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Murasaki Shikibu – Gocce di Storia Orientale #3

Il primo romanzo al mondo nasce in Giappone ed è stato scritto da una donna vissuta nel periodo Heian sullo scorcio del X secolo.

Il libro è il “Genji Monogatari” la Storia di Genji, romanzo attribuito a Murasaki Shikibu.

Non si conosce il suo vero nome, Murasaki è un soprannome che, molto probabilmente, viene da un  personaggio del suo capolavoro, mentre Shikibu significa “ufficio delle cerimonie” dove suo padre e suo fratello lavoravano.

Incerte sono le date di nascita e di morte dell’autrice, ma si sa che è stata allevata e istruita dal padre, il quale le impartì un’educazione tipicamente maschile. Le furono insegnati il cinese, lingua ufficiale a corte, i classici cinesi e i poeti Tang.

I pochi dati certi ci dicono che sposò suo cugino di secondo grado Fujiwara no Nobutaka, con cui ebbe una figlia e, molto probabilmente, dopo la morte del marito iniziò a lavorare al Genji. Con il tempo ottenne una buona reputazione come autrice. Successivamente divenne dama di compagnia (nyōbō) e prestò servizio alla corte dell’imperatrice Shōshi (988-1074).

Genji Monogatari narra la storia del principe Genji e affronta un dramma dal punto di vista psicologico e sociale. Il testo era destinato a intrattenere dame e nobili che gravitavano attorno alla famiglia imperiale ed è considerato uno dei capolavori della letteratura giapponese.

Murasaki ha lasciato una grande eredità letteraria dopo la sua morte, in più, con altre donne scrittrici del periodo Heian, ha contribuito allo sviluppo del giapponese in forma di lingua scritta.

Fonti:

 www.unadonnalgiorno.it

Il giappone delle donne edito NuiNui

www.enciclopediadelledonne.it

Tomoe Gozen – Gocce di Storia Orientale #1

Tomoe Gozen

La donna samurai

Tomoe Gozen visse nella seconda metà del XII secolo, ed era una onna bugeisha o onna musha, ovvero una donna addestrata al combattimento.

Ha vissuto nel periodo della battaglia tra i clan dei Taira e dei Minamoto per la contesa del trono imperiale, e le sue imprese sono narrate nell’opera Heike Monogatari (il romanzo epico che racconta lo scontro tra i clan di questo periodo).

Compagna del generale Minamoto Yoshinaka ebbe un ruolo determinante nella guerra grazie alle sue formidabili doti di guerriera. Viene descritta come una donna particolarmente bella, dalla pelle diafana e dai lunghi capelli neri, abile con l’arco e con la spada.  I racconti la dipingono come una guerriera capace di affrontare dei e demoni.

Si dice che nella battaglia di Uchide no Hama  del 1184 , con 300 uomini abbia tenuto testa a 600 cavalieri dei Taira.

Nelle iconografie viene rappresentata generalmente in sella al suo cavallo, vestita con l’armatura giapponese (Yoroi) e armata di tutto punto.

Dopo la vittoria di Minamoto sul clan Taira, iniziò una lotta interna alla famiglia per decidere chi doveva essere shogun. Il principale avversario di Minamoto no Yoshinaka era suo cugino: Minamoto no Yoritomo.

Nella battaglia di Awazu, Tomoe si batté con tutte le sue forze, ma perì insieme al suo generale che fece seppuku (suicidio rituale).

Della donna guerriero si persero le tracce dopo la sconfitta. Alcuni racconti e leggende dicono che morì insieme al suo generale, altre fonti narrano che fu  catturata e resa concubina o che si fece monaca.

Si sa ben poco su Tomoe Gozen, in più non si ha una grande attendibilità storica che sia realmente esistita, ma intanto rimane l’emblema della figura della donna guerriera.

 

Fonti:
Il Giappone delle donne di Civardi edito NuiNui
Kblejungle.com
Meisterdrucke.it

Protetto: Ashura – PMLO#5

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Le cronache dell’acero e del ciliegio. La maschera di No di Monceaux | Recensione

Le cronache dell’acero e del ciliegio formano una tetralogia ambientata nel Giappone del XVII secolo. Seguiamo due eroi, Ichirō, giovane samurai dal favoloso destino, e la misteriosa Hiinahime, una sconosciuta che si nasconde dietro una maschera nō. Nei primi due volumi l’io narrante è Ichirō, negli altri due toccherà all’eroina Hiinahime raccontare la vicenda. Il primo tomo, intitolato “La maschera di No”, ripercorre la vita di Ichirō dall’infanzia all’adolescenza. Abbandonato, Ichirō viene cresciuto come un figlio da un ignoto samurai che gli insegna la via della spada. Il ragazzo vivrà un’esistenza solitaria tra le montagne, nel cuore di una natura selvaggia e al ritmo delle stagioni, tra momenti di beatitudine e spensieratezza e un apprendistato che richiede costanza e coraggio. Ma in una tragica notte, la vita di Ichirō viene sconvolta dall’attacco di loschi samurai. Il destino lo porterà allora a Edo (l’antica Tokyo), dove inizierà a esibirsi nei teatri kabuki; lì stringerà le prime amicizie e incontrerà Hiinahime, la sconosciuta con la maschera Nō. Il secondo tomo della tetralogia, La spada dei Sanada, sarà pubblicato ad ottobre.

Adoro le storie che hanno il sapore orientale, quindi appena ho visto questo nuovo libro edito Ippocampo non ho resistito e l’ho subito acquistato.

Partiamo con il dire che ci ho messo più tempo del solito nel finire di leggere questa storia, che è il primo volume di una saga. 

Ambientato nel Giappone del XVII secolo, il lettore conosce Ichirō, un orfano che viene allevato fin da bambino da un samurai, che si è ritirato dalla sua vita di battaglie, e una donna, la quale segue l’uomo da anni. Il bambino cresce circondato dalla vegetazione delle montagne, isolato dal mondo, ma con Oba che lo accudisce come se fosse una mamma/nonna e il suo maestro che gli insegna la via della spada. Un avvenimento tragico sconvolge la vita del ragazzino che è costretto a intraprendere un viaggio verso Edo, dove scoprirà finalmente il mondo, la cattiveria delle persone, la sofferenza, il dolore sulla sua pelle, ma anche l’amicizia e il teatro. 

Ho amato l’ambientazione, si vede che l’autrice ha studiano per bene gli usi e i costumi (ci sono poche note a fondo pagina che spiegano alcuni termini degli abiti e delle strutture), e ho amato anche la tematica del teatro. In questo periodo storico ci sono due tipologie di teatro, quello No, che ha un pubblico altolocato e dove gli attori sono tutti maschi (infatti interpretano anche ruoli femminili), poi c’è il teatro Kabuki, quello nato per intrattenere il popolo dove anche le donne possono esibirsi e dove il nostro protagonista Ichirō si troverà a lavorare. Quest’ultimo teatro è considerato illegale e immorale proprio per la presenza delle donne.

Ho trovato molto interessante il personaggio di Ichirō, un ragazzino innocente che viene preso subito di mira da persone maligne che vogliono approfittarsi di lui, ma conoscerà anche l’amicizia con Shin, un ragazzo che ama l’arte e il teatro, e proverà sentimenti particolari e più intimi con la misteriosa Hiinahime.  Hiinahime è una ragazzina che vive anche lei isolata dal mondo e con una maschera di No che le copre il viso. Si tratta di un personaggio tenero e forte allo stesso tempo, ho amato il colpo di scena che la riguarda e anche se compare verso la fine del libro, quel poco mi è bastato per affezionarmi a lei. Insomma quei pochi personaggi a mio parere vengono caratterizzati bene, anche se non sono completamente approfonditi, ma immagino sia normale visto che si tratta solo del primo volume. 

Ma parliamo della trama. Perché prima ho detto che ci ho messo più tempo del solito nel leggere questo libro? Perché per le prime 200 pagine l’ho trovato tremendamente prolisso, pieno di descrizioni e di situazioni che, secondo me, non portano a nulla alla storia. Un esempio? All’inizio ci sono almeno una ventina di pagine che raccontano della quotidianità del protagonista. Ora, per quanto questo possa introdurre l’ambientazione e far capire al lettore l’epoca in cui ci troviamo, sinceramente l’ho trovato un po’ troppo. Fortunatamente da metà libro la trama inizia a decollare per poi conquistarmi. 

In conclusione è un libro che consiglio, ma preparatevi al fatto che la trama prende forza da metà libro in poi. Comprerò il secondo volume? Sì, ora devo assolutamente sapere cosa succedere dopo un finale del genere 🙂 

 

Yuki-Onna – PMLO#4

La Yuki-Onna rientra nel folclore giapponese ed è conosciuta come la donna delle nevi.

È una creatura legata all’inverno, infatti compare durante le tempeste di neve. Viene descritta come una bellissima fanciulla dal volto pallido e i lunghi capelli scuri, il più delle volte indossa un kimono bianco, in alcune leggende ha un kimono rosso, in altre è nuda.

È considerata anche yūrei, ovvero uno spirito giapponese, questo perché nel camminare sulla neve non lascia orme e se minacciata può trasformarsi in una nuvola di nebbia. Probabilmente è lo spirito di una donna morta assiderata.

Alcune storie la dipingono come uno spettro innocuo, altre come un essere che uccide i viandanti durante la tormenta di neve. In alcune leggende viene rappresentata come un vampiro, che può entrare nelle case degli estranei solo se invitata per poi nutrirsi del loro sangue, ma è descritta anche come un demone che seduce gli uomini.

Una delle leggende più conosciute, narra della Yuki-Onna che risparmia un giovane ragazzo per la sua bellezza, facendogli promettere di non raccontare a nessuno del loro incontro. Dopo anni l’uomo confessa l’avventura alla moglie, la quale si rivela essere proprio la Yuki-Onna. Rotta la promessa, la donna si scioglie come neve al sole.

 

Vi è piaciuta questa pillola?
In basso lo sketch che ha realizzato Paola Siano.
Trovate l’illustrazione completa sul suo profilo instagram (dove potete vedere altri post dedicati al disegno) e sul mio. Seguitela e tenete d’occhio il suo SHOP 🙂

Paola Siano

 

Bakeneko – PMLO#3

Bakeneko (gatto mostruoso) è un demone che fa parte del folclore giapponese.

Come per la Kitsune, il Bakeneko è un yokai mutaforma capace di assumere sembianze umane. Nelle credenze popolari si parla spesso di gatti che, dopo molti anni di vita o dopo aver raggiunto un notevole peso, diventano demoni.

Anche l’affetto per il proprio padrone può scaturire la trasformazione. Secondo un racconto, un corteo funebre fu sconvolto dall’apparizione di un mostro dall’aspetto felino che si appropriò della salma e sparì nel nulla. Si scoprì in seguito che si trattava proprio del gatto di famiglia. Nasce da questa leggenda l’abitudine di non far uscire di casa i gatti quando uno dei loro padroni è defunto da breve tempo.

Il Bakeneko ha l’aspetto di un gatto, ma di dimensioni più grandi. Generalmente divora gli esseri umani, poi ne assume le sembianze prendendo il loro posto, mantenendo sempre dei tratti felini. La versione femminile del Bakeneko è la Nekomusume.

La leggenda dice che spesso rubano le tradizionali lampade di carta giapponesi, perché alimentate con olio di sarde.

Spero che questa prima pillola vi sia piaciuta 🙂 In basso lo sketch che ha realizzato Paola Siano.
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Paola Siano

Kappa – PMLO#2

Il Kappa è una creatura del folclore giapponese conosciuta anche con il nome di Kawataro.

Il demone ha un forte legame con l’acqua, infatti lo si trova nei pressi di fiumi, laghi o pozzi e la maggior parte delle leggende lo descrivono poco più alto di un metro, con le sembianze di un rettile umanoide.

Di natura dispettosa, tormenta gli umani con scherzi inoffensivi, ma può avere anche un temperamento aggressivo, violentando donne o trascinando nell’acqua bambini e bestiame annegandoli. Si nutre delle vittime soprattutto perché è ossessionato dallo shirikodama, ovvero la forza vitale di una persona.

Sembra strano, ma è un yokai che ci tiene molto all’educazione, se ci si inchina per salutarlo, ricambia il gesto. È molto incuriosito dalle persone ed è incapace di rompere un giuramento, infatti alcune leggende narrano di come gli uomini abbiano truffato questi demoni vincolandoli con un patto.

Se si vuole stringere amicizia con un Kappa si consiglia di offrirgli dei cetrioli, ne è molto goloso!

Spero che questa prima pillola vi sia piaciuta 🙂 In basso lo sketch che ha realizzato Paola Siano.
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Paola Siano

Kitsune – PMLO#1

Le Kitsune (demoni volpe), rientrano nel folclore giapponese.

Sono yokai mutaforma e hanno la capacità di assumere sembianze umane, il più delle volte si tramutano in bellissime donne che ammaliano gli umani. Infatti la maggior parte delle leggende raccontano di Kitsune tentatrici che in veste di amanti seducono l’uomo, alcune di queste storie hanno una natura romantica e tragica. Questi demoni possono avere anche altre abilità come sputare fuoco e creare illusioni.

Nelle leggende non si parla solo di matrimoni tra demoni e umani, ma anche tra le stesse Kitsune. Quando il cielo è sereno, ma piove, vuol dire che sta avvenendo un matrimonio tra due volpi e in questo caso c’è il Kitsune no yomeiri (corteo di nozze delle volpi).

Caratteristica singolare delle Kitsune è che è possibile capire quanto siano forti e pericolose in base al numero delle loro code. Più il demone volpe vive, più aumenta il suo potere, così anche il numero delle code che possono arrivare fino a un massimo di nove.

Non tutte le Kitsune sono maligne perché ci sono anche le Zenko (le volpi buone) che sono strettamente legate al dio Inari, la divinità shintoista del riso e dell’agricoltura. Le volpi di Inari sono bianche, colore considerato di buon auspicio, hanno il potere di allontanare il male e proteggono i santuari della divinità.

Spero che questa prima pillola vi sia piaciuta 🙂 In basso lo sketch che ha realizzato Paola Siano.
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Paola Siano