo, che si nutre e che cresce.

Solo i pochi che riuscivano a spostarsi fra le diverse Londra avevano bisogno di chiamarle in modo diverso. E così Kell – ispirato dalla città perduta che tutti conoscevano come Londra Nera – aveva assegnato un colore a ciascuna capitale restante. 
Grigio per la città meno magica. 
Rosso per il ricco impero.
Bianco per il mondo affamato. 

La Londra Grigia è quella che conosciamo tutti noi, quella in cui la magia non esiste, ma che alcuni esseri umani sperano e credono che ci sia. Nella Londra Rossa la magia è in perfetto equilibrio a differenza della Londra Bianca in cui il potere magico ha il sopravvento. La Londra Nera è la città che è stata divorata dalla magia stessa. 

La trama è ben articolata, anche se ho trovato alcuni punti poco approfonditi e altri un po’ frettolosi, ma essendo il primo volume di una trilogia immagino che sia un capitolo che mette le basi per il seguito.

I personaggi sono ben caratterizzati e marcati, anche se, in questo volume, l’autrice si sofferma molto sul protagonista Kell e su Lila. Entrambi sono gli opposti, due figure che si completano e raggiungono un equilibrio. Lila è una ragazza grintosa, sarcastica e cinica, una ladra che ha imparato a sopravvivere giorno dopo giorno,  Kell è un personaggio che mi è piaciuto fin dall’inizio, è un Antari, un essere che è capace di viaggiare tra le varie città e ha il ruolo di ambasciatore della Londra Rossa, oltre a far parte della famiglia reale. E’ un ragazzo sensibile che però si sente più come un “oggetto” che appartiene ai reali della Londra Rossa, piuttosto che un loro figlio.

Personaggi molto affascinanti sono i regnanti della Londra Bianca, due gemelli crudeli e sadici e l’Antari al loro servizio, Holland, che purtroppo ho trovato poco trattati.

Se vi piace il fantasy e volete leggere di una magia diversa dal solito, Magic è la lettura che fa per voi, colma di azione e di mistero. 

Vi lascio alla video recensione 🙂

Recensione: WE di G.Anderson e J. Nadel

We – Un manifesto per tutte le donne del mondo
di G.Anderson e J. Nadel

Immagina un legame che unisce le donne di ogni credo e cultura.
L’impegno non scritto di tutte noi, in quanto donne, a sostenerci e incoraggiarci l’un l’altra.

Perché così tante donne e le loro figlie, ancora oggi, nel XXI secolo, si lasciano soffocare dalla depressione, dalle dipendenze, da un’insana tendenza all’autocritica e all’autolesionismo? Non saremmo più incisive ed efficaci se uscissimo dai soliti schemi che ci portano a competere, criticare e scontrarci le une con le altre e imparassimo invece a sviluppare modalità diverse, basate sulla collaborazione, l’empatia, l’aiuto reciproco?
Attingendo alla psicologia, alla politica e alla spiritualità, l’attrice Gillian Anderson e la giornalista Jennifer Nadel hanno stilato una road map in nove punti, un percorso a tappe per rendere la nostra esistenza ricca di significato e affrontare le sfide emotive e spirituali che la vita inevitabilmente ci pone.
Perché mettere questi nove principi universali al centro della nostra esistenza è l’antidoto alla cultura dell’io prima di tutto, ci permette di essere più libere e felici, ci insegna a rimpiazzare le abitudini nocive con modalità di vita più positive, serene e gratificanti.
Intenso, concreto, WE è un manuale pratico rivolto a tutte coloro che vogliono vedere la propria vita e il mondo cambiare in meglio. Ma soprattutto è un entusiasmante appello per tutte le donne a unirsi e a fare davvero la differenza.

WE non è solo una piacevole e stimolante lettura, ma è un manuale che insegna a vedere la vita con occhi diversi, a considerare noi stesse sotto un’altra luce.

I primi capitoli si soffermano sulla nascita del libro, sul perchè WE/NOI, e sul percorso che il lettore intraprenderà iniziando il manuale che altro non è che un viaggio basato su nove principi, punti semplici e apparentemente banali, ma che sono in grado di cambiare la vita.

“Non è un modello che si può imporre a forza sul nostro consueto stile di vita incentrato sull’io: è un percorso di trasformazione radicale che si irradia dalla comprensione per chi ci sta intorno.
Usate questo libro come guida e fonte di ispirazione.
Se state soffrendo, vi aiuterà a guarire.
Se vi sentite smarrite, vi riporterà a casa.
Se siete in cerca di uno scopo, vi condurrà con delicatezza verso la realizzazione.”

Dopo l’introduzione al manuale, vengono trattate le pratiche essenziali che servono come step di preparazione per i nove principi. I capitoli di questa prima parte trattano di concetti che dovrebbero essere alla base della vita, ma vengono spesso ignorati: la gratitudine, la dolcezza, la responsabilità (a prenderci cura di noi stesse) e la meditazione. Ogni capitolo è formato da una parte teorica e una pratica, ci sono degli “esercizi” da eseguire al fine di far rientrare tali concetti nel nostro modo di vivere.
Un esempio di esercizio per il concetto di gratitudine: il manuale consiglia di scrivere dieci aspetti (piccoli o grandi) per cui essere grati e di farlo tutti i giorni.

Con la seconda parte del manuale arrivano i nove principi che trattano dei concetti di onestà, accettazione, coraggio, fiducia, umiltà, pace, amore, gioia e gentilezza. Anche in questo caso i capitoli sono organizzati come i precedenti, quindi con una parte “teorica” in cui si tratta in modo ampio ed esaustivo del principio e una parte pratica con gli esercizi.

Trovo molto interessante la costruzione teorico/pratico dei capitoli, in questo modo la lettura scorre veloce ed è resa più dinamica e accattivante, stimolando la lettrice a seguire passo dopo passo i vari punti. 

WE è una lettura che “ti prende per mano” e  ti accompagna in un percorso di crescita, di accettazione, di fiducia e molto altro.
Con uno stile semplice e con gli esercizi interessanti, il libro è capace di aprire gli occhi alle donne mostrando loro una vita con meno sfumature di nero e più di bianco. 

Recensione: Gabbia del Re di Victoria Aveyard

Gabbia del Re

Victoria Aveyard

Ora che la scintilla della ragazza che controlla i fulmini si è spenta, chi illuminerà la strada verso la ribellione?

Privata del suo potere e perseguitata dai tremendi errori commessi, Mare Barrow si ritrova prigioniera e in balia di Maven Calore, di cui un tempo era innamorata e che altro non ha fatto se non mentirle e tradirla. Diventato re, il ragazzo continua a tessere la tela ordita dalla madre morta per mantenere il controllo sul suo regno e sulla sua prigioniera.
Mentre, a Palazzo, Mare cerca di resistere all’effetto della pietra silente, il suo improvvisato esercito di novisangue e rossi continua imperterrito a organizzarsi, a esercitarsi e a espandersi. Impaziente di uscire dall’ombra, infatti, si sta preparando a combattere. Dal canto suo, Cal, il principe esiliato che reclama il cuore di Mare, è pronto a tutto pur di riaverla con sé. In questo terzo e straordinario capitolo della serie “Regina rossa”, le alleanze di un tempo sono messe in discussione e – Mare lo sa bene – quando il sangue si rivolta contro il sangue potrebbe non rimanere nessuno a spegnere il fuoco che minaccia di distruggere completamente Norda.


 

Dopo la lentezza e la delusione del secondo volume (Spada di Vetro), si sale di nuovo di livello con questo terzo libro della saga di Regina Rossa.

La storia riprede dal punto in cui Mare decide di sacrificare la sua libertà per salvare la vita dei suoi compagni e diventa prigioniera di Maven, il quale prova un amore ossessivo nei confronti della protagonista. Dall’altra parte abbiamo Cal che insieme alla Guardia Scarlatta tenterà in tutti i modi di trovare un modo per liberare Mare.

Come ho detto più volte nelle altre recensioni, il personaggio che ho amato fin dall’inizio è proprio Maven e in questo terzo volume si dà la possibilità al lettore di conoscerlo ancora meglio. Un personaggio meraviglioso, dalle mille sfaccettature, un concentrato di fragilità e crudeltà che sono il risultato “dell’educazione” che gli riservava la madre Elara.

«Sai, ho iniziato tardi a camminare.» Non guarda più me, ma la bandiera blu sopra di noi, decorata con perle bianche e gemme opache, un oggetto appariscente, condannato a prendere polvere in ricordo di Elara.
«I dottori e persino mio padre dicevano a mia madre che sarebbe andato tutto bene, che era solo una questione di tempo. Prima o poi, avrei mosso i primi passi. Ma “prima o poi” non era abbastanza per lei. Non poteva essere la regina dal figlio lento che non sapeva camminare. […]»

Mare continua a essere un personaggio che, purtroppo, non mi piace, ormai ho sviluppato un’antipatia nei suoi confronti. In questo terzo volume, a differenza del precedente, mantiene un profilo basso, si limita alle sue riflessioni, a compatirsi e vive la sua prigionia studiando silenziosamente un modo per evadere.

Cal si presenta come un semplice ragazzo che vuole salvare a tutti i costi la donna che ama. E’ un personaggio che risulta ben chiaro fin da Regina Rossa, ma devo ammettere che mi ha sorpreso a fine storia.

La novità del libro è nella sua struttura narrativa perché abbiamo i capitoli dal punto di vista di Mare (che sono quelli più presenti), Cameron, i quali si soffermano più che altro sul rapporto e sulla diffidenza che prova nei confronti di Cal (personalmente ho trovato questi capitoli più lenti e un po’ noiosi, avrei preferito più il punto di vista di Farley) e la novità che mi ha fatto molto piacere è Evangeline. Conosciamo meglio la mente e i sentimenti di questo personaggio forte e carismatico, che non si fa scalfire neanche dalle situazioni impreviste.

Lo stile dell’autrice è scorrevole come sempre e con questo volume posso affermare che il punto forte della Aveyard sono i finali imprevisti e pieni di suspense. 

Vi lascio alla video recensione 🙂

 

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Recensione: LA FIGLIA DI ODINO di Siri Pettersen

LA FIGLIA DI ODINO

 Siri Pettersen

Il viaggio di Hirka, una ragazzina di quindici anni dai capelli rosso fuoco, inizia quando, morto il padre, girovago e guaritore, si ritrova completamente sola al mondo a fare i conti con la propria identità di “diversa”: vive infatti tra persone del tutto simili a lei, tranne che per la coda, elemento distintivo di tutta la stirpe di Ym, di cui lei è priva. Hirka conosce i poteri miracolosi di alcune erbe, e cura con generosità chiunque le si rivolga. Ma il suo altruismo è ricambiato con distacco, diffidenza e talvolta disprezzo, anche da parte di quelle persone che dovrebbero esserle amiche. A Hirka manca anche un’altra caratteristica fondamentale: non sa evocare, e non è in contatto col Dono, un’energia che scorre in tutto ciò che esiste. La ragazzina sa che presto verrà messa alla prova durante una cerimonia iniziatica, il Rito, cui tutti i quindicenni degli undici regni di Ymslanda sono obbligati partecipare, e ha paura di essere smascherata e punita per questa sua inadeguatezza. Ymslanda è governata dal Consiglio, formato dai rappresentanti delle dodici famiglie più potenti, con sede ad Eisvaldr, cittadella piena di torri e cupole scintillanti. Al di sopra di loro c’è soltanto il Veggente, un misterioso corvo, accudito e riverito come una divinità.


Non sapeva dove sarebbe andata, né da cosa stesse scappando, ma doveva correre. La serata era buia. Poteva andare dove voleva. A quell’ora fuori non c’era più nessuno. Nessuno l’avrebbe potuta vedere.
Era invisibile. Un fantasma. Un mostro.
Una figlia di Odino.

Un fantasy scandinavo pieno di intrighi, misteri e magia. 

Ho terminato da poco di leggere questo fantastico volume che è il primo di una trilogia e ho solo parole e pensieri positivi!

Era da tanto che non leggevo di un fantasy che mi appassionasse così tanto e soprattutto era da un po’ di letture che non trovavo una protagonista che mi piacesse e che trovassi coerente e in linea con la storia e con il suo carattere.

Siri Pettersen crea un mondo fantastico particolare e magnetico, avvolto dal fascino delle tradizioni e dei miti nordici, una storia che non ha nulla da invidiare ai fantasy più conosciuti e famosi. 

La trama è ben articolata con un ritmo equilibrato, l’autrice con una scrittura dettagliata introduce man, mano ogni personaggio permettendo al lettore di conoscerlo e di inquadrarlo.

Ho amato tutti i personaggi che risultano ben caratterizzati in particolare Hirka che è una ragazza grintosa, ma allo stesso tempo anche fragile, tutto ciò che fa è in linea con il suo carattere, mentre Rime è una figura che conquista subito per il suo fascino, è un ragazzo che non pensa alle cose futili e ha un fortissimo legame con la protagonista.

Nulla è lasciato al caso in questa storia, Siri Pattersen dissemina indizi di capitolo in capitolo lasciando il lettore stupito dai colpi di scena e dalle rivelazioni anche struggenti.

Essendo il primo volume di una trilogia ovviamente il finale è aperto e non vedo l’ora di tuffarmi di nuovo in questa avventura con il secondo volume.

Una lettura che non può assolutamente mancare agli amanti del fantasy. 

Per saperne di più vedi la video recensione <3

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Recensione: Spada di Vetro di Victoria Aveyard

Spada di Vetro

Victoria Aveyard

Il suo sangue è rosso – come quello della gente comune – ma lo straordinario potere di controllare i fulmini, che nessun Argenteo possiede, rende Mare Barrow un’arma sulla quale il Palazzo vorrebbe riuscire a mettere le mani. Tutta la corte la considera un’eccezione, ma non appena Mare riesce a sfuggire a Maven, il principe – e prima ancora l’amico – che l’ha tradita, scopre una verità sconvolgente: lei non è affatto un’eccezione. Perché di giovani Rossi e Argentei ne esistono molti altri. Inseguita da Maven, diventato un sovrano crudele e vendicativo, Mare fa di tutto per trovare e reclutare altri guerrieri Novisangue che si uniscano alla lotta dei ribelli contro il re oppressore. Nel farlo, però, entra in un territorio molto pericoloso, dove rischia di diventare proprio come i mostri che sta cercando di sconfiggere. Riuscirà a sopportare il peso delle vite che dovranno essere spezzate durante la ribellione? O la slealtà e il tradimento subiti l’avranno indurita per sempre? Nel secondo elettrizzante romanzo di Victoria Aveyard, la lotta dell’esercito ribelle contro un mondo ingiusto, dove è considerato normale segregare le persone in base al colore del loro sangue, costringerà Mare ad affrontare il lato oscuro che piano piano si è fatto largo nel suo animo.


Se sono davvero una spada, sono fatta di vetro e sento che comincio a frantumarmi.

Appena ho terminato di leggere Regina Rossa sono corsa a comprare il secondo volume di questa serie! Purtroppo il seguito non è stato avvincente come il primo dato che, per almeno metà del libro, l’ho trovato molto lento.

C’è una piccola evoluzione della protagonista Mare, che in qualche modo tenta di reprimere se stessa per vestire i panni di una combattente prendendo decisioni un po’ forzate, secondo il mio punto di vista. Purtroppo non è un’eroina che mi piace, tenta di prendere in mano la situazione quando poi non ha una grande esperienza in battaglie e strategie.

Una ventata di freschezza in questa storia è stato Shade, il fratello preferito di Mare che ho trovato un personaggio adorabile e scaltro. Maven rimane un antagonista perfetto, pieno di sfaccettature e zone d’ombra da scoprire, anche se in questo volume non compare molto, mentre conosciamo meglio Cal approfondendo più il suo semplice lato di ragazzo e lasciando da parte il suo ruolo di principe ereditario.

Anche se ho trovato metà del libro lento, il finale è uno di quelli che lasciano con il fiato sospeso e non vedo l’ora di leggere il seguito.

Vedi la video recensione per saperne di più 🙂

 

 

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Recensione: Cappuccetto Mortissimo di Murillo e Ordás

Cappuccetto Mortissimo

un nuovo libro ispirato alla fiaba di Cappuccetto Rosso che vi farà…

RIDERE A CREPAPELLE!!!

Titolo: Cappuccetto Mortissimo

Testi: Luis Murillo

Illustrazioni: Emi Ordás

Editore: Valentina Edizioni

Isbn: 9788897870999

Pagine: 56

Formato: 23×31

Confezione: cartonato con illustrazioni a colori

Prezzo: 13.90

Età: 5/10

Dopo tanti anni nell’oltretomba delle fiabe, la piccola e dolce Cappuccetto Rosso ritorna nel mondo dei vivi per un’inedita traversata nel bosco. Ad attenderla ci sarà Lupito, un lupo un po’ fifone alla conquista della carica di ‘lupo feroce’, e una super nonna tanto buona quanto imprevedibile.

Siete pronti a scoprire questa spaventevolissima e divertentissima storia???


Eccola qui! Ora mi credi o no? Un po’ malconcia, vero? Be’, come ti dicevo, è passata a miglior vita tanti anni fa. Gli scrittori e i disegnatori di favole non ne hanno mai parlato prima d’ora perchè temevano che i bambini ci rimanessero male. Insomma, la piccola e dolce Cappuccetto Rosso è ora… mortissima!

La nostra dolce Cappuccetto è morta, insieme alla sua famiglia.
I genitori vivono in tombe umide e logore e meditano di avvelenare la nonnina per arraffare la sua eredità e comprare un bel mausoleo dove stare all’asciutto.

Una storia frizzante dai toni oscuri che ricordano l’ambientazione del film “La sposa cadavere” di Tim Burton.

Umoristico, insolito e innovativo!

Luis Murillo ed Emi Ordás guardano oltre, non si sono limitati a immaginare la storia di Cappuccetto dopo l’avventura con il lupo cattivo, ma sono andati ben avanti fino alla sua morte.
Si sa bene che, per questi personaggi, la morte non esiste del tutto.

Una storia divertente che rompe gli schemi delle tradizionali rivisitazioni o seguiti delle favole per immergere il lettore in una nuova favola dai toni cupi e ironici.

Recensione: Il bacio più breve della storia di Mathias Malzieu

Il bacio più breve della storia

Mathias Malzieu 

Parigi, una sera al Théâtre du Renard, l’orchestra suona It’s Now or Never. Una ragazza misteriosa e sfuggevole si aggira, lui la nota, cerca in ogni modo di avvicinarla e, quando ormai tutto sembra impossibile, si trovano faccia a faccia e si baciano. Un bacio minuscolo, il più breve mai registrato, e lei scompare. Invisibile, si allontana. Un mistero anche per un inventore come lui che, seppur di indole tendenzialmente depressa, è determinato a rivedere l’eterea e vulnerabile creatura che lo ha ammaliato. Inizia così una ricerca serrata in cui sarà affiancato da due bizzarri personaggi: un detective in pensione, che ha tutto l’aspetto di un orso polare, e il suo stravagante pappagallo. Le invenzioni si susseguono e qualcosa di molto goloso e originale aiuterà il protagonista nel suo scopo. Ormai è chiaro, fra i due è scoccata una scintilla, si è prodotto un cortocircuito. Ma in amore gli artifici non bastano, servono coraggio e temerarietà, doti che entrambi dovranno conquistare se vorranno trovarsi e abbandonarsi l’uno all’altra. Riusciranno i due a superare ostacoli e paure e a vivere il loro amore?


Il bacio più breve della storia. Un millesimo di secondo, carnoso e leggiadro insieme. Appena uno sfioramento, un origami. Un accenno di cortocircuito. Un tasso di umidità incredibilmente vicino allo zero, qualcosa nell’ordine della polvere d’ombra. Il bacio più breve della storia.

Mi era mancato il mondo aulico e favolistico di Malzieu, autore che ho conosciuto con La Meccanica del Cuore e che è diventato uno dei miei libri preferiti.
La scrittura delicata e le descrizioni fantastiche dei personaggi particolari trascinano il lettore in un mondo surreale: dalle campionesse di chignon, a detective che assomigliano a orsi e cioccolatini che hanno il gusto di un bacio, Malzieu narra questa storia divertente e nostalgica allo stesso tempo.

Una storia che sa di amore, tenerezza, ma anche di illusione.