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Il canto di Penelope di Atwood | Recensione

Il canto di Penelope 
Margaret Atwood

Fedele e saggia, Penelope ha atteso per vent’anni il ritorno del marito che, dopo aver vinto la guerra di Troia, ha vagato per il Mar Mediterraneo sconfiggendo mostri e amoreggiando con ninfe, principesse e dee, facendo sfoggio di grande astuzia, coraggio e notevole fascino, e guadagnandosi così una fama imperitura. E intanto che cosa faceva Penelope, chiusa in silenzio nella sua reggia? Sappiamo che piangeva e pregava per il ritorno del marito, che cercava di tenere a bada l’impulsività del figlio adolescente, che si barcamenava per respingere le proposte dei Proci e conservare così il regno. Ma cosa le passava veramente per la testa? Dopo essere morta e finita nell’Ade, Penelope non teme più la vendetta degli dèi e desidera raccontare la verità, anche per mettere a tacere certe voci spiacevoli che ha sentito sul suo conto. La sua versione della storia è ricca di colpi di scena, dipana dubbi antichi e suggerisce nuovi interrogativi, mettendo in luce la sua natura tormentata, in contrasto con la sua abituale immagine di equilibrio e pacatezza. L’autrice di culto Margaret Atwood, con la sua scrittura poetica, ironica e anticonvenzionale, dà voce a un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della storia occidentale.

 

Che cosa può fare una donna quando una chiacchiera indecente viaggia attraverso il mondo? Se si difende sembra colpevole. Così ho aspettato ancora un po’. Ora che tutti gli altri hanno parlato a perdifiato, è giunto il mio turno. Lo devo a me stessa.

Una storia affascinante, triste e crudele, che cattura il lettore con uno stile raffinato. 

È il primo lavoro che leggo di Margaret Atwood, l’autrice che è conosciuta soprattutto per il romanzo “Il racconto dell’ancella”. La copertina semplice e di impatto ha catturato subito la mia attenzione e la trama affascinante mi ha spinto ad acquistare subito questo libro.

Tutti conoscono l’Odissea di Omero, una storia scandita dal carisma e dall’intelligenza di Ulisse, il quale affronta con astuzia e coraggio creature malvagie e pericolose battaglie. In questa storia l’autrice decide di raccontare di un personaggio dell’Odissea che merita giustizia, che ha voglia di narrare il suo punto di vista. 

Con un linguaggio elegante e poetico, Margaret Atwood dà voce a un personaggio femminile che è l’emblema della moglie devota e della fedeltà: Penelope. Una volta che Penelope inizia a raccontare la sua storia, seppur mantenendo la sua pacatezza e fragilità, ecco che le sue parole diventano un motivo di riflessione sull’essere femmina, partendo dai pregiudizi che nascono, soffermandosi sulle conseguenze delle azioni delle donne che, in un modo o nell’altro, qualsiasi cosa dicono o pensano determinano complicazioni. La vita non è facile se si nasce femmine e i problemi arrivano fin dalla tenera età. Attraverso Penelope, la Atwood tratta in modo critico e ponderato tutte le problematiche, prima citate, dell’universo femminile, evidenziando le crepe che sono presenti ancora nel nostro presente. 

Una storia che narra non solo i venti anni di estenuante attesa di Penelope che attende il ritorno del marito, ma si esplora la sua figura a tutto tondo, partendo dalla sua infanzia, dal comportamento freddo e disinteressato della madre, fino al rapporto complicato con il padre che tenta di ucciderla fin da piccola. 
Ho trovato interessato e ben delineato il rapporto tra la ingenua Penelope e la esuberante Elena, quest’ultima viene descritta come capricciosa e vanitosa, una persona che ama vedere cadere gli uomini ai suoi piedi.

I capitoli di Penelope si alternano con altri che trattano delle dodici ancelle che sono state uccise stesso da Ulisse perché avevano giaciuto con i Proci. Anche loro, come la protagonista, cercano di farsi valere nel romanzo, tentato di avere una minimo di giustizia dopo la loro morte. 

Il canto di Penelope è un romanzo lineare e scorrevole, che esplora le emozioni di uno dei personaggi più curiosi e taciturni dell’Odissea: una donna che non ha avuto la possibilità di dire la sua verità. 

I figli del re di S. Hartnett | Recensione

I figli del re

Sonya Hartnett

Inghilterra, 1940. Cecily, dodici anni, e suo fratello Jeremy, quattordici, sono stati mandati in campagna nella lussuosa dimora di famiglia per sfuggire all’ormai imminente e temuto grande bombardamento di Londra. Insieme a loro c’è May, una piccola sfollata che la famiglia ha accolto per il periodo della guerra. Durante le loro scorribande, le due ragazzine scoprono le rovine di un castello su cui aleggia un’antica leggenda. È una storia crudele e terribile, per nulla adatta alle orecchie di tre ragazzi, ma che proprio per questo loro vogliono conoscere. Una storia dalle atmosfere shakesperiane che narra di un Duca assetato di potere vissuto diversi secoli prima e di due principi scomparsi. Nella rievocazione di quel tempo lontano e nei drammatici giorni di guerra che i ragazzi stanno vivendo, passato e presente si fondono per dare vita a una storia avventurosa e piena di mistero, come sprofondate nel mistero sono le rovine di Snow Castle.

Snow Castle era stato costruito nel silenzio per custodire il silenzio, e in silenzio era caduto a pezzi.

Una storia per ragazzi che racconta, con un linguaggio raffinato, il disagio della guerra.

Ci troviamo nel 1940, l’Inghilterra è minacciata dai bombardamenti e così Jeremy, Cecily e loro madre vanno in campagna, nella tenuta dello zio Peregrine Lockwood. Prima di arrivare a Heron Hall, il luogo che in quel momento sembra più sicuro dalle minacce della guerra, la signora Lockwood decide di dare rifugio a una piccola sfollata di nome May. In questa atmosfera di paura e agitazione Cecily si avvicina molto alla nuova arrivata, che considera come una migliore amica. Un giorno le due si allontanano dalla tenuta per giocare e scoprono le rovine di un castello, conosciuto con il nome di Snow Castle, il quale è il rifugio di due strani bambini.

Il lettore segue le vicende di Cecily e May che sono molto diverse tra loro: la prima ha un atteggiamento infantile, è una bambina viziata, spesso non pensa prima di parlare, ma allo stesso tempo l’ho trovato molto genuina. May è il personaggio che più mi ha conquistata, è una bambina taciturna, coraggiosa, molto intelligente, dai suoi silenzi e dalle poche risposte si percepisce fin da subito che è più matura dell’età che ha. Poi abbiamo Jeremy, il fratello maggiore di Cecily, il ragazzo che si sente uomo, pronto ad affrontare la guerra e ad aiutare il padre che è rimasto da solo a Londra.
Tre ragazzini che affrontano questa situazione in modo diverso, con pensieri e azioni in linea con il loro carattere.

Tra ansie, paure e le orrende notizie della guerra, lo zio Peregrine, un uomo burbero che porta sempre negli occhi una profonda tristezza per il suo passato, racconta ai ragazzi una leggenda che tratta di re, regine, intrighi di corte, piani atroci e tradimenti. Una storia che ha il sapore della tragedia shakesperiana, in cui le cospirazioni non badano neanche ai legami di sangue perché l’unico obiettivo è il potere. 

Il linguaggio di Sonya Hartnett è fluido e delicato, non entra nel dettaglio sulle atrocità della guerra, ma con poche parole rende perfettamente la situazione, creando la giusta atmosfera. Ho trovato, personalmente, la storia un po’ lenta e la conclusione troppo frettolosa, ma devo dire che il finale è elegante e in linea con l’atmosfera dolce-amara del libro.

La storia gioca sugli intrecci tra presente e passato, realtà e fantasia, divertimento e tragedia, elementi che si combinano alla perfezione in una chiave elegante e delicata.

Punto forte sono sicuramente i personaggi che sono ben caratterizzati, vengono trattati molto bene i tre ragazzini, ma mi sarebbe piaciuto leggere di più sullo zio Peregrine, un uomo solido nel suo essere, ma che nasconde molte fragilità.

Accattivante e deliziosamente tragica è la storia del duca che è disposto a tutto pur di ottenere il trono, un dramma storico ben articolato, crudele e pieno di mistero fino alla fine.

Tra giochi infantili, litigi, bombardamenti e la storia narrata da zio Peregrine, si snoda la trama avvinghiando il lettore in un intreccio tra passato e presente. 

 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

DERSHING – Gli ultimi draghi di D. Cencini e R. Micozzi

Dershing – Gli ultimi draghi

D. Cencini e R. Micozzi

Una guerriera, un topo che vuole diventare un mago, uno scultore, un re dei draghi, una mente geniale che sprofonda nella follia. Sono i protagonisti di una storia lunga mille anni, che plasmerà il destino di Oma, mondo a lungo dominato dai draghi, portati però sull’orlo dell’estinzione da una malattia che li ha resi sterili.
Quando i draghi scopriranno che esistono donne in grado di generare figli con loro, le dershing, non tutti accetteranno il cambiamento.
Sarà l’inizio di una nuova specie… o l’inizio della fine?

Sua madre era una semplice dershi, cioè un’ancella nella lingua dei draghi. Fu la prima di una stirpe di esseri umani in grado di accoppiarsi con i draghi, che prese appunto il nome di dershing.

Dershing è un romanzo che si sviluppa in quattro racconti che hanno personaggi diversi, ma con lo stesso filo che li unisce.

L’abilità dell’autore  sta non solo nel creare una trama originale con personaggi ben caratterizzati, ma soprattutto nella struttura della storia in cui non si percepisce un senso di disorientamento quando si passa da un racconto a un altro, ma sembra di leggere un’unica storia che scorre perfettamente.

Neebia, che è rappresentato sulla copertina, è la costante nei racconti e il lettore impara a conoscerlo man mano, entrando sempre di più nella sua psiche contorta e affascinante.

La scrittura è fluida e con poche parole l’autore rende perfettamente le dinamiche e le atmosfere, creando suspense e colpi di scena. Il tutto è accompagnato dalle splendide illustrazioni realizzate da Rita Micozzi che fanno immergere sempre di più il lettore nella storia. 

Se amate il fantasy non potete farvi scappare questa lettura che tratta dei draghi in modo originale e avvincente!

Per saperne di più vi lascio alla video recensione 🙂

CYRANO di Taï-Marc Le Thanh | RECENSIONE

CYRANO

Taï-Marc Le Thanh, Rébecca Dautremer

Cyrano aveva un grosso naso. Cyrano era innamorato di sua cugina Rossana. Ma non osava dirglielo (a causa del suo grosso naso). Fortunatamente Cyrano era un poeta. Il racconto delle rocambolesche avventure di Cyrano tratte molto liberamente (e un po’ a briglia sciolta) dal Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.

Avere un grosso naso non impedisce di condurre una vita normale: mangiare (senza esagerare con il pepe), bere (con la cannuccia), dormire (non a pancia in giù) e innamorarsi (ebbene sì).
Cyrano era innamorato.
Di sua cugina Rossana.

Piano, piano sto uscendo dal blocco del lettore e questo albo illustrato mi ha tenuto compagnia con le sue meravigliose illustrazioni.

Tutti sanno, a grandi linee, la storia di Cyrano e del suo grande naso, dell’amore che prova per Rosssana e del suo amico Cristiano.

Il tipico triangolo amoroso che viene raccontato con uno stile poetico, dolce e malinconico dalla penna di Taï-Marc Le Thanh. Parole semplici che accostate sembrano dare voce a una melodia.

Taï-Marc Le Thanh riesce a raccontare in modo sintetico e semplice, ma allo stesso tempo con enfasi ed emozione, la triste storia dell’amore del povero Cyrano.

Il racconto è accompagnato dalle illustrazioni meravigliose di Rébecca Dautremer, disegni favolistici e dettagliati nei minimi particolari, dal naso di Cyrano, fino alle vesti affascinanti.

Un libro che consiglio a chi ama gli albi illustrati e le opere teatrali.

CONTRONATURA – LA CACCIA – #2 di Mirka Andolfo | Recensione

CONTRONATURA – LA CACCIA – #2

Mirka Andolfo

Leslie nasconde dentro di sé un potere che sono in molti a bramare. Dopo aver perso i suoi migliori amici per mano di un’organizzazione che la bracca, Leslie si ritrova in fuga sola e spaesata insieme a un gruppo di rivoltosi. Riuscirà a unirsi alla lotta contro un governo che bolla come contro natura i rapporti interpersonali che giudica sbagliati, quando ha difficoltà a tenere a bada il lupo che vive dentro di lei?

Eppure, lui non aveva tutto. I mortali avevano qualcosa che lui non avrebbe mai potuto avere. Lui… era solo. 

Se il primo volume mi è piaciuto tantissimo, il secondo di Contronatura l’ho amato alla follia.

Contronatura – La caccia – inquadra meglio il personaggio rimasto avvolto nel mistero nel primo volume, ovvero Khal, il lupo bianco dall’aspetto affascinante e dai modi aggressivi. Mirka ci fa scoprire il suo passato, sul perché del suo aspetto e sulla sua immensa forza, talmente devastante che gli ha creato problemi fin dalla nascita.

La dolce Leslie incontra nuovi personaggi e per gran parte della storia è disperata per la perdita dei suoi migliori amici, confusa perché non sa di chi fidarsi, impaurita per colpa dell’organizzazione che si occupa di “sanare” chi è contronatura e per finire ha una continua battaglia interiore per non essere sopraffatta dall’Albino, una creatura tremenda e mortale.

Come nel primo volume anche qui si sottolinea il pilastro portante della trama, ovvero questa società malata che vuole controllare tutto ciò che è contronatura, un aspetto messo in chiave fantastica che denuncia la società in cui viviamo.

Contronatura è una storia avvincente, accompagnata dal bellissimo stile della disegnatrice che rende ogni tavola spettacolare con colori intensi e linee pulite. Altra abilità che apprezzo di Mirka è la sua capacità di creare scene “piccanti” senza mai essere volgare.

Ho apprezzato tantissimo la figura di Khal, un personaggio che nonostante abbia avuto un passato difficile, ha un carattere grintoso e carismatico. Leslie appare un po’ sotto tono per tutta la storia, si dispera e piange, forse troppo, ma verso le ultime scene ecco che ritorna la protagonista che abbiamo conosciuto nel primo volume.

Il lettore inizia a comporre i tasselli della storia, ma il colpo di scena finale lascia senza fiato con la sola voglia di leggere il terzo e ultimo volume di questa meravigliosa trilogia.

Una storia avventurosa che tratta di temi sociali, di amore, di diversità e di coraggio in uno scenario distopico e fantastico. 

Vi lascio la video recensione del PRIMO volume di Contronatura 🙂

LE MIGLIORI LETTURE DEL 2017

Ciao Cricche!
Questa settimana ho fatto un piccolo sondaggio su Instagram (se volete seguirmi sul social cliccate QUI) per chiedervi se per le migliori letture del 2017 volevate un post sul blog o un video sul canale youtube.

Al momento non ho avuto occasione di registrare nulla un po’ per il tempo, un po’ per il raffreddore che ho avuto e un po’ per la pessima luce di questi giorni, quindi nella storia di Instagram vi ho detto che non sapevo quando sarei riuscita a registrare.

Tutto questo per dirvi che al sondaggio avete scelto il post sul blog!

Nel 2017 è stato il primo anno in cui ho completato e superato la reading challenge, ovvero su 40 libri (obiettivo che avevo fissato) ne ho letti 45. <3 Ho controllato su goodreads i libri a cui ho dato cinque stelle e ho provato a classificarli in categorie (giusto per dare una parvenza di ordine).

Di alcuni di questi vi ho fatto la video recensione e/o la recensione sul blog, ma bando alle ciance e partiamo con le letture.

CATEGORIA
LIBRO PIù COMMOVENTE

La lettura che si classifica prima in assoluto come libro che più mi ha stravolto emotivamente è Hachiko di Prats, edito da Albe Edizioni.

Una storia che tratta del rapporto d’amore che si instaura tra un umano e il suo animale. Un affetto puro, semplice, naturale e incondizionato.

► link al post https://goo.gl/DRVdPQ

Subito dopo Hachiko, un altro libro che mi ha commosso è I mondi di Albie Bright scritto da Christopher Edge ed edito da Mondadori. 

Una storia che in chiave fantastica tratta della elaborazione del lutto e sul concetto di lasciare andare le persone che non sono più al nostro fianco.

► link al post https://goo.gl/QWLLKT

CATEGORIA
MIGLIOR FUMETTO

Una storia che mi ha incuriosito fin dall’inizio e che mi ha conquistata fino all’ultima pagina è  ControNatura – Il risveglio di Mirka Andolfo, edito dalla Panini Comics.

Una storia fantastica che denuncia la società in cui viviamo.

link al post https://goo.gl/uQkxDQ

CATEGORIA
MIGLIOR CLASSICO

Chi mi segue sa che spesso mi piace fermarmi con gli autori contemporanei per leggere dei classici e ho amato particolarmente Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald edito da Oscar Mondadori.

Lo stile di Fitzgerald è meravigliosio, con poche parole descrive in modo originale e sublime i personaggi e le ambientazioni non risultando mai prolisso o noioso. Immerge il lettore nei fastatici anni venti con musica jazz, champagne e balli.

link al post https://goo.gl/m3o3jt

CATEGORIA
MIGLIOR CLASSICO FANTASY

Non so voi, ma per me la saga di Harry Potter rientra tra i classici fantasy che tutti dovrebbero leggere. In questa categoria c’è Harry Potter e la camera dei segreti, scritto dalla Rowling e illustrato da Jim Kay (edito Salani)

Non importa quante volte legga questa saga, ogni volta mi dà sempre tante emozioni. 

CATEGORIA
MIGLIOR FINALE DI  SAGA

E’ molto difficile che un finale di saga mi soddisfi completamente, persino il finale di Harry Potter non mi ha esaltato particolarmente, ma Soman Chainani è riuscito a conquistarmi con L’accademia del Bene e del Male – L’ultimo lieto fine edito da Mondadori.

Una lettura magica, avvincente e piena di colpi di scena con un finale perfetto!

link al post https://goo.gl/AV1Pzz

Sempre nella stessa categoria ho inserito un volume che è QUASI un finale di saga, essendo il penultimo volume, ed è  Il Regno Dell’imperatore Fantasma (Armonia di Pietragrigia #4) di Angelica Elisa Moranelli.

Con uno stile impeccabile e accattivante, l’autrice realizza una trama avvincente e ben intrecciata in cui nulla è lasciato al caso. 

link al post https://goo.gl/BqVL7A

CATEGORIA
MIGLIOR INIZIO DI SAGA

Il primo volume di una saga che, personalmente, ho trovato perfetto! L’ambientazione, la storia originale, la caratterizzazione dei personaggi, il finale… tutto. Non potevo non mettere il massimo delle stelline a La figlia di Odino di  Siri Pettersen, edito da Multiplayer Edizioni.

Siri Pettersen crea un mondo fantastico e magnetico, avvolto dal fascino delle tradizioni e dei miti nordici, una storia che non ha nulla da invidiare ai fantasy più conosciuti e famosi. 

link al post https://goo.gl/jqVyCX

CATEGORIA
MIGLIOR FANTASY ORIENTALE

Chi mi segue sa bene che adoro le storie fantasy orientali di Francesca Angelinelli e ho apprezzato tantissimo Shinigami & Cupcake edito da Genesis Publishing.

Francesca Angelinelli crea, anche questa volta, una storia deliziosa come un cupcake e misteriosa e intrigante come le leggende degli spiriti giapponesi, un’avventura capace di far sognare e di far innamorare.

 

Queste sono le migliori letture del 2017!
Fatemi sapere cosa ne pensate, se conoscete qualche titolo e, soprattutto, fatemi sapere le vostre migliori letture del 2017!

Felix il gatto del treno di Kate Moore | Recensione

Felix il gatto del treno

Kate Moore

Quando Felix è arrivata alla stazione ferroviaria di Huddersfield, in Inghilterra, con il ruolo di disinfestatrice, era soltanto una gattina di appena otto settimane, dai grandi occhi verdi e dalla morbida coda macchiata di bianco in punta. E di certo nessuno avrebbe potuto immaginare quanto quella piccola palla di pelo sarebbe diventata importante. In sei anni di onorato servizio, Felix ha dimostrato di essere molto più di una brava dipendente della società ferroviaria Trans- Pennine Express. Nonostante una certa propensione a addormentarsi sul posto di lavoro, è sempre stata pronta a dare il suo contributo, che si trattasse di stare in servizio alla scrivania o in pattuglia sui binari, o di calmare gli animi di clienti insoddisfatti. Ma non solo. Felix ha saputo cambiare in modo sorprendente la vita di colleghi e pendolari. Finché qualcuno ha cambiato la sua. È stata proprio l’amicizia con un pendolare speciale, che Felix incontrava ogni mattina sul binario, a darle infatti il riconoscimento che le spettava, dedicandole una pagina Facebook e catapultandola nello star system internazionale. Malgrado ora sia una celebrità, Felix è rimasta la stessa e continua indisturbata a giocare, lasciarsi accarezzare e fare ogni giorno quello che le riesce meglio: toccare il cuore delle persone.

“La gatta della stazione rimase a osservare la scena in silenzio mentre la brezza della sera le accarezzava il pelo per la prima volta, arruffando la pelliccia colore ebano e facendo fremere ogni singolo pelo nell’aria della tarda estate. Felix batté le palpebre sui grandi occhi versi. Mosse le lunghe vibrisse mentre annusava tutti quegli odori completamente nuovi. Sembrava proprio che stesse pensando: wow!
Felix, ti presento il mondo. 
Mondo, ti presento Felix. 
Sebbene la gattina ancora non lo sapesse, ben presto quello sarebbe diventato il suo regno.”

Moore ci racconta una storia vera, fatta di momenti simpatici e di amore con una scrittura semplice e immediata.

Fin dalle prime pagine il lettore viene coinvolto dai simpatici e tenaci tentativi di Gareth di convincere tutto il personale della stazione ferroviaria di Huddersfield di prendere un gatto! Un piccolo esserino peloso che potrebbe migliorare la vita di tutti, non solo degli addetti al lavoro, ma anche dei viaggiatori.

Dopo varie insistenze e gag divertenti, ecco che Gareth vede realizzarsi il suo sogno: la stazione di Huddersfield  dà il benvenuto a un gattino, che poi si scoprirà essere una gattina, di nome Felix.

La storia è molto dolce e la particolarità della trama sta nel fatto che non è solo un personaggio che gira intorno alla vita del felino, ma sono i vari lavoratori della stazione che si affezionano a Felix e che, di conseguenza, la loro quotidianità muta con la nuova arrivata.

Questa storia riesce a raggiungere il cuore del lettore e spiega come un animale, in questo caso un gatto, riesca con poco, con uno sguardo, con una fusa, con un gesto della coda, ad alleggerire la vita. Spesso Gareth si avvale dell’aiuto della impeccabile Felix per placare l’ira e il mal contento dei viaggiatori (sappiamo tutti quanto può essere stressante viaggiare e trovare ritardi o cancellazioni di treni) e con un felino tenero con la voglia di coccole come non intenerirsi?
Un perfetto esempio di come la presenza di un animale può migliorare la vita.

Per quanto il romanzo sia dolce e delicato purtroppo, personalmente, l’ho trovato anche un po’ lento, è come se mancasse quel qualcosa per rendere la trama più coinvolgente.

Una storia lineare che segue la crescita di Felix passo dopo passo (fino alla sua fama di gatto della stazione), insieme ai lavoratori di Huddersfield. 

Felix il gatto del treno è una storia divertente che apprezzeranno sicuramente gli amanti dei gatti 🙂 

Vi lascio anche la vera pagina facebook di Felix <3  Felix the Huddersfield Station Cat

HACHIKO di Lluís Prats | Recensione

Hachiko

Lluís Prats

Ispirato a una storia vera di fedeltà  che vince la morte. Nel Giappone  degli anni Venti e Trenta  del Novecento, la straordinaria  dedizione di un cane per il suo  padrone diventa un simbolo  universale e suscita  la solidarietà e il riconoscimento  di tutta una comunità. Una storia commovente raccontata  dal prestigioso autore catalano Lluís Prats Martínez e illustrata dall’artista polacca Zuzanna Celej. Hachiko è un akita (i cani dei samurai) che  ogni mattina accompagna alla stazione  ferroviaria il padrone, insegnante in  un’altra città, e ogni sera torna ad  accoglierlo. Un giorno il professore muore  all’improvviso durante una lezione e  Hachiko quella sera lo aspetta invano.  Continuerà ad aspettarlo per tutta la vita,  senza mai allontanarsi dalla stazione, mentre la comunità intorno a lui, colpita  dalla sua perseveranza, inizia una gara di solidarietà per nutrirlo e sostenerlo nell’impresa. Dopo la morte, Hachiko verrà celebrato come un simbolo dei più nobili valori della  tradizione giapponese.

“In quel preciso istante il cane sollevò la testa e guardò negli occhi il professore, il quale si rese conto che era molto peloso, come tutti quelli della sua razza, e molto provato. Ma ciò che colpì soprattutto la sua attenzione fu il modo in cui quella bestiola riusciva a guardarlo. Non lo faceva come se volesse rimproverarlo per averlo fatto viaggiare in un frigorifero due giorni e due notti, no, c’era qualcosa di più profondo e intelligente in quegli occhi tristi e malinconici. “

Prats ci racconta in modo toccante, con uno stile semplice e delicato, una storia vera.

Il professore Eisaburo decide di prendere un cane,un akita, per sua figlia. E’ un uomo colto, che ama la natura e che ci tiene alla sua routine quotidiana, ma nell’esatto momento in cui incrocia lo sguardo con il cucciolo, ecco che la sua vita cambia.

Hachiko, così chiamato dal professore, vive in perfetta armonia con il padrone il quale modifica con piacere le sue abitudini facendo rientrare il cane nella sua routine. Eisaburo e Hachiko rappresentano il perfetto rapporto d’amore che si instaura tra un umano e il suo animale: è un affetto puro, semplice, naturale e incondizionato.

A rendere la storia ancor più delicata e magica è l’ambientazione orientale degli anni 20 e 30 del 1900, periodo in cui il Giappone si affaccia alla modernità del tempo, ma che allo stesso modo conserva tradizioni antiche, rendendo l’atmosfera affascinante.

La prima parte del libro è quella più tenera e sognante in cui si conosce il rapporto e l’intesa tra Hachiko e Eisaburo, mentre la seconda è la più struggente e intensa della storia. Quando il padrone muore il piccolo akita non si perde d’animo, continua ad aspettare Eisaburo alla stazione, superando momenti difficili.

Una storia struggente che parla di amore e di fedeltà.

Vi lascio alla video recensione 🙂