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Wolfwalkers. Il popolo dei lupi | Recensione

Quando Robyn si trasferisce a Kilkenny, in Irlanda, è decisa a diventare un’abile cacciatrice come suo padre, aiutandolo a sterminare l’ultimo branco di lupi esistente che minaccia la cittadina. A nulla vale il divieto per i bambini di oltrepassare le mura: spirito libero e ribelle, Robyn trova presto il modo di avventurarsi nella foresta con il suo fidato falco, ignara dell’incontro speciale che la attende. Conquistata dall’indomita e selvaggia Mebh, una ragazzina dai capelli rossi, Robyn conoscerà il vero volto del popolo dei lupi, scoprendo al contempo il mondo incantato dei Wolfwalkers, i leggendari protettori della foresta: umani come Mebh, dai poteri curativi magici, la cui anima si trasforma in lupo quando dormono. Finché il governatore della città muoverà guerra ai lupi, e Robyn dovrà scegliere: se arrendersi alla crudeltà degli uomini o aiutare l’amica, anche a costo di trasformarsi in ciò che suo padre ha il compito di annientare…

Wolfwalkers è un romanzo tratto dal film di animazione considerato il migliore del 2020. 

Una storia fantasy per ragazzi che parla di coraggio, di libertà, dell’importanza dell’amicizia e della natura che ci circonda. 

Robyn desidera percorrere la stessa strada del padre, vuole diventare una cacciatrice. Si trasferisce a Kilkenny con il genitore e qui scopre una società che non vede di buon occhio una ragazzina pronta a catapultarsi nei boschi per la caccia. Per una serie di casi Robyn incontrerà la selvaggia Mebh che in realtà è una Wolfwalker, ovvero una protettrice della foresta che si trasforma in lupo.

La storia l’ho trovata molto carina e avventurosa. Non ho ancora visto il film, ma immagino che graficamente sia bellissimo. L’atmosfera è ben delineata, si riesce a percepire l’aria fresca delle terre irlandesi, dei boschi, della fitta vegetazione dove si sviluppa maggiormente la storia. 

Robyn è una ragazzina dai forti principi e, quando scopre la verità sui Wolfwalers, inizia a mettere in discussione quello che le era stato insegnato e a prendere importanti decisioni. Mebh l’ho trovato un personaggio molto carino, per la descrizione e per il suo essere ribelle mi ha ricordato molto Merida della Disney. 

Forte e prorompente è il messaggio dell’uomo che vuole prevalere sulla natura, quanto poi sarebbe perfetta e  giusta la coesistenza, ma qui si parla di voglia di potere e di egoismo da parte degli umani. 

Personalmente mi avrebbe fatto piacere leggere un maggior approfondimento su alcuni aspetti della storia e dei personaggi, ma nel complesso l’ho trovata una lettura scorrevole, adatta soprattutto per i giovani lettori. 

#prodottofornitoda @Mondadori

Fairy Oak. Il destino di una fata di Elisabetta Gnone | Recensione

Una nuova voce, quella dell’autrice, ci racconta la storia di Fairy Oak. Sa molte cose e moltissime ne svela, arricchendo il dipinto che ritrae il popolo della Valle di Verdepiano di dettagli assai curiosi e di nuove, inaspettate sfumature. Il nuovo romanzo di Elisabetta Gnone rivela tutti i segreti (o quasi) della comunità, buffamente assortita, che convive serenamente nel villaggio della Quercia Fatata. In questi anni all’autrice sono state rivolte tante domande e curiosità a proposito della saga, e ha pensato che un libro potesse colmare quei vuoti e risolvere quei dubbi che in tanti sentono ancora d’avere riguardo i suoi abitanti. Poiché l’autrice sa tutto di questa storia, ed è una voce fuori campo, può svelare segreti, entrare in dettagli e raccontare aneddoti e situazioni che i suoi personaggi non possono conoscere o riferire. Per esempio Elisabetta sa quando Grisam Burdock s’innamorò di Pervinca Periwinkle – il momento esatto – e quando il cuore del giovane inventore Jim Burium diede il primo balzo per la sorella di Pervinca, Vaniglia. Sa cosa pensò la fata Felì la prima volta che vide dall’alto il piccolo villaggio affacciato sul mare ed è soprattutto di lei che vi narra, del primo e dell’ultimo anno che Sefeliceleisaràdircelovorrà passò a Fairy Oak, e di quei pochi istanti in cui si compie il destino di una fata. Un destino comune a molti, come scoprirete…

 

 

Ci sono quelle storie che ti trasmettono calore come se fossi avvolto in una coperta di pile. 
Ci sono quei libri che hanno il potere di farti sentire a casa.
Ci sono quelle trame lineari, delicate, che non giocano la carta del colpo di scena o dell’azione, ma che ti incatenano alle pagine. 

Tutto questo è il nuovo volume della serie di Fairy Oak di Elisabetta Gnone: Il destino di una fata. 
Questo libro è diverso dagli altri perché qui l’autrice risponde alle domande che le sono state fatte durante gli anni su questa serie, svela curiosità che vanno a impreziosire alcune situazioni e mettono in risalto altri personaggi. 

Elisabetta Gnone svela queste perle tra un capitolo e un altro, e il lettore segue la storia di Felì, la fata tata che si dirige a Fairy Oak, precisamente a casa Periwinkle, dove Dalia sta per partorire le gemelle a cui dovrà badare la nostra fatina. La storia ha un ritmo delicato, come anche lo stile di scrittura. Non ci sono grandi rivelazioni o azione, eppure il lettore viene coinvolto dalla dolcezza della storia. 

Si conoscono ancora meglio le piccole gemelle, come si formano, come capiscono le loro passioni e si approfondiscono i loro sentimenti soprattutto riguardo i loro amori. Era da un bel po’ che non leggevo di Vaniglia e Pervinca, sono due personaggi che insieme fanno un mix perfetto di grinta e dolcezza. Perla del libro sono sicuramente le scene tra Dalia e Cicero, ovvero i genitori delle gemelle, ho riso più volte soprattutto nella scena del momento del parto. 
Tocco particolare del libro, oltre alla grafica impeccabile e dettagliata, ci sono delle ricette che è possibile riprodurre, perfette per una golosona come me! 

Il destino di una fata è il libro che dà quel tocco finale alla serie di Fairy Oak! Se vi volete approcciare per la prima volta a questa storia non vi consiglio di partire da questo libro perché vi potreste perdere il gusto della scoperta dei personaggi che si ha con la trilogia, ma se siete come me, ovvero una persona che ha già letto questa storia (ormai un bel po’ di tempo fa) vi sentirete sicuramente a casa.

Anzi, vi dirò, mi è tornata di nuovo la voglia di tornare a Fairy Oak!

#prodottofornitoda @Salani

Radio Imagination di Ito Seiko | Recensione

C’è una radio che non ha bisogno di microfoni, frequenze e studi di registrazione perché va in onda soltanto nell’immaginazione di chi l’ascolta. Il suo speaker è “il superlogorroico dalla lingua sciolta” DJ Ark che trasmette dalla cima di una cryptomeria. DJ Ark ha la netta sensazione di trovarsi impigliato tra i rami di quella pianta da un bel pezzo, ma ha un vago ricordo di ciò che gli è accaduto. Ricorda soltanto di aver sentito uno strattone improvviso e di essere stato sballottato e trascinato a decine di metri dal suolo da una forza improvvisa.

Una storia onirica, surreale e bizzarra che trae origine dalla tragedia avvenuta in Giappone nel 2011: ovvero il terremoto e lo tsunami con la conseguenza del disastro nucleare a Fukushima.

Il protagonista è DJ Ark, un uomo che all’improvviso inizia il suo programma radiofonico, tra riflessioni sulla vita, monologhi del suo passato e conversazioni con gli ascoltatori, ma la particolarità di Radio Imagination è che la possono sentire solo le anime dei defunti che si aggirano ancora in questo mondo dopo il terremoto e lo tsunami che li ha travolti.

Questo è il primo libro che leggo dell’autore e ho trovato il suo stile delicato e scorrevole. Il lettore si trasforma in un ascoltatore del programma radiofonico e tra un monologo e un altro DJ Ark parla della sua vita, del suo passato, di come non sia fiero di quello che è, ma racconta anche con affetto e amore di suo figlio e sua moglie, persone che cerca in tutti i modi di contattare senza successo.

Durante la storia arrivano le voci degli altri ascoltatori e mano, mano, l’atmosfera surreale e bizzarra si trasforma in qualcosa di più cupo e inquietante: la realtà dei fatti. La tragedia che ha colpito le persone inizia a farsi ben chiaro nella mente di tutti, anche nel nostro protagonista.

Una storia particolare che mi ha intrattenuto.
Speravo che mi prendesse di più emotivamente, ma nel complesso è un libro che vale la pena di essere letto.

Tunnel di ossa di Victoria Schwab | Recensione

Cass è nei guai. Ancora più del solito. Insieme a Jacob, il suo migliore amico fantasma, Cass si trova a Parigi, dove i suoi genitori stanno girando il loro programma televisivo sulle città più infestate del mondo. Certo, mangiare croissant e visitare la Tour Eiffel è un vero spasso, ma sotto Parigi, nelle raccapriccianti Catacombe, c’è in agguato un pericolo spettrale. Quando Cass risveglia un poltergeist terribilmente potente, deve affidarsi alle sue abilità di cacciatrice di spettri, ancora tutte da dimostrare, e chiedere l’aiuto di amici vecchi e nuovi per svelare un mistero. Se fallirà, le forze che ha ridestato potrebbero rimanere a infestare la città per sempre. L’autrice Victoria Schwab torna al mondo di “Città di spettri”, regalandoci nuove avventure e una lezione sull’amicizia (perché, a volte, anche i migliori amici fantasma hanno segreti…).

Dopo aver letto il primo volume di questa trilogia, Città di Spettri, mi sono catapultata anche nella lettura di questo secondo volume.

Dopo il viaggio a Edimburgo, Cassidy è una persona più consapevole del suo mondo, del Velo, e soprattutto inizia a notare che il suo amico Jacob, il ragazzo fantasma, appare più forte nel mondo dei vivi. Che le considerazioni della sua collega/amica Lara siano giuste? E che quindi Jacob stando sempre di più nel mondo di Cassidy stia diventando più forte di un comune spirito? Con questi dubbi la nostra protagonista affronterà un altro fantasma ancora più potente di quello che ha affrontato nel primo volume, questa volta a Parigi. 

Sto continuando ad adorare questa serie per ragazzi con un’ambientazione spettrale. Sono quel tipo di lettrice che si affeziona più ai personaggi secondari che ai protagonisti, eppure in questo caso sto amando anche Cassidy, la quale non è una ragazzina perfetta, ma si riesce comunque a comprenderla nelle scelte che intraprende. Si sente sempre più attratta dal mondo degli spettri soprattutto ora che, grazie a Lara, sa qualcosa in più su questo universo. 

Lara è anche un personaggio che ho adorato fin dal primo volume, una ragazza dal carattere forte, a volte un po’ burbero, ma molto determinato. In questo caso non compare “fisicamente”, ma rimane sempre in contatto con Cassidy, aiutandola ad affrontare il fantasma che la sta perseguitando. 

Jacob si apre di più con la sua amica e mostra al lettore anche le sue fragilità, un personaggio che mi sta piacendo molto, e soprattutto adoro il rapporto che c’è tra lui e la protagonista. 

Victoria Schwab con uno stile accattivante e scorrevole descrive non una Parigi romantica, ma una città piena di misteri e storie spaventose, svelando luoghi spettrali e leggende inquietanti. 

Anche questa seconda avventura mi ha tenuta incollata alle pagine tra le vie infestate di Parigi. Forse questo secondo volume è leggermente sottotono rispetto al primo per una questione di ritmo. Sono molto curiosa di sapere come si concluderà il tutto e temo tanto per Jacob e Cassidy!

La belva nell’ombra di Edogawa Ranpo | Recensione

Lo scrittore Samukawa s’improvvisa detective quando conosce una donna affascinante, Shizuko, che gli confida di essere perseguitata da un innamorato respinto che la terrorizza minacciando di uccidere lei e suo marito. Lo scrittore si trova così implicato in una storia misteriosa dove l’identità del colpevole appare sempre più sfuggente. Quando la ricerca dell’assassino del marito sembra non approdare più a nulla, un piccolo particolare, il bottoncino di un guanto, fa capire a Samukawa che tutto il castello delle sue deduzioni è fondato su un errore e che il colpevole è più vicino di quanto egli avesse immaginato.

Ho conosciuto Edogawa Ranpo con il libro Il demone dai capelli bianchi, una storia che trae ispirazione dal Conte di Montecristo (stesso l’autore lo dice) che è riuscita a conquistarmi con la sua prosa coinvolgente e l’ambientazione cupa.

Questa volta ho deciso di provare a uscire un po’ dalla mia confort zone di lettura e mi sono immersa nella lettura de La belva nell’ombra, un giallo dalle tinte oscure e grottesche.

La storia parla di uno scrittore di romanzi polizieschi di nome Samukawa che inizia un’amicizia con la bellissima Shizuko, una sua grande fan. Un giorno Shizuko confessa allo scrittore che è perseguitata dalle lettere minacciose di un suo ex amante e così Samukawa decide di aiutarla nel risolvere il problema.

Come esperienza di lettura, fuori dai miei soliti generi, devo dire che non è andata male. La scrittura di Ranpo la trovo sempre molto coinvolgente, si entra in contatto con i personaggi e il lettore prova a ragionare con Samukawa al fine di scovare il colpevole.

Ranpo prende in considerazione il concetto delle maschere, stesso concetto che ho trovato anche ne Il demone dai capelli bianchi. Ho apprezzato come ha inserito questa dinamica e come ha evoluto la storia tenendo alta la tensione. Si parla di passione e di pazzia in un modo che ho trovato teatrale.

Anche se non è un libro che mi ha fatto impazzire (molto probabilmente per il genere) è stata comunque una piacevole lettura che mi ha tenuta compagnia.

L’incantatore oscuro di Fawcett | Recensione

Costretti all’esilio su un’isola incantata che si muove da sola attraverso i mari, l’ex principessa Noa, la sorellina Mite e suo fratello Julian si preparano a reclamare il trono usurpato. Sanno però di non potersi fidare di nessuno, dopo che la madre è stata uccisa da qualcuno molto vicino a loro e, sempre più insistenti, si sono insinuate voci sulla malvagità della regina, i cui oscuri poteri avrebbero corrotto anche i figli. Specialmente Julian, legittimo erede, da tutti conosciuto e temuto come mago più potente del Florean. Spingendosi oltre il velo della Morte, e oltrepassando limiti sconosciuti, sarà proprio Noa a trovare l’arma che i traditori vorrebbero usare contro il fratello. Ma se cercando di salvarlo rischiasse di perderlo per sempre? Una spettacolare avventura fantasy, dall’arguta vena ironica.

L’Incantatore Oscuro è un libro per ragazzi che parte subito con l’azione e che ha un bel universo magico.

Ci troviamo nel regno di Florean e la principessa Noa non ha il tempo di piangere per la morte della madre, che fanno irruzione nel castello degli individui che vogliono uccidere lei, la sorellina minore Mite e suo fratello maggiore Julian. I fratelli scappano di casa, ma giurano di vendicare la loro madre, morta assassinata, e di riprendersi il regno che è caduto nelle grinfie del Consigliere.

Fin dall’inizio il lettore viene catapultato nell’azione e per le prime 150 pagine ci sono un bel po’ di cose che succedono, il tutto alternato dalle informazioni riguardo alle regole del mondo magico che ha creato l’autrice e alcune nozioni sul passato dei tre fratelli.

Ho apprezzato molto l’universo magico particolare e dettagliato.  La magia nasce con le parole e sono riconosciuti ufficialmente nove idiomi magici. Se un incantatore conosce più di un idioma magico  viene definito incantatore oscuro, proprio perché la combinazione delle magie genera magia oscura. Julian oltre a essere l’erede di Florean è, come lo era anche sua madre, un incantatore oscuro che conosce tutti e nove gli idiomi. C’è anche la concezione che chi fa uso di questo tipo di magia è considerata una figura maligna perché esercitare questo tipo di incantesimi avvelena il cuore.

Incantatore si nasce, non si  diventa, è una dote naturale e Noa è l’unica della famiglia a non avere ereditato la magia. Per questo motivo si sente in difetto rispetto al bravissimo e bellissimo fratello maggiore che tutti ammirano, e alla promettente e dotata sorellina minore, ma proprio per il fatto di non poter far conto sugli incantesimi è un’abile stratega e stesso Julia ne riconosce il valore.

Ho trovato la storia movimentata, avvincente e con un ritmo serrato. Forse, proprio perché succedono tante cose però non c’è stato quel tempo di “pausa” per affezionarsi ai personaggi. Tra tutti ho trovato molto interessante Julia, un personaggio ambiguo che oscilla sulla linea che divide l’essere eroe dall’essere cattivo, eppure dinanzi alle due sorelle si trasforma, diventando un fratello premuroso e giocherellone. In più Julia è un personaggio così tanto affascinante da ammaliare sia uomini che donne, lui stesso ha avuto storie con entrambi i sessi,  e ho trovato divertente tutte le volte che qualcuno si avvicina a Noa per avere consigli su come fare buona impressione su suo fratello.

Mite potrei descriverla come una trottola, una bambina piena di vitalità, una combina guai, la tipica rompi scatole della famiglia che però trasmette anche tanta tenerezza.

Noa è un’adolescente con le sue debolezze e le sue mancante. Il fatto di non avere la magia la fa sentire inferiore non solo agli occhi dei suoi fratelli, ma anche dinanzi ai consiglieri che hanno seguito Julian per la ripresa del regno. Eppure cerca di non perdersi d’animo e sfrutta tutte le sue qualità e la sua intelligenza per dare il meglio di sé nelle missioni.

La storia procede in modo serrato con battaglie, strategie, inganni e accordi con mostri, per poi arrivare a una conclusione forse un po’ troppo frettolosa. Nel complesso è stata una lettura avvincente e che mi ha trattenuto.

#Prodottofornitoda @Mondadori

Città di Spettri di Victoria Schwab | Recensione

Da quando Cass è quasi annegata (sì, va bene, è veramente annegata, ma non le piace ripensarci), è in grado di attraversare il Velo che separa i vivi dai morti… e accedere al mondo degli spiriti. Persino il suo migliore amico è un fantasma. Insomma, la faccenda è già piuttosto strana. Ma sta per farsi ancora più strana. Quando i suoi genitori vengono ingaggiati per girare un programma televisivo dedicato alle città infestate, tutta la famiglia si trasferisce a Edimburgo, in Scozia. Dove cimiteri, castelli e vicoli sotterranei pullulano di fantasmi irrequieti. E quando Cass incontra un’altra ragazza che condivide il suo stesso “dono”, si accorge di avere ancora molto da imparare sul Velo, e su se stessa. Da Victoria Schwab, un racconto spaventoso ed elettrizzante, pieno d’azione, che parla di infestazioni, passato, mistero, e del legame tra i veri amici (anche se quell’amico è un fantasma…).

Avete voglia di un’avventura per ragazzi che vi dia qualche brivido e vi intrattenga con l’avventura?

Bene. Catapultatevi a leggere Città di Spettri di Victoria Schwab! 

Si tratta del primo volume di una trilogia e, anche se il target è per i giovani lettori, credo che sia un libro che possa andare bene anche a un pubblico più grande, amanti del fantasy e delle atmosfere cupe. 

La storia si apre con Cassidy, una ragazzina introversa, amante della fotografia, che dopo un’incidente che l’ha portata quasi alla morte, riesce a vedere i fantasmi. Tutto questo grazie proprio a un fantasma di nome Jacob che le ha salvato la vita. Da quel momento lei e Jacob fanno squadra, attraversano spesso il Velo per andare a caccia di fantasmi e fotografarli. 

Sono quel tipo di lettrice che si affeziona più ai personaggi secondari che ai protagonisti, eppure in questo caso ho amato Cassidy. Non è la solita sfigata della classe, nè quella che fa sempre pasticci, neanche quella che mira alla popolarità e ad avere amici. Lei ha la sua passione, che è la fotografia, un fantasma per amico e un’incredibile curiosità che rende questo personaggio audace e coraggioso. 

Ho adorato anche Jacob, il suo essere genuino, la sua passione per i super eroi, eppure si comprende che nasconde qualcosa, partendo dal fatto che non rivela molte cose a Cassidy. Tenera e forte è la loro amicizia, una complicità che ho molto apprezzato! Inoltre durante la storia si conoscerà anche un altro personaggio che ha molto in comune con la protagonista, ma non mi sbilancio per non rivelare troppo 🙂 

L’ambientazione è  in tema con il mood della storia e molto suggestiva. Cassidy partirà con i suoi genitori per andare a Edimburgo, la terra degli spettri, dei castelli e delle storie inquietanti. 

Se avete voglia di una lettura che vi dia un po’ di brivido, perfetta per questo mese di ottobre, Città di spettri vi farà vivere un’avventura che vi terrà incollati alle pagine! Sono curiosissima di leggere il secondo volume.

 

Il cavaliere, il gatto, la ballerina di P. Vlasov e O. Vlasova | Recensione

Esistono due San Pietroburgo, una dentro l’altra. La prima, è quella in cui vive Maša, una ballerina bloccata in una scuola che non ama e con il sogno nel cassetto di danzare a Parigi. La seconda, è quella in cui risiede la magia. Nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo infatti, nascoste nel cuore di quadri, sculture e opere d’arte, albergano le anime degli artisti del passato, pronte a svegliarsi ogni notte. Un viaggio avventuroso in cui Bene e Male si fronteggiano in una lotta senza esclusione di colpi. Sarà la creatività umana a trionfare o l’oblio eterno e l’indifferenza?

Il cavaliere, il gatto, la ballerina è un libro che mi ha molto incuriosito non solo per l’ambientazione russa, ma anche perché il romanzo nel 2015 è stato nominato tra i migliori libri russi per ragazzi alla fiera del libro di Mosca.

Parto con il dire due parole sulla trama.
Ci sono due San Pietroburgo, quella reale e quella legata alla magia, quest’ultima è una San Pietroburgo formata sia dalle creazioni che dai creatori i quali , attraverso le loro opere, vivono dopo la morte. Tutto parte nel Museo dell’Ermitage dove il gatto Vas’ka ha una missione importante e il suo percorso lo porterà a incontrare nella San Pietroburgo reale Maša, una tredicenne che vive per la danza.

Ho amato molto l’ambientazione e il concetto della seconda San Pietroburgo legata allo spirito creativo insieme alla magia. La trama mescola un pizzico di storia, con la comparsa di personaggi importanti come Pietro il Grande (abbiamo anche la presenza costante di Puskin), con la fantasia. Molto interessanti i personaggi, anche se non c’è un grande approfondimento. E’ palpabile il desiderio e il malcontento della piccola Maša, la quale desidera vivere della sua arte. Ho adorato il gatto Vas’ka e il suo senso del dovere, interessante anche il cavaliere e il suo passato.

La storia di base è molto carina e secondo me ci sono anche dei buoni elementi, ma personalmente non mi ha entusiasmata come mi aspettavo. Forse sono partita con troppe alte aspettative in relazione alla fama che ha avuto in Russia. Ciò che non mi ha tanto convinta è lo stile di scrittura che, per i miei gusti, è un po’ troppo descrittivo e a volte l’ho trovato anche un po’ dispersivo. La storia scorre in modo lineare, non c’è molta azione, o comunque mi aspettavo una storia più avventurosa, ma il punto forte è sicuramente l’ambientazione. 

Un libro perfetto per i primi freddi, che vi trascinerà in un’atmosfera invernale, adatto a chi ama le storie che trattato della lotta tra il bene e il male. 

#Prodottofornitoda @DeAgostini