Ciao Cricche!
Oggi c’è il video Wrap Up del mese di Maggio e mi scuso per la luce, la prossima volta non registrerò più di pomeriggio 🙁
Vi lascio al video 🙂
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I Sussurri dell’Essere
MoonRose
Una Silloge di ventidue poesie che lascia il segno.
Opera Vincitrice della Categoria Poesia ed Opera Vincitrice Finale della Prima Edizione del Premio Online “Genesis” 2016, I sussurri dell’essere racconta sentimenti, emozioni, scorci di vita vissuta passata a presente. Grazie a un registro lessicale essenziale, si avvicina ad un target di lettori variegato, in grado di “entrare” nel mondo di MoonRose senza artefici e rimanerne affascinato.
Dal Giudizio Definitivo della Poetessa e Giornalista Rosa Leone:
“La sua silloge I sussurri dell’essere, composta da poesie scritte in un linguaggio attuale e quasi quotidiano, rende, attraverso le sue costruzioni, l’idea di una personalità attenta e riflessiva. Ella si dimostra intimamente consapevole di ciò che la circonda e con le idee ben chiare, anche se le scaturisce spontaneo uno stile linguistico personale. È diretta e incisiva, e porta il lettore a vedere il mondo attraverso la sua sensibilità fine e ricercata, ma anche immediata e naturale. I contenuti, introspettivi, ma non troppo concentrati sul ‘sé’, affascinano e conducono, attraverso un linguaggio a volte sottilmente sentimentale, fino alla fine di un percorso.”
MARISSA MEYER
WINTER
CRONACHE LUNARI
La giovane principessa Winter è molto amata dal suo popolo per la sua grazia e la sua gentilezza. E, nonostante le cicatrici che ne deturpano il volto, è considerata uno
splendore dai Lunari, anche più della regina Levana, la sua matrigna. Winter, poi, disprezza la sovrana con tutta se stessa, anche perché sa che la donna non approverà mai i suoi sentimenti per il bel Jacin, amico d’infanzia nonché guardia del palazzo. Ma Winter non è la fragile creatura che Levana pensa che sia. Infatti, la ragazza ha l’occasione di privarla del suo potere. E ora, grazie all’aiuto della cyborg Cinder e delle sue alleate, le viene offerta la possibilità concreta di dare inizio a una rivoluzione che rovesci la sovrana e ponga fine così alla guerra che infuria ormai da
tanti, troppi anni. Riusciranno Cinder, Scarlet, Cress e Winter a sconfiggere Levana e a trovare ognuna il proprio
lieto fine?
In questo ultimo volume delle “Cronache lunari”, Marissa Meyer costruisce un finale mozzafiato che di certo non deluderà i tanti fan della serie.
MONICA SABOLO
LE STELLE SI GUARDANO DA
LONTANO
Crans-Montana è l’amore. Anzi no, è l’innamoramento. È il regno di una gioventù occupata solo dai propri desideri e dal fascino che naturalmente irradia la giovinezza. Era l’inverno del 1965? L’estate del 1966? Non ha nessuna importanza.
Un gruppo di ragazzi ebrei di buona famiglia si ritrova due volte all’anno per le vacanze nella località svizzera che dovrebbe simboleggiare aria limpida e tranquillità. Ma per i ragazzi, che a Parigi conducono vite ordinarie, Crans-Montana è il luogo dove la luce è forte, il cielo tagliente, le foreste cupe e inquietanti. È il luogo selvaggio dove poter finalmente godere della libertà – dove i cuori battono troppo forte.
Loro fremono e osservano la banda delle tre C. Chris, Charlie e Claudia. Sempre insieme, con l’aria di divertirsi e infischiarsene del mondo attorno. Una costellazione perfetta e luminosa fatta di capelli sciolti sulle spalle, sorrisi maliziosi e gambe lunghe, sguardi spavaldi. Un gruppetto di divinità che sembra essere lì, a pattinare sul ghiaccio o bere una Coca-Cola con la cannuccia, solo per farsi ammirare, per turbare i cuori dei ragazzi. E loro le spiano come investigatori che conoscono il sospettato, sulle piste da sci, a bordo piscina, fuori dai night club. Raccolgono indizi, prove della loro esistenza: sigarette al mentolo, chewing gum Hollywood al limone, caramelle alla violetta, e un anello con un teschio di onice dimenticato sul bordo di un lavandino e infilato febbrilmente in una tasca – la prova lampante del grande mistero femminile.
Gli anni passano. I ragazzi diventano adulti, i destini si separano e le vite fanno il loro corso lontano dalle montagne svizzere. Eppure il ricordo delle tre ragazze continua a perseguitarli come il fantasma di una giovinezza dorata eppure piena di segreti. In fondo “erano i nostri primi amori, e in seguito tutte le altre donne della nostra vita sarebbero state paragonate a loro, e nessuna avrebbe mai potuto cancellare i loro fantasmi, che riemergevano più reali delle nostre mogli, delle amanti, delle madri dei nostri figli”. E nei trent’anni che seguiranno ognuno di loro cercherà di raggiungere qualcosa di grande, l’amore, la verità o semplicemente il senso di esistere e che la propria esistenza non sia vana. Finendo per tornare sempre a Crans-Montana.
LA FIGLIA DI ODINO
Siri Pettersen
Hirka è un umana, in un mondo in cui l’umanità è un mito. È temuta, odiata e cacciata, semplicemente per essere umana, e non c’è un singolo lettore sul pianeta che non riuscirebbe a empatizzare con questa condizione.
Multiplayer Edizioni è lieta di annunciare l’uscita in tutte le librerie del primo romanzo fantasy made in Norvegia.
Un filone troppo spesso defilato, ma prolifico e ricco di spunti, avvincente e unico nel suo genere. La Figlia di Odino è il primo libro di una trilogia, Raven Rings, che affonda le radici nelle lande austere e severe della terre scandinave, tra le leggende nordiche antichissime e ricche di simbologie forti e affascinanti, dove pietra, mare e natura sono i padroni di una notte spesso interminabile.
Il viaggio di Hirka, una ragazzina di quindici anni dai capelli rosso fuoco, inizia quando, morto il padre, girovago e guaritore, si ritrova completamente sola al mondo a fare i conti con la propria identità di “diversa”: vive infatti tra persone del tutto simili a lei, tranne che per la coda, elemento distintivo di tutta la stirpe di Ym, di cui lei è priva. Hirka conosce i poteri miracolosi di alcune erbe, e cura con generosità chiunque le si rivolga. Ma il suo altruismo è ricambiato con distacco, diffidenza e talvolta disprezzo, anche da parte di quelle persone che dovrebbero esserle amiche. A Hirka manca anche un’altra caratteristica fondamentale: non sa evocare, e non è in contatto col Dono, un’energia che scorre in tutto ciò che esiste. La ragazzina sa che presto verrà messa alla prova durante una cerimonia iniziatica, il Rito, cui tutti i quindicenni degli undici regni di Ymslanda sono obbligati partecipare, e ha paura di essere smascherata e punita per questa sua inadeguatezza. Ymslanda è governata dal Consiglio, formato dai rappresentanti delle dodici famiglie più potenti, con sede ad Eisvaldr, cittadella piena di torri e cupole scintillanti. Al di sopra di loro c’è soltanto il Veggente, un misterioso corvo, accudito e riverito come una divinità.
ERICA BENNER
ESSER VOLPE
Vita di Niccolò Machiavelli
Esser volpe offre un resoconto avvincente e accurato della vita di uno dei pensatori politici più celebrati e controversi della storia: Niccolò Machiavelli. E lo fa nella forma di una biografia non convenzionale, animata dal ritmo e dall’energia della narrazione romanzesca. Intrecciando abilmente un corpus esteso di lettere, diari e numerose altre fonti, Erica Benner ci conduce in un viaggio nel mondo e nella mente di Machiavelli: lo cala nel suo tempo, tra familiari,amici, colleghi, concittadini; ne descrive gli incontri e le relazioni; ne riporta le conversazioni, i commenti e le parole, insieme a quelle dei suoi amici e dei suoi nemici. Ne emerge il ritratto di un ardente repubblicano, per nulla disponibile a compromettere i suoi valori, ma che talvolta, come un attore nelle sue commedie, ha dovuto indossare maschere e giocare ruoli, diventando maestro di ironia, un dissimulatore astuto come una volpe.
Collana Overlook Bompiani, Pagine 490 – euro 23 – traduzione di Lorenzo Matteoli
Erica Benner vive a Berlino. È autrice di numerosi libri, tra i quali due volumi dedicati a Niccolò
Machiavelli e alla sua opera: Machiavelli’s Ethics e Machiavelli’s Prince: A New Reading.
È stata ricercatrice in Filosofia politica all’Università di Yale e ha poi insegnato per
molti anni all’Università di Oxford e alla London School of Economics.
JONAH LISA DYER
STEPHEN DYER
TI VA DI BALLARE?
È una verità universalmente riconosciuta che tutte le figlie prima o poi arrivino alla conclusione che le loro madri sono pazze. Sospettavo da tempo che la mia avesse qualche rotella fuori posto, ma la certezza è arrivata quando ha aggiunto “cane da concorso” alle mie attività di “studentessa” e “atleta”, rendendo le mie già impegnatissime giornate una corsa a ostacoli senza fine. Megan McKnight non è la più femminile e mondana delle ragazze di Dallas. Indossa sempre jeans sbiaditi, vecchie
magliette e stivali da cow-boy, compra reggiseni sportivi e slip di cotone in confezioni risparmio. Sfoggia un viso pieno di lentiggini e un’abbronzatura da muratore, porta i capelli sempre raccolti in una coda, ha labbra costantemente screpolate e unghie rovinate e sporche. E poi è totalmente incapace di sbattere le ciglia, truccarsi e flirtare con i ragazzi come fanno le sue coetanee super sexy. In fin dei conti, la sua vita è sempre ruotata intorno allo studio, ai cavalli e… al calcio. Il suo sogno più grande, infatti, è entrare nella Nazionale femminile, e la stagione che sta per iniziare sarà la sua ultima occasione per realizzarlo. Peccato che sua madre, senza dirle nulla, l’abbia iscritta alla stagione delle debuttanti… proprio lei, che al tacco dodici ha sempre preferito i tacchetti delle scarpe da calcio. Ritirarsi non è un’opzione possibile perciò, tra un allenamento, una partita e un corso in università, Megan sarà costretta a trovare il tempo per lezioni di portamento e di danza, serate di beneficenza e balli preparatori al debutto in compagnia di bellissimi ragazzi (e forse, perché no?, possibili fidanzati).Iniziata di malavoglia per accontentare la madre sull’orlo di una crisi di nervi, l’avventura di Megan in un mondo di formalità, lustrini e buone maniere diventerà un’occasione unica per vivere esperienze che mai avrebbe pensato di fare e forse anche per imparare ad andare oltre i pregiudizi e le apparenze. In questo loro romanzo d’esordio, Jonah Lisa e Stephen Dyer, affermati sceneggiatori hollywoodiani, confezionano una commedia romantica fresca e divertente che vi farà ridere fino alle lacrime.
MATTEO RIGHETTO
L’ANIMA DELLA FRONTIERA
Nevada. Sembra il nome di un deserto, e invece è il luogo in cui vive la famiglia De Boer, in alta val Brenta. Una terra circondata da boschi aspri, dove le case si inerpicano su pendii vertiginosi. Sono gli ultimi anni dell’Ottocento e i De Boer, che lavorano nei campi di tabacco, il pregiatissimo Nostrano del Brenta, vivono consapevoli che solo nella muta e rispettosa alleanza tra uomini e natura selvaggia esiste una possibilità di sopravvivenza. Augusto è il capofamiglia, un uomo taciturno, lavoratore instancabile, capace di ascoltare la voce dei boschi e il fischio del vento. Jole, la figlia maggiore, ha la stessa natura selvatica del padre e una sfrenata passione per i cavalli. I proventi del tabacco però non sono sufficienti a far campare la famiglia con dignità. Ecco perché Augusto un giorno decide di tentare il viaggio oltre la frontiera austriaca per contrabbandare l’eccedenza del raccolto. Un cammino impervio attraverso sentieri e passaggi impraticabili, minacciato dalle bestie feroci, dagli agguati dei briganti e dalla sorveglianza dei finanzieri. Jole ha quindici anni quando suo padre stabilisce che è giunto il momento di portarla con sé: qualcun altro deve conoscere la strada. Non passerà molto tempo prima che la ragazza si trovi a dover compiere il viaggio da sola. Inoltrandosi con solenne lentezza in una natura maestosa, rifugio accogliente e poi, d’un tratto, trappola insidiosa, Jole cerca di portare al sicuro il suo prezioso carico e di capire cosa sia successo al padre, che tre anni prima non ha più fatto ritorno proprio da una spedizione in Austria. L’anima della frontiera è un romanzo unico, lirico e scarno, nitido come un cielo spazzato dal vento. Matteo Righetto descrive con maestria scenari naturali di grande bellezza e ne
fa il correlativo oggettivo dell’anima delicata e forte della sua splendida protagonista. Un western letterario che con una
scrittura pulitissima e quasi materica riesce a trasmetterci un’epica intima e solenne.
Viviamo anche attraverso i ricordi degli altri. Lo sa bene Faith, che a sedici anni deve affrontare l’ennesimo trasloco insieme alla madre, in dolce attesa della sorellina. Ecco un ricordo che la ragazza custodirà per sempre. Ma cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, quel ricordo non esistesse più? E cosa accadrebbe se fosse Faith a sparire dai ricordi della madre?
La sua vita si trasforma in un incubo quando, all’improvviso, si rende conto di essere diventata invisibile. Nessuno riesce più a vederla, né si ricorda di lei. Non c’è spiegazione a quello che le è accaduto, solo totale smarrimento.
Eppure Faith non è invisibile a tutti. Un uomo vestito di nero detta le regole di un gioco insidioso, dove l’unico indizio che conta è nascosto all’interno di un biglietto: 0°13’07’’S 78° 30’35’’W, le coordinate per tornare a vedere.
Insieme a Jared, Scott e Christabel – come lei scomparsi dal mondo – la ragazza verrà coinvolta in un viaggio alla ricerca della propria identità, dove altri partecipanti faranno le loro mosse per sbarrarle la strada.
Una corsa contro il tempo che da Londra passerà per San Francisco de Quito, in Ecuador, per poi toccare la punta più estrema del Cile, e ancora oltre, verso i confini del mondo.
Primo volume della trilogia di Absence, Il gioco dei quattro porta alla luce la battaglia interiore più difficile dei nostri giorni: definire chi siamo in una società troppo distratta per accorgersi degli individui che la compongono.
Cosa resterebbe della nostra esistenza, se il mondo non fosse più in grado di vederci?
Quanto saremmo disposti a lottare, per affermare la nostra identità?
«Sai cosa penso davvero? Che le persone non hanno più voglia di accudire gli altri. Non sanno più prendersi cura di nessuno, dei figli, degli amici, dei genitori. Esistono troppi sostituti. La nostra prima famiglia adottiva piazzava Tommy davanti ai videogiochi, e lui si rimbambiva così. Ho un figlio e lo piazzo davanti a un giochino idiota, o a un telefono, o alla TV. Come una macchina da dover parcheggiare.»
Originale, avvincente e profondo.
Absence non è solo una storia avventurosa, piena di colpi di scena, di fughe e messaggi segreti da studiare, ma affronta il problema di una società che è troppo distratta dalle comodità tecnologiche, perdendo di vista l’identità dell’individuo, ed ecco che nasce il concetto dell’invisibilità.
Apparentemente la storia potrebbe risultare un qualcosa di già sentito, ma l’autrice è stata molto brava nella ricerca dell’originalità a partire dalle piccole cose fino a una struttura ben articolata e intrecciata della trama.
Chiara Panzuti si dedica a una narrazione semplice e di impatto, soffermandosi sulle descrizione delle sensazioni e delle emozioni, dando l’impressione al lettore di essere “invisibile” lui stesso, catapultandolo nel mondo ovattato e quasi claustrofobico che vivono i personaggi del libro.
Una lettura avventurosa che non mancherà di stupirvi.
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Francesco Merlo
SILLABARIO DEI MALINTESI
Storia sentimentale d’Italia in poche parole
collana Nodi / pp. 416/ € 20,00
Il libro Ci sono parole come «rottamare», «torni a bordo, cazzo!», «comunismo», «lucciole» e «musulmano», che in un certo momento storico sono state al centro di tutto, «capitali» della vita italiana. L’Italia e il suo linguaggio sono i principali protagonisti della militanza di Francesco Merlo nel giornalismo, un mestiere «che si sta irrimediabilmente guastando».
«Ho cominciato giovanissimo a raccontare il progetto politico delle convergenze parallele e ora sto qui a raccontare il progetto politico del vaffa», scrive di sé l’autore che prova a comporre la storia d’Italia dal dopoguerra a oggi associando parole invece di date e luoghi.
Così la parola «terrone» esplora il Sud e si combina con «Unità», «briganti», «emozioni». «Casa» spiega il paesaggio e il potere, «tangente» la corruzione, «referendum» illumina la monarchia, l’aborto, il divorzio… e il «sì ma anche no». Questo libro non insegue i significati e le etimologie, e non è una difesa purista della lingua. È una narrazione di parole che decifrano Milano e Roma, il delitto Moro, la fine della Dc, lo stile Agnelli e la musica di Morricone. E sono parole i caratteri di un popolo: furbizia, doppiezza, trasformismo, peccato. E poi, nel paese delle parolacce e del chiasso, c’è il silenzio di quegli italiani che non sprecano parole. Questo sillabario propone un metodo e, alla fine, scopre che le parole non somigliano alle cose che nominano, e che dunque la storia d’Italia è una storia di malintesi.
Francesco Merlo, giornalista a Catania, a Milano, a Roma, per tredici anni inviato a Parigi, diciannove anni al «Corriere della Sera» e dal 2003 alla «Repubblica».
Ernesto Galli della Loggia
IL TRAMONTO DI UNA NAZIONE
Retroscena della fine
collana Nodi / pp. 352 / € 20,00
Il libro «Una nazione al tramonto è un paese che non riesce più a crescere, che si smaglia e si disunisce, e che consuma una frattura con il proprio passato, non riuscendo neppure più a immaginare un futuro. Smarrito il filo della sua vicenda novecentesca, l’Italia odierna è in una condizione siffatta».
Ernesto Galli della Loggia ha raccontato negli ultimi vent’anni la crisi del nostro paese in tutte le sue forme: la politica scossa dalla fine delle appartenenze e dal trionfo dell’antipolitica, la società incapace di conciliare multiculturalità e salvaguardia della tradizione nazionale, i valori cristiani indeboliti sotto il peso di innumerevoli tensioni. Passando in rassegna senza sconti tutti i sintomi di un malessere quotidiano –assenza di visione della politica, ristagno dell’economia, una giustizia piena di ambiguità e dai tempi esasperanti, un sistema d’istruzione che non riesce più a fungere da ascensore sociale, il divario Nord-Sud che si aggrava –, queste pagine restituiscono oggi un impietoso ritratto politico e sociale dell’Italia incapace di essere protagonista del proprio tempo.
Una metamorfosi tale da indurre l’autore a una considerazione solo apparentemente paradossale: «Sono nato italiano ma mi viene da chiedermi, a volte, se morirò tale. Nella mia generazione, quella che ha visto la luce durante o a ridosso della guerra, sospetto proprio di non essere il solo che più o meno consapevolmente si pone una domanda come questa».
Ernesto Galli della Loggia (Roma, 1942), storico, è autore di numerosi volumi, tra cui: La morte della patria (1996), L’identità italiana (nuova edizione 2010), Tre giorni nella storia d’Italia (2010), Senza la guerra (con M. Cacciari, L. Caracciolo, E. Rasy, 2016) e, da ultimo, Credere, tradire, vivere (2016).