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I figli del re di S. Hartnett | Recensione

I figli del re

Sonya Hartnett

Inghilterra, 1940. Cecily, dodici anni, e suo fratello Jeremy, quattordici, sono stati mandati in campagna nella lussuosa dimora di famiglia per sfuggire all’ormai imminente e temuto grande bombardamento di Londra. Insieme a loro c’è May, una piccola sfollata che la famiglia ha accolto per il periodo della guerra. Durante le loro scorribande, le due ragazzine scoprono le rovine di un castello su cui aleggia un’antica leggenda. È una storia crudele e terribile, per nulla adatta alle orecchie di tre ragazzi, ma che proprio per questo loro vogliono conoscere. Una storia dalle atmosfere shakesperiane che narra di un Duca assetato di potere vissuto diversi secoli prima e di due principi scomparsi. Nella rievocazione di quel tempo lontano e nei drammatici giorni di guerra che i ragazzi stanno vivendo, passato e presente si fondono per dare vita a una storia avventurosa e piena di mistero, come sprofondate nel mistero sono le rovine di Snow Castle.

Snow Castle era stato costruito nel silenzio per custodire il silenzio, e in silenzio era caduto a pezzi.

Una storia per ragazzi che racconta, con un linguaggio raffinato, il disagio della guerra.

Ci troviamo nel 1940, l’Inghilterra è minacciata dai bombardamenti e così Jeremy, Cecily e loro madre vanno in campagna, nella tenuta dello zio Peregrine Lockwood. Prima di arrivare a Heron Hall, il luogo che in quel momento sembra più sicuro dalle minacce della guerra, la signora Lockwood decide di dare rifugio a una piccola sfollata di nome May. In questa atmosfera di paura e agitazione Cecily si avvicina molto alla nuova arrivata, che considera come una migliore amica. Un giorno le due si allontanano dalla tenuta per giocare e scoprono le rovine di un castello, conosciuto con il nome di Snow Castle, il quale è il rifugio di due strani bambini.

Il lettore segue le vicende di Cecily e May che sono molto diverse tra loro: la prima ha un atteggiamento infantile, è una bambina viziata, spesso non pensa prima di parlare, ma allo stesso tempo l’ho trovato molto genuina. May è il personaggio che più mi ha conquistata, è una bambina taciturna, coraggiosa, molto intelligente, dai suoi silenzi e dalle poche risposte si percepisce fin da subito che è più matura dell’età che ha. Poi abbiamo Jeremy, il fratello maggiore di Cecily, il ragazzo che si sente uomo, pronto ad affrontare la guerra e ad aiutare il padre che è rimasto da solo a Londra.
Tre ragazzini che affrontano questa situazione in modo diverso, con pensieri e azioni in linea con il loro carattere.

Tra ansie, paure e le orrende notizie della guerra, lo zio Peregrine, un uomo burbero che porta sempre negli occhi una profonda tristezza per il suo passato, racconta ai ragazzi una leggenda che tratta di re, regine, intrighi di corte, piani atroci e tradimenti. Una storia che ha il sapore della tragedia shakesperiana, in cui le cospirazioni non badano neanche ai legami di sangue perché l’unico obiettivo è il potere. 

Il linguaggio di Sonya Hartnett è fluido e delicato, non entra nel dettaglio sulle atrocità della guerra, ma con poche parole rende perfettamente la situazione, creando la giusta atmosfera. Ho trovato, personalmente, la storia un po’ lenta e la conclusione troppo frettolosa, ma devo dire che il finale è elegante e in linea con l’atmosfera dolce-amara del libro.

La storia gioca sugli intrecci tra presente e passato, realtà e fantasia, divertimento e tragedia, elementi che si combinano alla perfezione in una chiave elegante e delicata.

Punto forte sono sicuramente i personaggi che sono ben caratterizzati, vengono trattati molto bene i tre ragazzini, ma mi sarebbe piaciuto leggere di più sullo zio Peregrine, un uomo solido nel suo essere, ma che nasconde molte fragilità.

Accattivante e deliziosamente tragica è la storia del duca che è disposto a tutto pur di ottenere il trono, un dramma storico ben articolato, crudele e pieno di mistero fino alla fine.

Tra giochi infantili, litigi, bombardamenti e la storia narrata da zio Peregrine, si snoda la trama avvinghiando il lettore in un intreccio tra passato e presente. 

 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

Felix il gatto del treno di Kate Moore | Recensione

Felix il gatto del treno

Kate Moore

Quando Felix è arrivata alla stazione ferroviaria di Huddersfield, in Inghilterra, con il ruolo di disinfestatrice, era soltanto una gattina di appena otto settimane, dai grandi occhi verdi e dalla morbida coda macchiata di bianco in punta. E di certo nessuno avrebbe potuto immaginare quanto quella piccola palla di pelo sarebbe diventata importante. In sei anni di onorato servizio, Felix ha dimostrato di essere molto più di una brava dipendente della società ferroviaria Trans- Pennine Express. Nonostante una certa propensione a addormentarsi sul posto di lavoro, è sempre stata pronta a dare il suo contributo, che si trattasse di stare in servizio alla scrivania o in pattuglia sui binari, o di calmare gli animi di clienti insoddisfatti. Ma non solo. Felix ha saputo cambiare in modo sorprendente la vita di colleghi e pendolari. Finché qualcuno ha cambiato la sua. È stata proprio l’amicizia con un pendolare speciale, che Felix incontrava ogni mattina sul binario, a darle infatti il riconoscimento che le spettava, dedicandole una pagina Facebook e catapultandola nello star system internazionale. Malgrado ora sia una celebrità, Felix è rimasta la stessa e continua indisturbata a giocare, lasciarsi accarezzare e fare ogni giorno quello che le riesce meglio: toccare il cuore delle persone.

“La gatta della stazione rimase a osservare la scena in silenzio mentre la brezza della sera le accarezzava il pelo per la prima volta, arruffando la pelliccia colore ebano e facendo fremere ogni singolo pelo nell’aria della tarda estate. Felix batté le palpebre sui grandi occhi versi. Mosse le lunghe vibrisse mentre annusava tutti quegli odori completamente nuovi. Sembrava proprio che stesse pensando: wow!
Felix, ti presento il mondo. 
Mondo, ti presento Felix. 
Sebbene la gattina ancora non lo sapesse, ben presto quello sarebbe diventato il suo regno.”

Moore ci racconta una storia vera, fatta di momenti simpatici e di amore con una scrittura semplice e immediata.

Fin dalle prime pagine il lettore viene coinvolto dai simpatici e tenaci tentativi di Gareth di convincere tutto il personale della stazione ferroviaria di Huddersfield di prendere un gatto! Un piccolo esserino peloso che potrebbe migliorare la vita di tutti, non solo degli addetti al lavoro, ma anche dei viaggiatori.

Dopo varie insistenze e gag divertenti, ecco che Gareth vede realizzarsi il suo sogno: la stazione di Huddersfield  dà il benvenuto a un gattino, che poi si scoprirà essere una gattina, di nome Felix.

La storia è molto dolce e la particolarità della trama sta nel fatto che non è solo un personaggio che gira intorno alla vita del felino, ma sono i vari lavoratori della stazione che si affezionano a Felix e che, di conseguenza, la loro quotidianità muta con la nuova arrivata.

Questa storia riesce a raggiungere il cuore del lettore e spiega come un animale, in questo caso un gatto, riesca con poco, con uno sguardo, con una fusa, con un gesto della coda, ad alleggerire la vita. Spesso Gareth si avvale dell’aiuto della impeccabile Felix per placare l’ira e il mal contento dei viaggiatori (sappiamo tutti quanto può essere stressante viaggiare e trovare ritardi o cancellazioni di treni) e con un felino tenero con la voglia di coccole come non intenerirsi?
Un perfetto esempio di come la presenza di un animale può migliorare la vita.

Per quanto il romanzo sia dolce e delicato purtroppo, personalmente, l’ho trovato anche un po’ lento, è come se mancasse quel qualcosa per rendere la trama più coinvolgente.

Una storia lineare che segue la crescita di Felix passo dopo passo (fino alla sua fama di gatto della stazione), insieme ai lavoratori di Huddersfield. 

Felix il gatto del treno è una storia divertente che apprezzeranno sicuramente gli amanti dei gatti 🙂 

Vi lascio anche la vera pagina facebook di Felix <3  Felix the Huddersfield Station Cat