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Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka | Recensione

“Da anni” ha dichiarato Julie Otsuka, “volevo raccontare la storia delle migliaia di giovani donne giapponesi – le cosiddette “spose in fotografia” che giunsero in America all’inizio del Novecento. Mi ero imbattuta in tantissime storie interessanti durante la mia ricerca e volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista. Avrei raccontato la storia dal punto di vista di un ‘noi’ corale, di un intero gruppo di giovani spose”. Una voce forte, corale e ipnotica racconta dunque la vita straordinaria di queste donne, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare da quel primo, arduo viaggio collettivo attraverso l’oceano. È su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. A quei giorni pieni di trepidazione, seguirà l’arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l’esperienza del parto e della maternità, il devastante arrivo della guerra, con l’attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici. Fin dalle prime righe, la voce collettiva inventata dall’autrice attira il lettore dentro un vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai dargli tregua.

Questa è l’America,  ci saremmo dette, non c’è nulla di cui preoccuparsi.

E ci saremmo sbagliate.

Un romanzo corale tutto al femminile.

Ho amato questo romanzo soprattutto per come è scritto. Ogni frase è una voce. Ogni capitolo è uno step della loro vita. Ogni virgola, ogni punto vibra di emozioni, speranze e dolori di queste donne che non hanno un volto, non vengono descritte, ma le loro voci si sentono chiare e nitide. 

Sono chiamate “le spose in fotografia”, donne che partono dal Giappone per sposare gli immigrati giapponesi che vivono in America. Orientativamente la storia è ambientata intorno agli anni 40 del Novecento. Queste donne affrontano un viaggio estenuante, alcune arrivano alla meta, altre non accettano il loro destino e si suicidano in mare, altre ancora muoiono per gli stenti. Quelle che sopravvivono incontrano i loro mariti e affrontano la prima notte di nozze. C’è chi ne rimane delusa, chi umiliata, chi è un po’ più fortunata, chi vede il suo sogno d’amore infrangersi con la dura realtà. E poi arriva il lavoro sfiancante, la gravidanza, i figli, la guerra…

Venivamo tutte per mare è un piccolo volume di sole 140 pagine, non ci sono dialoghi, non aspettatevi colpi di scena o azione, ma un romanzo intimo, scorrevole e ipnotico. Una storia corale che vibra di emozioni. 

Review Party | Il giorno dopo il lieto fine di Alice Chimera

Il giorno dopo il lieto fine

Alice Chimera

Nessun lieto fine. Detto così suona assai traumatico.
Ma se le favole non fossero proprio come ce le raccontano quando siamo bambini?
Cosa accadde realmente subito dopo il classico “happy end”?
Ce lo racconta Alice Chimera. Partendo dal noto finale disneyano, scopriremo cosa la sorte ha riservato alle varie protagoniste.
Le mele diverranno una vera e propria persecuzione per Biancaneve; Cenerentola si troverà sposata a un principe che la considera un giocattolo sessuale; Ariel non è diventata davvero umana e non potrà avere figli; Jasmine rimpiangerà la libertà perduta; Alice, che avrebbe voluto crescere e diventare donna, si ritroverà a rimpiangere il Paese delle Meraviglie e la spensieratezza dell’infanzia…
Alcune note esplicative accompagnano le favole e ne approfondiscono gli aspetti originari che hanno ispirato i lungometraggi.

Cosa succede nelle fiabe dopo il “e vissero per sempre felici e contenti”? C’è qualcosa dopo, quel qualcosa che nessuno ci ha mai raccontato, ed ecco che arriva Alice Chimera che ripropone in una nuova edizione la sua raccolta di racconti “Il giorno dopo il lieto fine”.

Ho avuto il piacere di leggere anni fa questo lavoro di Chimera, e come la prima volta ho divorato la lettura con piacere. 
L’autrice riprende le fiabe classiche Disney, va oltre la fine che tutti noi conosciamo e ci propone uno scenario spesso triste, altre volte ingiusto, ma anche realistico.
Una vetrina “realistica” che smonta il lieto fine delle fiabe con toni grotteschi. 

Sette racconti che vedono come protagoniste Biancaneve, Ariel, Belle, Cenerentola, Jasmine, Aurora e Alice.
La Bella e La Bestia è tra i classici della Disney che più adoro e indovinate? E’ anche il mio racconto preferito della raccolta di Alice Chimera perché inaspettato, originale e dalle sfumature gotiche. 
In questa storia troverete brividi, una punta di horror e un finale inaspettato.
Lo stile di scrittura è semplice e accurato, va dritto al punto non perdendosi in troppe descrizioni dando ampio campo d’azione alle principesse infelici.

Ogni racconto si apre con una delicata illustrazione e si chiude con una nota dell’autrice che fa un piccolo focus sulla fiaba. 


Se amate le rivisitazioni e siete pronti a conoscere il finale della storia delle nostre eroine Disney, allora tuffatevi in questa lettura.

#Prodottofornitoda @AliceChimera

 

La ragazza nella torre – La notte dell’inverno 2 Katherine Arden

La ragazza nella torre – La notte dell’inverno 2

Katherine Arden

Orfana e sola, costretta ad abbandonare il suo villaggio, Vasja dovrà rassegnarsi a trascorrere la vita in un convento o a permettere alla sorella maggiore di darla in sposa a un principe moscovita. Entrambe le strade la condannano a una vita in una torre, tagliata fuori dal vasto mondo che invece desidera esplorare. Così sceglie una terza via: travestendosi da ragazzo cavalca attraverso il bosco per sfuggire a un destino che altri hanno scritto per lei. A Mosca, intanto, la corte imperiale è scossa da lotte di potere e tumulti. Nelle campagne alcuni banditi razziano i campi, bruciano i villaggi e rapiscono le fanciulle. Dopo essere partiti per sconfiggere i briganti, il Gran principe e i suoi boiardi si imbattono in un giovane uomo in groppa a un magnifico destriero. Solo Sasa, un monaco guerriero, capisce che il “ragazzo” altri non è che sua sorella, creduta morta dopo la fuga dal suo villaggio in seguito all’accusa di stregoneria. Ma quando Vasja dà prova del suo valore in battaglia, cavalcando con una destrezza eccezionale e con un’inspiegabile forza, Sasa realizza che dovrà a tutti i costi mantenere il segreto della sua vera identità, per salvare la vita dell’unica persona in grado di fronteggiare le forze oscure che minacciano di distruggere l’impero…

Una figura umana apparve sull’uscio. Il cavallo aguzzò le orecchie; la ragazza si irrigidì nervosamente. 
-Vieni dentro, Vasja- disse l’uomo. -Fa freddo.-

Rieccomi a parlare del secondo volume della serie La notte dell’Inverno – La ragazza nella torre di Arden.
Come sapete ho amato il primo volume L’orso e l’usignolo e non vedevo l’ora di immergermi nella lettura di questo secondo capitolo.

La ragazza nella torre inizia esattamente da dove finisce l’Orso e l’usignolo. Vasja parte alla scoperta del mondo, è uno spirito libero, che vuole viaggiare e mettersi alla prova. Il destino di una ragazza che vive in una Russia medievale è quello o di sposarsi o di passare il resto della vita in convento, ma la nostra protagonista non vuole sottostare a queste imposizioni dettate da una società maschilista. 
Vasja è un personaggio forte e determinato, che però non è privo di fragilità e ingenuità. 

L’autrice riesce a caratterizzare i personaggi alla perfezione, anche quelli che non approfondisce particolarmente. Lo stile scorrevole ha il potere di immergere il lettore nell’ambientazione magica della tundra russa. 

Nel primo volume della serie si accenna a una situazione politica interessante che viene approfondita in questo secondo capitolo. Il lettore incontra di nuovo Sasa, il fratello maggiore di Vasja, diventato un monaco guerriero. Sasa ha un grande ruolo nella storia perché non solo è il cugino del Gran Principe, ma è anche suo amico e confidente. 

Per la prima metà del libro ho trovato molto interessanti le parti con Sasa, un personaggio positivo, coraggioso, dedito alla retta via, e che non manca di spirito politico e di furbizia. Mentre ho trovato l’inizio del viaggio di Vasja un po’ lento, a tratti noioso, ma tutto servirà alla protagonista per prepararsi a quello che le aspetta alla fine della storia. La seconda parte del libro ha un ritmo molto più incalzante e dinamico. 

In questo volume Vasja si sentirà sempre più vicina al signore dell’inverno, Morozko e tra loro si instaurerà un rapporto più profondo che spero possa essere approfondito maggiormente nel terzo volume. 

Tirando le somme, anche se il secondo volume di questa trilogia l’ho trovato un po’ più lento, mi ha conquistata fino alla fine. 
Nel libro La ragazza nella torre aspettatevi azione, magia, intrighi politici, sentimento, coraggio e tanta, tanta voglia di essere liberi. 

 

Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio di Rundell | Recensione

Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio 

Katherine Rundell

«La letteratura per ragazzi ha una lunga e nobile storia di scarsa considerazione. Sul volto di certe persone si disegna un sorrisetto particolare quando racconto loro che cosa faccio, più o meno lo stesso che mi aspetterei di vedere se dicessi che costruisco minuscoli mobili da bagno per elfi. Scrivo narrativa per ragazzi da oltre dieci anni ormai, e faccio ancora fatica a darne una definizione. Ma so con certezza che cosa non è: non è solo per ragazzi.» Katherine Rundell firma un’appassionata difesa della letteratura per ragazzi, contro i pregiudizi e gli snobismi di chi pensa che leggerla dopo una certa età sia bandito. Ma chi lo ha detto che c’è un’unica direzione di lettura nella vita? Che non si possa andare avanti e indietro, mischiare i generi, leggere contemporaneamente Joyce e Dahl, i saggi di Derrida e le avventure di Mary Poppins? Leggere libri per ragazzi da adulti non è regredire, non è tornare indietro, ci spiega Rundell con puntuta saggezza, al contrario se li abbandoniamo del tutto «lo facciamo a nostro rischio e pericolo, perché rinunciamo a uno scrigno di meraviglie che, guardate con occhi adulti, possiedono una magia completamente nuova.»

Quando scrivo, scrivo per due persone: la me di quando avevo dodici anni e la me di oggi, e il libro deve soddisfare desideri diversi ma intrecciati. 

Katherine Rundell è un’autrice di libri per ragazzi e in questo saggio non solo si sofferma sul come si è avvicinata al genere, ma sottolinea l’importanza di queste storie. 

Da dove arriva la letteratura per ragazzi?
In questo saggio ho scoperto che i primi libri per ragazzi in lingua inglese erano manuali di buone maniere. Così parte l’analisi di Rundell: in modo sintetico, con interessanti riferimenti letterari e critici, percorre l’evoluzione di questo genere.

Interessante e costruttiva la parte delle favole, analizza in particolar modo le rivisitazioni della fiaba di Cenerentola prendendo in considerazione la più conosciuta, ovvero quella della Disney, per toccare anche le versioni più tradizionali e antiche.

Io per prima adoro la letteratura per ragazzi e in questo genere si possono identificare due tipologie di storie: quelle che si limitano alla semplice avventura, e quelle che hanno una doppia chiave di lettura adatte quindi non solo a un pubblico per più piccoli, ma anche ai grandi. 

Ho apprezzato molto questa lettura, anche se forse troppo breve, ma  trovo che sia un ottimo testo se si vuole conoscere meglio questo genere letterario. 

Un piccolo saggio che esalta i libri per ragazzi e che spiega a chiare lettere che questo genere non ha limiti di età. 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

Il ragazzo di 1000 anni di Ross Welford | Recensione

Il ragazzo di 1000 anni

Ross Welford

Alfie Monk sembra un normalissimo adolescente. Solo che ha mille anni e ricorda perfettamente l’ultima invasione dei vichinghi in Inghilterra. Quando un incendio distrugge tutto ciò che ama e conosce, Alfie è costretto a chiedere aiuto a due suoi coetanei. O meglio, a due veri undicenni. Grazie a loro il ragazzo millenario scoprirà un modo di vivere diverso, un modo di vivere che non dura per sempre.

Vi piacerebbe vivere per sempre? Purtroppo, non me la sento di consigliarlo. Ormai ci sono abituato e mi rendo conto che è una cosa speciale. Solo che ora voglio smettere. Voglio crescere come tutti voi.

Un romanzo avventuroso e originale.

Protagonista indiscusso è Alfie, un ragazzino che ha perso il padre e che vive nel 1014 a.C. con il gatto Biffa e sua madre. In un momento critico Alfie decide ci usare le viperle (le perle della vita che gli ha lasciato in eredità il padre) per ottenere la vita eterna. Scelta che fa di nascosto dalla madre, la quale avrebbe voluto che usasse queste perle una volta raggiunta la maggiore età. Passano gli anni, Alfie insieme a Biffa (anch’essa immortale) e sua madre vivono cercando di limitare i contatti sociali con le persone. Una tragedia colpisce il protagonista che si troverà ad allacciare un rapporto di amicizia con due veri undicenni Aidan e Roxy.

Il ragazzo di 1000 anni è  un libro avventuroso con un’alternanza di episodi presenti e passati. Nel corso della lettura si conosce bene Alfie e la sua storia. 
I capitoli si alternano con due punti di vista, quello di Alfie e quello di Aidan. Quest’ultimo è un ragazzino introverso che sta affrontando un periodo particolarmente difficile per le incomprensioni e i litigi tra i suoi genitori. La vita di Aidan prende una via diversa quando incontra Roxy e Alfie.

Lo stile di Welford è semplice e fluido, la storia è scorrevole e dinamica, non ci sono tempi morti, e i personaggi sono ben caratterizzati. Personalmente ho apprezzato particolarmente Alfie, il piccolo vichingo eternamente bloccato nel corpo di un undicenne. 

Il ragazzo di 1000 anni è una storia avventurosa e originale che parla di coraggio, di amicizia e dei piccoli piaceri della vita. Adatto non solo a un pubblico per più piccoli, ma anche ai grandi che vogliono leggere qualcosa di leggero e frizzante. 

#Prodottofornitoda @HarperCollins

Zarina di Ellen Alpsten | Recensione

Zarina

Ellen Alpsten

Palazzo d’Inverno, febbraio 1725. Quando lo zar Pietro il Grande esala l’ultimo, travagliato respiro, sua moglie Caterina i è la regina astuta e seducente che tutti hanno imparato a temere e ad ammirare. La donna piena di risorse che ha profuso ogni sforzo pur di rimanere al fianco dell’imperatore; colei che più di ogni altra lo ha amato e odiato, aiutato e tradito, subìto e saputo domare. Ma nel passato di Caterina c’è molto di più. Figlia illegittima di un contadino della Livonia, prima che l’incontro con l’imperatore di Russia le cambiasse il nome e la vita, Caterina era Marta: sposa poco più che bambina di un soldato svedese, domestica al servizio di un pastore in Lettonia, salvata da un ufficiale dell’esercito russo, serva del principe Menšikov. Non c’è sopruso, violenza o barbarie che Marta non abbia provato sulla propria pelle e, adesso che lo zar è morto, l’ultima, decisiva battaglia la attende: quella per il potere. La parabola drammatica e trionfale di Caterina i di Russia rivive in un racconto storicamente accurato, trascinante, appassionato e appagante come solo la vita vera sa essere.

Non sarebbe stato difficile evocare le lacrime: nel giro di qualche ora avrei potuto essere morta o desiderare di esserlo, oppure sarei potuta diventare la donna più potente di tutte le Russie. 

Un romanzo avvincente con una protagonista arguta e seducente.

Zarina è un romanzo storico che tratta di Caterina I, moglie di Pietro il Grande, uno zar che viene ricordato soprattutto per essere stato un sovrano illuminato che ha fondato la bellissima San Pietroburgo. 

Nel primo capitolo ci troviamo nel 1725, anno in cui lo zar Pietro muore e Caterina I si trova in una posizione molto delicata. Se non si ha una piccola infarinatura su questo periodo storico della Russia, probabilmente queste prime pagine potrebbero disorientare il lettore perché compaiono personaggi e si introducono situazioni non molto chiari; ma la narrazione prende piede già dal secondo capitolo, quando Caterina inizia a raccontare la sua storia. 
E così il lettore scopre che la moglie di Pietro il Grande non si chiamava Caterina, ma Marta, la figlia illegittima di un contadino.

Nella prima parte del romanzo si seguono le vicende di Marta, una ragazza che subisce soprusi e violenze in una società maschilista. Viene descritta come una donna che cerca di non perdersi d’animo, non è colta, non ha ricevuto nessuna istruzione, ma è intelligente e arguta, caratterista che ho apprezzato molto. E’ la tipica donna che anche se si trova in una situazione di netto svantaggio, cerca di portare l’acqua al suo mulino e di trarne qualche beneficio.

La storia è focalizzata su Marta che è la protagonista indiscussa e nella prima parte del romanzo scopre le vicende politiche della Russia e delle imprese dello zar attraverso i racconti delle persone per le quali lavora. Quando poi c’è l’incontro con Pietro, da cui nasce il coinvolgimento amoroso, la protagonista inizia ad avere un ruolo più attivo negli avvenimenti storici.

La prima cosa che ho amato di questo romanzo è proprio lo stile di scrittura che è scorrevole e fluido. La storia è ben ritmata e il lettore segue l’evoluzione di Marta che da figlia di un contadino diventa imperatrice, grazie alla sua tenacia e arguzia. Ho apprezzato anche la caratterizzazione di Pietro che viene descritto, come ci dice la storia, come un sovrano curioso, rivoluzionario, che ama viaggiare e scoprire i lussi e le bellezze degli altri paesi, per poi portare tutta la conoscenza assimilata nel suo regno. 

Un romanzo storico che  mette in luce gli avvenimenti che hanno scandito l’evoluzione russa di quel periodo, il tutto reso intenso e accattivante dalla storia d’amore tra lo zar e la serva. Ellen Alpsten riesce a creare il giusto equilibrio tra avvenimenti storici, intrighi politici e relazione amorosa, e narra una storia avvincente con una protagonista intrigante. 

Alla corte dello zar tra lussi, vizi e desideri sfrenati che abbattono la morale dell’epoca, si snoda la storia appassionata tra Pietro il Grande e la sua Caterina che vi intratterrà fino all’ultima pagina. 

#Prodottofornitoda @DeAplanetalibri

Mignolina illustrato da Mazzoni | Recensione

Mignolina 

di Handersen illustrato da Marco Mazzoni

Rospi, Maggiolini, topi e talpe: tutti vogliono fermare mignolina, la minuscola bambina appena sbocciata. Grazie a una Rondine, lei sceglie la libertà. Un nuovo sguardo su una fiaba intramontabile, che è un inno alla diversità, al coraggio e alla capacità di cambiare.

Era proprio un tulipano, ma al suo interno, sul pistillo verde, era seduta una bambina piccola, graziosa e delicata, alta poco più di un mignolo. Perciò la donna la chiamò Mignolina.

Una fiaba con delle illustrazioni dettagliate e oniriche. 

Bene o male quelli della mia generazione conoscono la storia di Mignolina, una fiaba di Hans Christian Andersen che però non rientra sul podio delle fiabe più note. Infatti la storia più famosa dell’autore è La Sirenetta, di cui abbiamo avuto, e abbiano tuttora, varie rivisitazioni. 

Con quest’albo non solo Rizzoli ripropone una fiaba un po’ più ricercata, ma con l’interpretazione dell’illustratore Marco Mazzoni la storia prende più corpo.

Tutto parte dal desiderio di una donna nel voler avere una figlia e grazie all’aiuto di una strega nasce Mignolina. La protagonista è una bambina delicata e bellissima, alta quanto un mignolo. Per una serie di disavventure si troverà ad avere a che fare con vari animali, i quali avranno problemi con sua la diversità. 

Rileggendo la storia sono tornata un po’ bambina e, per quanto non ami particolarmente la fiaba di Mignolina, non ho potuto fare a meno di innamorarmi delle illustrazioni di Marco Mazzoni. Le tavole dalle tinte pastello sono in continua evoluzione. L’illustratore segue la crescita e il cambiamento interiore di Mignolina e così i colori e i particolari si intensificano, creando dei veri e propri capolavori. Mazzoni non realizza delle illustrazioni che rappresentano in modo letterale gli avvenimenti del racconto, ma dà una sua interpretazione molto onirica e poetica in base all’evoluzione di Mignolina.

Un racconto classico della letteratura per l’infanzia che parla di una bambina che accetta la sua diversità, prende coraggio e cresce. 

#Prodottofornitoda @Rizzoli

 

Leopardo nero, lupo rosso di Marlon James | Recensione

Leopardo nero, lupo rosso

Marlon James

Mistero e magia, potere e sangue sono gli elementi portanti di questo straordinario romanzo epico, il primo fantasy ambientato in un’Africa dove leopardi e lupi si mescolano con uomini dai poteri sovrannaturali. Già opzionato per una serie televisiva, Leopardo nero, lupo rosso è il primo libro di una trilogia, accolto con enorme successo in US e UK. Nello straordinario primo romanzo della trilogia Dark Star di Marlon James, mito, fantasia e storia fanno da sfondo alle avventure dell’Inseguitore, un mercenario ingaggiato per trovare un bambino scomparso tre anni prima. L’Inseguitore è famoso per le sue doti di cacciatore solitario – «Ha un gran fiuto», dice la gente -, ma per questa missione deve lavorare con un eterogeneo gruppo di personaggi, ciascuno dei quali si porta dietro un segreto. Primo fra tutti il muta-forma Leopardo. In viaggio sulle tracce del bambino, l’Inseguitore si sposta da un’antica città all’altra, si addentra in fitte foreste, attraversa fiumi vorticosi e si scontra con mostruose creature decise a ucciderlo. In quella lotta quotidiana per la sopravvivenza, comincia allora a chiedersi chi sia veramente il bambino che sta cercando, chi vuole impedirgli a tutti i costi di trovarlo e soprattutto chi mente e chi dice la verità. Leopardo nero Lupo rosso è il primo romanzo della trilogia Dark Star, scaturita dalla sfrenata immaginazione di Marlon James, già vincitore del Man Booker Prize. Opzionato da Warner per una serie TV, il libro è un fantasy epico immerso nella storia nelle leggende e nel folklore di un’Africa mitica e bellissima.

E forse è per questo che le grandi storie che ci raccontiamo sono così diverse.  Perché noi raccontiamo storia per vivere e quel genere di storia ha bisogno di uno scopo, quindi quel genere di storia dev’essere una bugia. Perché alla fine di una storia vera, c’è soltanto spreco. 

Un fantasy per adulti originale, violento, irriverente e cinico. 

Negli ultimi tempi in Italia stanno arrivando sempre più fantasy che si rivolgono a un target maturo, e questo primo volume di una trilogia rientra proprio in questa categoria. 

L’autore fonda le basi di “Leopardo nero, Lupo rosso” in uno scenario africano, originale e pieno di misticismo dove si intrecciano magia, maledizioni, streghe, anti-streghe, muta-forma, demoni, divinità, riti di iniziazione, il tutto enfatizzato da un’atmosfera cupa e selvaggia.

Inseguitore è un uomo che fin da piccolo ha avuto un’infanzia difficile dovuta a un padre manesco, rozzo e ubriacone, e una madre che semplicemente sottostava alle violenze. Anche quando il nostro protagonista decide di scappare per trovare una sua dimensione, la sua vita viene costellata da delusioni, violenze atroci, stupri e tradimenti. Questi avvenimenti forgiano il suo carattere cinico e irascibile.

In un’alternanza tra presente e passato il lettore conosce la vita di Inseguitore e alcuni dei personaggi che intrecciano il suo cammino. Uno tra questi, che ha un ruolo importante, è Leopardo.
Leopardo è un muta-forma irriverente, è molto semplice nei suoi ragionamenti, non è scaltro e guardingo come il protagonista, e questo mix l’ho amato, trovandolo bilanciato e a tratti divertente.

Il libro ha un ritmo un po’ lento all’inizio, man mano che si va avanti il tutto diventa più incalzante. La trama principale è molto complessa per quel che riguarda la scomparsa del bambino, su chi sia, sul perché il mercante di schiavi richieda di trovarlo e le carte in tavola cambiano più volte, facendo entrare in crisi il lettore (nel senso positivo del termine) che tenta di andare avanti nella lettura cercando la verità. L’autore realizza così una trama molto intricata, non solo per gli intrighi e le cose dette e non dette sull’enigma del bambino, ma anche per la moltitudine di personaggi ben caratterizzati e complessi che interagiscono in queste poco più di seicento pagine.

Lo stile dell’autore è molto particolare, a tratti l’ho trovato un po’ confusionario soprattutto nelle descrizioni delle scene oniriche, ma devo ammettere che Marlon ha un’abilità magistrale nel raccontare le scene di violenza, alcune le ho trovate talmente ben scritte da farmi venire i brividi.  Il libro è pieno di violenze di ogni tipo, non solo nelle scene, ma anche nel linguaggio. Personalmente ho trovato un po’ pesante la continua presenza di volgarità e parolacce nei dialoghi, è vero che parliamo di mercenari, ma sono dell’idea che, come in ogni cosa, il troppo storpia. 

Come ho detto prima ci troviamo in un ambiente africano con tribù, riti di iniziazione e magia. Per quanto riguarda le relazioni non aspettatevi le storie d’amore tormentate e struggenti, qui è tutto molto istintivo. Eppure, in questa cornice selvaggia in cui l’uomo è un tutt’uno con la natura e i suoi istinti, il lettore scopre anche l’animo di Inseguitore a partire dalla sua prima infatuazione per l’amico Kava. Il protagonista spesso prova dei sentimenti per determinati compagni e ho adorato questo suo essere combattuto su ciò che prova e la sua maschera da uomo cinico. 

Marlon James non si limita a far conoscere al lettore perfettamente Inseguitore, ma anche alcuni dei personaggi più importanti, permettendo di scorgere qualcosa sul loro passato e di comprenderli.

Leopardo nero, lupo rosso è un fantasy violento e cinico, in cui la parola d’ordine è “arrovellarsi il cervello” per la trama complessa e misteriosa. Il lettore non può far altro che farsi trascinare dall’ambientazione africana colma di magia, maledizioni e di creature fantastiche e inquietanti.

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