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La ragazza seppellita in giardino di Angelica E. Moranelli | Recensione

Non è un bel periodo per Summer Byrne: è stata mollata dal suo ragazzo, ha l’impressione che un bellissimo ma inquietante sconosciuto la segua ovunque vada, e i suoi genitori le hanno appena comunicato che invece del viaggio post-diploma programmato con la migliore amica Jodie, dovrà trascorrere l’estate in una misteriosa scuola per persone “speciali”.Summer è, infatti, una Rievocatrice ed è destinata a far parte della Società della Clessidra d’Oro: dovrà imparare a entrare nella mente delle persone e a salvare i ricordi che rischiano di perdersi e di finire, così, nelle mani della Setta degli Occhi Bianchi, che li usa per governare il mondo.Non è facile accettare tali poteri, ma quando una misteriosa e orribile morte sconvolge la scuola, Summer capirà di non avere scelta: non è stato un incidente come tutti pensano, l’assassino è vicino e la prossima vittima potrebbe essere lei.

Ritorno a parlavi di una delle ultime opere pubblicate da Angelica, autrice e persona che adoro.  Angelica ha il potere di rendere ogni storia che scrive irresistibile, si inizia con le prime pagine e in poco tempo il lettore arriva alla fine del romanzo, almeno questo è quello che succede a me.

La ragazza seppellita in giardino è il primo volume di una duologia e si tratta di un fantasy, young adult con degli elementi thriller.
La nostra protagonista è Summer, la classica ragazza un po’ sboccata, un po’ maldestra, alle prese con i problemi dell’adolescenza e con una rottura non particolarmente felice con il suo ex alle spalle. All’improvviso Summer vive un’esperienza particolare che porterà alla luce la sua vera indole: una Rievocatrice.  Così passerà l’estate in una scuola che le insegnerà qualcosa in più sul suo ruolo e il suo destino.

La maggior parte del romanzo si sviluppa in questa Accademia dei Rievocatori che subito immerge il lettore in un’atmosfera cupa e misteriosa. Angelica crea una storia interessante, enigmatica e originale. I Rievocatori sono persone con abilità speciali che hanno il compito di salvare e di collezionare i ricordi che le persone perdono. Ovviamente c’è anche una fazione nemica che sfrutta questi ricordi per scopi malvagi.

Summer è un’adolescente arrabbiata, caparbia, spesso in conflitto con i suoi sentimenti, ma quando è vicino a Kyle, un ragazzo tenebroso, uno dei migliori Rievocatori dell’Accademia, ecco che si scatenano scene divertenti, altre volte esilaranti e altre romantiche. Tutta la storia è avvolta dall’ombra di Elizabeth Lynch e il mistero della sua morte.

Ho adorato la caratterizzazione dei personaggi secondari, i colpi di scena che si susseguono da metà libro e che lasciano il lettore con il fiato sospeso.

Una storia che non si limita alla semplice avventura, ma che mette in luce anche vari aspetti sociali come la violenza sulle donne, l’amore omosessuale, il bullismo e il coraggio di assumersi le proprie responsabilità.

Insomma se siete amanti delle storie fantasy, delle accademie, delle relazioni d’amore adolescenziali che fanno battere il cuore è una lettura che vi consiglio assolutamente!
Sono molto curiosa di scoprire cosa frulla nella testa dell’autrice con il secondo libro, e non vedo l’ora di leggerlo <3

 

Le figlie del dragone di Andrews | Recensione

Anna Carlson ha vent’anni ed è stata adottata. Dopo la morte della madre adottiva, decide di fare un viaggio in Corea per scoprire le sue origini. Ma grande è il suo sconforto quando scopre che la sua vera madre è deceduta nel darla alla luce. Proprio quando sembra che la sua ricerca sia finita, Anna viene avvicinata da una anziana signora, Jae-hee, che le dice di essere sua nonna e le consegna un pettine raffigurante un drago di avorio con due teste e le zampe con cinque piedi ciascuna. Jae-hee a quel punto racconta alla ragazza una storia che ha inizio nel 1943, quando Jae-hee e sua sorella Soo-hee vengono reclutate dall’esercito giapponese, che aveva occupato il Paese, per lavorare in una fabbrica di stivali. Il padre è disperso in guerra e non farà mai ritorno. In realtà le ragazze diventano comfort girls, cioè prostitute, schiave sessuali dei soldati giapponesi per un paio d’anni: vengono sottoposte a violenze indicibili, subiscono la fame e umiliazioni quotidiane. Jae-hee ha una posizione leggermente migliore rispetto alle altre perché diventa la favorita del colonnello. Soo-hee resta incinta e, al momento della disfatta dei giapponesi, sembra in punto di morte per un aborto fatto con mezzi inadeguati. Tutte le altre ragazze vengono uccise, mentre Jae-hee è l’unica sopravvissuta… Mentre la narrazione di Jae-hee prosegue, Anna scopre che il prezioso pettine a forma di drago è sopravvissuto, contro ogni previsione, attraverso generazioni di donne della sua famiglia.

Vi capita mai di leggere un libro talmente bello, che vi ha preso così tanto emotivamente da non trovare le parole per descriverlo?
Ecco, questo è il caso de Le figlie del dragone.

William Andrews con questo romanzo decide di portare alla luce un evento storico che negli anni è stato “dimenticato”, ma forse è meglio dire accantonato o nascosto, dalla società orientale. Durante la seconda guerra mondiale, l’esercito giapponese prendeva giovani ragazze, anche tredicenni, soprattutto coreane (e non solo), e le costringevano a diventare donne di conforto. Queste povere donne vivevano strappate dalle loro famiglie e dal loro paese per essere violentate nelle stazioni di conforto al servizio dell’esercito Giapponese. 

Il lettore conosce Anna Carlson, una ragazza di vent’anni che decide di partire per la Corea per conoscere la sua madre biologica. Purtroppo una volta giunta a destinazione scopre che la donna è morta, ma Anna conoscerà sua nonna Jae-hee che le racconterà la sua vita e dell’importante compito che deve portare a termine. 

Come si intuisce, la vera protagonista della storia non è Anna, ma proprio Jae-hee, la quale racconta di quando lei e sua sorella sono state portate con l’inganno alla stazione di conforto dai giapponesi.  La vita di Jae-hee è piena di violenze, sconfitte, porte chiuse in faccia e delusioni. Una donna che ha dovuto combattere contro tutti, trovando difficilmente degli alleati. 

Un libro intimo, intenso e vibrante di emozioni. Ho amato ogni cosa di questo romanzo: lo stile fluido, la caratterizzazione dei personaggi, le ambientazioni, i richiami alla cultura orientale, ma ammetto anche di avere avuto un po’ di difficoltà nella lettura con la prima metà del libro dove vengono descritte le violenze che subisce Jae-hee. Per questo motivo più di una volta mi sono trovata a interrompere la lettura per riprendermi, quindi, per quanto penso che sia un libro che tutti dovrebbero leggere, sono anche dell’idea che se siete facilmente impressionabili è meglio pensarci due volte prima di iniziare questa lettura. 

Una lettura che mi ha coinvolta emotivamente fin dalle prime pagine e mi ha tenuta compagnia fino alla fine lasciandomi il cuore infranto e un velo di malinconia. 

Sette minuti dopo la mezzanotte di P. Ness | Recensione

Sette minuti dopo la mezzanotte

Patrick Ness 

Che gli incubi arrivino con il buio, Conor lo sa bene. Infatti da quando sua madre ha iniziato a lottare contro la malattia, lui combatte un incubo fatto di tenebra, vortici e urla. Ma una notte il mostro non è più lo stesso. Sette minuti dopo la mezzanotte il ragazzo sente una voce che lo chiama: un tasso, albero antico e potente, si staglia nel buio della sua stanza. Conor non ha paura perché quel mostro gli racconta tre storie perdute e selvagge, indomabili e sconvolgenti. In cambio vuole da lui una sola cosa, la più pericolosa di tutte. La verità

Un albero. Non era altro che quello. Non era mai stato altro che quello. Un albero. Un albero che, sotto i suoi occhi, si trasformò, formando un enorme viso che lo guardava ai raggi del sole, le braccia tese, la voce che diceva: Conor… 

Per celebrare i 10 anni di Oscar Junior, la casa editrice ha deciso di pubblicare in un’edizione limitata alcuni dei classici più venduti della collana per ragazzi. 

Ho avuto la possibilità di leggere Sette minuti dopo la mezzanotte di Ness, con le illustrazioni di Jim Kay e la copertina realizzata da Paolo d’Altan. Ho sentito parlare sempre molto bene di questo romanzo e, non so voi, ma io sono una di quelle lettrici che più sente decantare un romanzo e più decide di rimandare la lettura. Ora che l’ho letto posso dire di aver fatto un grosso errore, perché veramente Sette minuti dopo la mezzanotte è un romanzo che merita di essere letto!

La storia parla di Conor, un ragazzino più maturo della sua età che cerca di prendersi cura della madre che sta affrontando la terapia per la malattia. Per questo motivo Conor viene preso di mira dai compagni di scuola e a peggiorare la situazione sono gli incubi che lo tormentano e un albero, antico e potente, che prende vita sette minuti dopo la mezzanotte.  L’albero secolare gli dice che è lì per raccontagli tre storie e la quarta dovrà raccontarla proprio lui: il povero Conor. 

In un’alternanza tra realtà e fantasia, Patrick Ness racconta una storia rivolta sì ai ragazzi, ma che secondo me può essere compresa totalmente da una persona più grande. L’autore parla della paura della morte e di un tema che non sempre viene affrontato nei libri per ragazzi: il senso di colpa. Se il lettore all’inizio pensa di aver intuito il messaggio, andando avanti verrà spiazzato da un tema terribilmente realistico che è difficile da accettare. 

Ness ha uno stile fluido e poetico, con poco riesce a rendere palpabili i personaggi, i loro sentimenti e le loro emozioni entrano nel lettore rendendo l’esperienza di lettura intima e straziante. Oltre a Conor, che il lettore non può non amare, si conosce anche la nonna, una donna burbera che si divide tra l’aiutare la figlia con la sua malattia e la responsabilità nel prendersi cura del nipote. Si conosce anche il padre del protagonista, un uomo che ha un’altra vita ben lontana da suo figlio e la sua ex moglie. 

Le favole che racconta l’albero sono intrise di significato e si rispecchiano non solo nella vita di Conor, ma potrebbero anche rispecchiarsi in quella del lettore. 

Sette minuti dopo la mezzanotte è una storia che mi ha catturato, mi ha trascinato nel vortice di realtà e fantasia per poi lasciami in una valle di lacrime. Una storia profonda, ben costruita e intensa che dovrebbero leggere tutti, soprattutto i grandi. 

#Prodottofornitoda @Mondadori 

Hated. Gli occhi del demone di A. E. Moranelli | Recensione

Hated. Gli occhi del demone

Angelica Elisa  Moranelli

Le strade di Isy e Veil si sono incrociate in una notte di sangue e tempesta e, da allora, non si sono più separate. Isy era solo una bambina il giorno in cui i demoni hanno fatto a pezzi sua madre: suo padre l’ha addestrata perché diventasse una Cacciatrice, come lui. Veil aveva solo undici anni quando suo padre è stato ucciso da un Cacciatore: ora segue in catene la figlia dell’assassino del padre e sarà venduto ai Monaci, diventando carne da macello per i loro esperimenti. Costretti da un destino beffardo, la cacciatrice e il demone affrontano da anni, uniti dalle catene e separati dai pregiudizi, l’estenuante viaggio in un mondo brutale in cui la Natura si è riappropriata del pianeta, seppellendo le città e la maggior parte delle creazioni umane. Ruderi di case e carcasse di automobili, luna park abbandonati e cimiteri dimenticati fanno da sfondo a una guerra sanguinosa che dura da secoli, quella fra gli Uomini e la loro Nemesi: i Demoni. In questo mondo in rovina, dominato dalla superstizione e da una feroce teocrazia, Isy e Veil dovranno affrontare l’odio dei nemici, il disprezzo dei loro simili, le atrocità di esseri senza scrupoli e i tranelli di una Natura crudele che li ha messi al mondo nell’odio ma non li ha resi immuni all’amore.

Non lasciarti sedurre dalla sua bellezza. Un Thulir non scende a patti, non nutre affetto.

Un urban fantasy dove l’amore supera ogni cosa.

Ho avuto la possibilità di leggere Hated in anteprima e di parlarne con Angelica proprio quando questa storia era in fase di stesura. Finalmente ho riletto il romanzo, ma questa volta in una veste diversa perché pubblicato dalla casa editrice Homo Scrivens.

Angelica ambienta la storia in un futuro post apocalittico e il nostro mondo, quello in cui viviamo, è solo una favola che Isy sente narrare.
Isy è una protagonista che costantemente combatte contro se stessa, divisa tra ciò che prova e il dovere. E’ una semplice ragazza alle prese con le emozioni suscitate dal suo demone taciturno, ma è anche una Cacciatrice che prova a reprimere questi sentimenti proprio perché vanno contro il ruolo che riveste. 

Veil l’ho amato fin da subito. Lui è un Thulir, un demone del vento. E’ un personaggio taciturno, introverso, eppure nei suoi silenzi c’è un passato difficile che lo ha condotto a Isy, alla loro fuga e ai loro sentimenti. Angelica sa benissimo quanto io ami Veil, che non appare solo come il bello e il maledetto perché ciò che affascina è la struttura realistica che lo rende  un personaggio enigmatico.

Ho apprezzato anche tantissimo l’ambientazione. Isy cammina per le strade, le descrive e ricorda le favole che le raccontava la madre riguardo al mondo com’era prima. Dove c’erano negozi, strade e case ora c’è solo una natura selvaggia che avvolge i ruderi.
Adoro lo stile di scrittura di Angelica, semplice e fluido, e ogni parola, ogni virgola è al posto giusto per dare la perfetta carica emotiva. 

La narrazione si incentra principalmente su Isy e Veil, ma durante il loro viaggio incontreranno altri demoni, amici, nemici e persone del passato. La storia è un crescendo di emozioni e di azioni che tengono incollato il lettore alle pagine. Hated è il perfetto esempio di come anche quando si parla di una storia fantasy sia tutto molto realistico e attuale, leggendo tra le righe si scoprono anche messaggi che l’autrice trasmette e che fanno riferimento alla nostra società.

Un fantasy avventuroso che parla di amore, di pregiudizio, di esclusione e del coraggio di prendere le decisioni giuste per noi stessi.

Racconti illustrati dalla Cina | Recensione

Racconti illustrati dalla Cina

illustrati da Li Weiding

Vieni a scoprire principesse magiche, draghi possenti, scimmie dispettose e altro ancora in questa raccolta di racconti tradizionali cinesi, selezionati e adattati per i lettori di oggi.

Un bellissimo viaggio nel mondo fiabesco orientale. 

Non è la prima volta che collaboro con la Usborne Edizioni, una casa editrice che pubblica libri per bambini e ragazzi che trovo di alto livello, non solo per il contenuto delle storie, ma anche perché nei loro libri c’è sempre una parte didattica. 

Racconti Illustrati dalla Cina è una raccolta di racconti di fiabe orientali, alcune di esse sono attribuite a degli autori, ma la maggior parte sono racconti popolari che sono stati narrati di generazione in generazione. 

L’occidente e l’oriente sono molto diversi tra loro per la base storica, politica e culturale, ma mi sono meravigliata leggendo questa raccolta perché alcune fiabe cinesi mi hanno ricordato quelle che ci hanno accompagnato durante la nostra infanzia. Un esempio è “La zia tigre” che mi ha ricordato molto  “Cappuccetto Rosso”.

Ho trovato questi racconti alcuni delicati, altri più grotteschi, ma pur sempre fantasiosi e appassionanti. Il tutto è accompagnato dalle splendide illustrazioni di Li Weiding, artista che purtroppo non c’è più dall’anno scorso. 

Le illustrazioni sono eseguite nel metodo cinese classico, con l’utilizzo di un pennello tradizionale e dell’inchiostro. E così dragoni, tigri, topi, divinità ed esseri umani prendono corpo con linee delicate e colori vivaci, dando una marcia in più alle fiabe. 

Una raccolta di racconti che consiglio se siete amanti delle illustrazioni, se attraverso le fiabe volete scoprire qualcosa in più sulla cultura orientale e se volete tornare un po’ bambini.

#Profottofornitoda @Usborne Edizioni

La moglie coreana di Min Jin Lee | Recensione

La moglie coreana 

Min Jin Lee

Corea, anni Trenta. Quando Sunja sale sul battello che la porterà a Osaka, in Giappone, verso una vita di cui non sa nulla, non immagina di star cambiando per sempre il destino del figlio che porta in grembo e delle generazioni a venire. Sa solo che non dimenticherà mai il suo Paese, la Corea colpita a morte dall’occupazione giapponese, e in cui tuttavia la vita era lenta, semplice, e dolce come le torte di riso di sua madre. Dolce come gli appuntamenti fugaci sulla spiaggia con l’uomo che l’ha fatta innamorare per poi tradirla, rivelandosi già sposato. Per non coprire di vergogna la locanda che dà da vivere a sua madre, e il ricordo ancora vivo dell’amatissimo padre morto troppo presto, Sunja lascia così la sua casa, al seguito di un giovane pastore che si offre di sposarla. Ma anche il Giappone si rivelerà un tradimento: quello di un Paese dove non c’è posto per chi, come lei, viene dalla penisola occupata. Perché essere coreani nel Giappone del XX secolo, attraverso tutte le tempeste che la Storia riserverà a quegli anni densi e implacabili, è come giocare al gioco giapponese proibito, il pachinko: un azzardo, una battaglia contro forze più grandi che solo uno sfacciato, imprevedibile colpo di fortuna può ribaltare.

 

Sunja era una bambina normale, dalla risata pronta e argentina, ma agli occhi del padre era una bellezza, e lui era incantato dalla sua perfezione. Pochi padri al mondo amavano la propria figlia quanto la amava Hoonie, che sembrava vivere per farla sorridere.

Una storia intima e straziante, che tiene incollato il lettore fino all’ultima pagina. 

La moglie coreana è un romanzo che parla di storie di vita di ben quattro generazioni, eppure, il personaggio che appare predominante nella storia, e da cui parte tutto, è Sunja. 

Sunja è una ragazza adolescente che porta avanti una modesta pensione insieme alla madre in un paese nella Corea del Sud. Ci troviamo in un periodo storico molto particolare, in cui il Giappone si impone sul paese e tratta tutti i coreani come se fossero i peggiori delinquenti. In questo scenario, che è accompagnato da una profonda crisi economica, Sunja conosce un giovane e aitante uomo di nome Hansu, con il quale ha una relazione clandestina ed esce incinta. Dopo aver scoperto che l’uomo di cui si è innamorata ha una moglie e due figlie in Giappone, la ragazza decide di rompere ogni rapporto. Nello stesso periodo arriva alla pensione Isak, un giovane protestante che viene dalla Corea del Nord, il quale è in viaggio per raggiungere il fratello in Giappone a Osaka. Isak cade malato, essendo un uomo molto cagionevole di salute, ma grazie alle cure di Sunja e di sua madre si riprede e per sdebitarsi decide di sposare la ragazzina, riconoscendo come suo anche il figlio che porta in grembo. I due partono per il Giappone, cercando di cambiare la loro vita.

Questo è solo l’inizio di questa fantastica storia, piena di drammi, amori e speranze. Min Jin Lee con uno stile accattivante ed elegante racconta di un periodo storico molto travagliato che parte dai primi anni del 1900, fino al 1989. Si parla di storia, si toccano problematiche politiche e religiose. Ogni personaggio è rappresentato in modo magistrale, l’autrice ci racconta in modo interessante e approfondito del background di ognuno di loro e il lettore non può far altro comprenderli e amarli nei loro pregi, nei loro difetti e soprattutto nelle loro fragilità.

Personalmente ho adorato il padre di Sunja, Hoonie, un uomo che ha problemi fisici e che viene deriso per questo motivo, ma è il personaggio che per me rappresenta la bontà, la gentilezza e l’umiltà. 

Sunja è una ragazza ingenua che viene ferita dal suo primo amore e per questo suo errore si impone di cambiare e di dedicare anima e corpo alla sua nuova famiglia. Una figura femminile che ho apprezzato proprio perché è reale e coerente in ogni difficoltà in cui si trova. Per quanto riguarda Hansu, che all’inizio ho detestato, devo dire che man mano sono riuscita ad apprezzarlo, c’è qualcosa in lui che inevitabilmente attira il lettore. Sarà il suo carattere o forse i suoi desideri di cui non farò menzione per non svelare troppo.

Le storie raccontante da Min Jin Lee mi hanno coinvolta tanto da farmi provare non solo rabbia, tristezza e gioia, ma al termine del libro ho sentito un enorme vuoto che non mi ha permesso di avvicinarmi subito a un’altra lettura. Mi sentivo ancora troppo coinvolta dalle vicende de La moglie coreana e sono stata qualche giorno in pausa, a rileggere i passaggi che mi sono più piaciuti e a dare un ultimo saluto ai personaggi che ho apprezzato di più.

Se proprio devo trovare una “pecca” in questo romanzo meraviglioso, devo dire che avrei preferito avere qualche riferimento storico in più, ma per il resto la storia scorre veloce con un ritmo incalzante. 

La moglie coreana affronta ogni sfaccettatura dell’animo umano, racconta di personaggi che cercano di vivere nel migliore dei modi e di sopravvivere alla crisi che ha portato la guerra e alle discriminazioni.

Il circo della vita di Antona e Jaqmin | Recensione

Il circo della vita

Antona e Jaqmin

Nella Francia dei primi anni ’60 Louis è un bambino sovrappeso, con gravi problemi di vista, che cresce in un orfanotrofio gesuita. I suoi problemi non lo favoriscono per l’adozione, i compagni si allontanano uno dopo l’altro mentre lui rimane lì fino alla maggiore età. Solo e senza amici, Louis è il capro espiatorio di tutti. Gli unici bei momenti che conosce sono quelli che passa nel circo Marcos, che si stabilisce in un terreno abbandonato della città. Sotto il tendone tutto gli sorride, la vita è luminosa, è felice; e poi c’è Clara, la bellissima domatrice di elefanti. Clara diventa la sua confidente, la sua amica, la sua amante. Insieme passeranno giorni felici e spensierati: Louis scoprirà così l’importanza dell’affetto, la fiducia, il calore di un sorriso, la felicità di un bacio. Il circo della vita è una storia d’amore, sul tempo che passa e sulla bellezza dell’aver qualcuno con cui vivere questi bellissimi momenti.

In libreria dal 21 febbraio

Sai, vecchio amico mio…
Qualcuno un giorno mi ha detto…
«La vita è fatta di tappe. La più dolce è l’amore. La più difficile, la separazione. La più dolorosa, gli adii. La più bella, ritrovarsi.»

 

Una trama intensa che trova la sua magia sotto un tendone da circo. 

Il circo della vita è più di una semplice graphic novel, è una storia che tratta di bullismo, di amore, di forza e speranza. 

Louis è un bambino che vive in un orfanotrofio e per il suo aspetto fisico viene maltrattato dai suoi compagni. Purtroppo non riesce a trovare il coraggio di ribellarsi e quindi si chiude nel suo bozzolo di sofferenza, ma tutto cambia quando arriva il circo Marcos. In quel posto magico, fatto di spettacoli divertenti e affascinanti, il protagonista trova il suo angolino di felicità e diventa anche il luogo dei primi palpiti di cuore quando incontra la dolce domatrice di elefanti, Clara. 

Il lettore segue la vita di Louis, la sua adolescenza, la crescita interiore e il suo tenero rapporto con Clara. 

Molto belli i disegni che sono caratterizzati da linee morbide, e le atmosfere create rispecchiano in pieno il senso della storia. Le figure risultano vibranti per l’effetto della grafite e i pochi colori che vengono inseriti fanno risaltare di più i personaggi e le ambientazioni.

La storia procede con un ritmo veloce, eppure con poche frasi e le giuste tavole non si può rimanere indifferenti dalla profondità della trama. Il lettore entra in sintonia con Louis, prova tenerezza per il protagonista che  cresce e matura, fino a diventare un adulto che prende le sue decisioni importanti, non per fare grandi cose nella vita, ma per seguire e costruire la sua piccola felicità. 

Il finale, anche se a un certo punto si intuisce, è coinvolgente e straziante. 

Il circo della vita non racconta solo una dolce e intensa storia d’amore, ma tratta anche del tempo della vita che è fugace come il batter d’ali di una farfalla.  

#Prodottofornitoda @Tunuè

La leggenda della Spada-Smeraldo A.E. Moranelli | Recensione

La leggenda della Spada-Smeraldo (Armonia di Pietragrigia #5)

A.E. Moranelli

Flavoria non è più la terra magica e bellissima di un tempo: la guerra ha portato distruzione, dolore e sospetti. La luce di Armonia è stata offuscata dalle perdite e le sue sicurezze distrutte dai tradimenti. Anche il cuore del coraggioso Evan è spezzato: si è visto portare via ciò che amava di più al mondo e ora credere in qualcosa è ancora più difficile. Eppure esiste ancora una debole speranza: è una strada solitaria che affonda nel buio e dalla quale, forse, non si può tornare indietro.L’ultimo capitolo della saga di Armonia di Pietragrigia, l’ultima battaglia da combattere.Così tutto finisce.Questa è l’ultima battaglia.Non ce ne sarà un’altra.Combatti con coraggio.

A volte sentiva il bisogno di frugare nel suo passato, succedeva sempre quando sentiva le forze venirle meno, quando suo padre la fissava senza vederla e il Veggente le rivolgeva un sorriso viscido, pieno di minacce.

 

Una storia magica che è difficile salutare con quest’ultimo volume della saga. 

Eccomi qui a parlarvi di nuovo di Armonia di Pietragrigia, una serie fantasy per ragazzi che ho amato dal primo momento, e per primo momento non intendo quando ho iniziato a leggere la storia, ma quando l’autrice me ne ha parlato. Successivamente ho “seguito”, attraverso gli sfoghi e le chiacchiere con Angelica, l’iter di pubblicazione dal primo volume. 

La storia di Armonia ha una grande evoluzione di libro in libro, non solo da un punto di vista di trama, ma anche per quanto riguarda la crescita dei personaggi che sono caratterizzati in modo magistrale. 

Sapete bene che non amo fare spoiler nelle mie recensioni, ma in questo caso (trattandosi del quinto volume) inevitabilmente dovrò dire qualcosa. Con La leggenda della spada smeraldo il lettore scopre una nuova Armonia che è diversa dalla coraggiosa e determinata Fanciulla-Guerriero, conosciamo la Signora di Fuoco, una donna fragile e forte allo stesso tempo, rinchiusa nel suo bozzolo di disperazione e di paura. Il desiderio di Armonia è quello di salvare la vita del padre, ma per farlo dovrà seguire le indicazioni del perfido Veggente. 

Se troviamo la nostra eroina diversa, allo stesso modo scopriamo anche il prode Evan che appare all’inizio completamente perso, insicuro delle sue capacità e alla ricerca della speranza nel riportare indietro Armonia. 

La trama è molto intricata e accattivante proprio perché le rivelazioni non mancano, come anche gli ultimi colpi di scena, perché all’autrice piace far soffrire il lettore fino alla fine. 

Lo stile di Angelica è fluido e immediato, ha creato una storia originale soffermandosi su ogni piccolo aspetto e realizzando un mondo che ricorda quello articolato di Harry Potter, ma allo stesso tempo completamente diverso.

Nella prima parte della storia, a capitoli alterni, si sviluppano le vicende della Fanciulla-Guerriero e di Evan. Per quanto riguarda Armonia ho amato tutti i momenti con suo padre trovandoli struggenti ed emotivamente intensi, mentre Evan viene spogliato dall’armatura da prode e forte cavaliere per apparire come un semplice ragazzo che cerca la forza di andare avanti nell’impresa. Nella seconda parte del libro il gruppo si riunisce e per un attimo ho provato un senso di nostalgia e tenerezza rileggendo di Sara, Martino e Lucrezia. L’autrice si sofferma molto sulla caratterizzazione dei personaggi, riesce a renderli reali e sono palpabili le loro emozioni. Non dirò altro, ma ci tengo a esprimere la grande soddisfazione per il finale che, ammetto, mi ha anche commosso. 

Armonia di Pietragrigia non è solo un’avventura originale, piena di magia, intrighi e colpi di scena, non ci sono solo mondi incantati, personaggi particolari e animali fantastici, non parla soltanto di coraggio, amicizia e  speranza, ma tratta anche  di una storia d’amore i cui protagonisti non sono un principe e una principessa, ma una semplice coppia di ragazzi che crescono, soffrono e combattono insieme per quello in cui credono.