• cricchementali@gmail.com

Category ArchiveRecensioni Criccose

L’incantatore oscuro di Fawcett | Recensione

Costretti all’esilio su un’isola incantata che si muove da sola attraverso i mari, l’ex principessa Noa, la sorellina Mite e suo fratello Julian si preparano a reclamare il trono usurpato. Sanno però di non potersi fidare di nessuno, dopo che la madre è stata uccisa da qualcuno molto vicino a loro e, sempre più insistenti, si sono insinuate voci sulla malvagità della regina, i cui oscuri poteri avrebbero corrotto anche i figli. Specialmente Julian, legittimo erede, da tutti conosciuto e temuto come mago più potente del Florean. Spingendosi oltre il velo della Morte, e oltrepassando limiti sconosciuti, sarà proprio Noa a trovare l’arma che i traditori vorrebbero usare contro il fratello. Ma se cercando di salvarlo rischiasse di perderlo per sempre? Una spettacolare avventura fantasy, dall’arguta vena ironica.

L’Incantatore Oscuro è un libro per ragazzi che parte subito con l’azione e che ha un bel universo magico.

Ci troviamo nel regno di Florean e la principessa Noa non ha il tempo di piangere per la morte della madre, che fanno irruzione nel castello degli individui che vogliono uccidere lei, la sorellina minore Mite e suo fratello maggiore Julian. I fratelli scappano di casa, ma giurano di vendicare la loro madre, morta assassinata, e di riprendersi il regno che è caduto nelle grinfie del Consigliere.

Fin dall’inizio il lettore viene catapultato nell’azione e per le prime 150 pagine ci sono un bel po’ di cose che succedono, il tutto alternato dalle informazioni riguardo alle regole del mondo magico che ha creato l’autrice e alcune nozioni sul passato dei tre fratelli.

Ho apprezzato molto l’universo magico particolare e dettagliato.  La magia nasce con le parole e sono riconosciuti ufficialmente nove idiomi magici. Se un incantatore conosce più di un idioma magico  viene definito incantatore oscuro, proprio perché la combinazione delle magie genera magia oscura. Julian oltre a essere l’erede di Florean è, come lo era anche sua madre, un incantatore oscuro che conosce tutti e nove gli idiomi. C’è anche la concezione che chi fa uso di questo tipo di magia è considerata una figura maligna perché esercitare questo tipo di incantesimi avvelena il cuore.

Incantatore si nasce, non si  diventa, è una dote naturale e Noa è l’unica della famiglia a non avere ereditato la magia. Per questo motivo si sente in difetto rispetto al bravissimo e bellissimo fratello maggiore che tutti ammirano, e alla promettente e dotata sorellina minore, ma proprio per il fatto di non poter far conto sugli incantesimi è un’abile stratega e stesso Julia ne riconosce il valore.

Ho trovato la storia movimentata, avvincente e con un ritmo serrato. Forse, proprio perché succedono tante cose però non c’è stato quel tempo di “pausa” per affezionarsi ai personaggi. Tra tutti ho trovato molto interessante Julia, un personaggio ambiguo che oscilla sulla linea che divide l’essere eroe dall’essere cattivo, eppure dinanzi alle due sorelle si trasforma, diventando un fratello premuroso e giocherellone. In più Julia è un personaggio così tanto affascinante da ammaliare sia uomini che donne, lui stesso ha avuto storie con entrambi i sessi,  e ho trovato divertente tutte le volte che qualcuno si avvicina a Noa per avere consigli su come fare buona impressione su suo fratello.

Mite potrei descriverla come una trottola, una bambina piena di vitalità, una combina guai, la tipica rompi scatole della famiglia che però trasmette anche tanta tenerezza.

Noa è un’adolescente con le sue debolezze e le sue mancante. Il fatto di non avere la magia la fa sentire inferiore non solo agli occhi dei suoi fratelli, ma anche dinanzi ai consiglieri che hanno seguito Julian per la ripresa del regno. Eppure cerca di non perdersi d’animo e sfrutta tutte le sue qualità e la sua intelligenza per dare il meglio di sé nelle missioni.

La storia procede in modo serrato con battaglie, strategie, inganni e accordi con mostri, per poi arrivare a una conclusione forse un po’ troppo frettolosa. Nel complesso è stata una lettura avvincente e che mi ha trattenuto.

#Prodottofornitoda @Mondadori

Città di Spettri di Victoria Schwab | Recensione

Da quando Cass è quasi annegata (sì, va bene, è veramente annegata, ma non le piace ripensarci), è in grado di attraversare il Velo che separa i vivi dai morti… e accedere al mondo degli spiriti. Persino il suo migliore amico è un fantasma. Insomma, la faccenda è già piuttosto strana. Ma sta per farsi ancora più strana. Quando i suoi genitori vengono ingaggiati per girare un programma televisivo dedicato alle città infestate, tutta la famiglia si trasferisce a Edimburgo, in Scozia. Dove cimiteri, castelli e vicoli sotterranei pullulano di fantasmi irrequieti. E quando Cass incontra un’altra ragazza che condivide il suo stesso “dono”, si accorge di avere ancora molto da imparare sul Velo, e su se stessa. Da Victoria Schwab, un racconto spaventoso ed elettrizzante, pieno d’azione, che parla di infestazioni, passato, mistero, e del legame tra i veri amici (anche se quell’amico è un fantasma…).

Avete voglia di un’avventura per ragazzi che vi dia qualche brivido e vi intrattenga con l’avventura?

Bene. Catapultatevi a leggere Città di Spettri di Victoria Schwab! 

Si tratta del primo volume di una trilogia e, anche se il target è per i giovani lettori, credo che sia un libro che possa andare bene anche a un pubblico più grande, amanti del fantasy e delle atmosfere cupe. 

La storia si apre con Cassidy, una ragazzina introversa, amante della fotografia, che dopo un’incidente che l’ha portata quasi alla morte, riesce a vedere i fantasmi. Tutto questo grazie proprio a un fantasma di nome Jacob che le ha salvato la vita. Da quel momento lei e Jacob fanno squadra, attraversano spesso il Velo per andare a caccia di fantasmi e fotografarli. 

Sono quel tipo di lettrice che si affeziona più ai personaggi secondari che ai protagonisti, eppure in questo caso ho amato Cassidy. Non è la solita sfigata della classe, nè quella che fa sempre pasticci, neanche quella che mira alla popolarità e ad avere amici. Lei ha la sua passione, che è la fotografia, un fantasma per amico e un’incredibile curiosità che rende questo personaggio audace e coraggioso. 

Ho adorato anche Jacob, il suo essere genuino, la sua passione per i super eroi, eppure si comprende che nasconde qualcosa, partendo dal fatto che non rivela molte cose a Cassidy. Tenera e forte è la loro amicizia, una complicità che ho molto apprezzato! Inoltre durante la storia si conoscerà anche un altro personaggio che ha molto in comune con la protagonista, ma non mi sbilancio per non rivelare troppo 🙂 

L’ambientazione è  in tema con il mood della storia e molto suggestiva. Cassidy partirà con i suoi genitori per andare a Edimburgo, la terra degli spettri, dei castelli e delle storie inquietanti. 

Se avete voglia di una lettura che vi dia un po’ di brivido, perfetta per questo mese di ottobre, Città di spettri vi farà vivere un’avventura che vi terrà incollati alle pagine! Sono curiosissima di leggere il secondo volume.

 

Il cavaliere, il gatto, la ballerina di P. Vlasov e O. Vlasova | Recensione

Esistono due San Pietroburgo, una dentro l’altra. La prima, è quella in cui vive Maša, una ballerina bloccata in una scuola che non ama e con il sogno nel cassetto di danzare a Parigi. La seconda, è quella in cui risiede la magia. Nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo infatti, nascoste nel cuore di quadri, sculture e opere d’arte, albergano le anime degli artisti del passato, pronte a svegliarsi ogni notte. Un viaggio avventuroso in cui Bene e Male si fronteggiano in una lotta senza esclusione di colpi. Sarà la creatività umana a trionfare o l’oblio eterno e l’indifferenza?

Il cavaliere, il gatto, la ballerina è un libro che mi ha molto incuriosito non solo per l’ambientazione russa, ma anche perché il romanzo nel 2015 è stato nominato tra i migliori libri russi per ragazzi alla fiera del libro di Mosca.

Parto con il dire due parole sulla trama.
Ci sono due San Pietroburgo, quella reale e quella legata alla magia, quest’ultima è una San Pietroburgo formata sia dalle creazioni che dai creatori i quali , attraverso le loro opere, vivono dopo la morte. Tutto parte nel Museo dell’Ermitage dove il gatto Vas’ka ha una missione importante e il suo percorso lo porterà a incontrare nella San Pietroburgo reale Maša, una tredicenne che vive per la danza.

Ho amato molto l’ambientazione e il concetto della seconda San Pietroburgo legata allo spirito creativo insieme alla magia. La trama mescola un pizzico di storia, con la comparsa di personaggi importanti come Pietro il Grande (abbiamo anche la presenza costante di Puskin), con la fantasia. Molto interessanti i personaggi, anche se non c’è un grande approfondimento. E’ palpabile il desiderio e il malcontento della piccola Maša, la quale desidera vivere della sua arte. Ho adorato il gatto Vas’ka e il suo senso del dovere, interessante anche il cavaliere e il suo passato.

La storia di base è molto carina e secondo me ci sono anche dei buoni elementi, ma personalmente non mi ha entusiasmata come mi aspettavo. Forse sono partita con troppe alte aspettative in relazione alla fama che ha avuto in Russia. Ciò che non mi ha tanto convinta è lo stile di scrittura che, per i miei gusti, è un po’ troppo descrittivo e a volte l’ho trovato anche un po’ dispersivo. La storia scorre in modo lineare, non c’è molta azione, o comunque mi aspettavo una storia più avventurosa, ma il punto forte è sicuramente l’ambientazione. 

Un libro perfetto per i primi freddi, che vi trascinerà in un’atmosfera invernale, adatto a chi ama le storie che trattato della lotta tra il bene e il male. 

#Prodottofornitoda @DeAgostini

La mia vita con i gatti di Noriko Morishita | Recensione

Noriko vive una vita forse fin troppo tranquilla. È una scrittrice sulla cinquantina da qualche tempo ferma in una palude di tristezza camuffata da abitudine: il libro che sta scrivendo è bloccato da mesi, e nulla sembra andare per il verso giusto. Alla ricerca di una svolta, Noriko fa visita a un santuario shintoista e sussurra: «Dammi la felicità». Il giorno dopo, quasi fosse un segno soprannaturale, vicino al ceppo della magnolia davanti a casa sua, piantata tanti anni prima dal padre, qualcosa si muove nell’aiuola. È una gatta randagia che sta dando alla luce una cucciolata! Nessuno nel vicinato è disposto a prendersi cura dei gattini appena nati: inizia cosí la sua convivenza con questi animali di piccole dimensioni ma capaci di portare un grande cambiamento nella vita di Noriko. E pensare che a lei i gatti nemmeno piacevano… “La mia vita con i gatti” è il diario delle giornate che Noriko trascorre in compagnia dei suoi ospiti felini, ma non solo: grazie a loro, infatti, Noriko farà incontri speciali e scoperte sorprendenti su se stessa, la vita e, soprattutto, la felicità e la sua ricerca.

Una storia delicata, adatta per chi desidera un romanzo dolce che parla di amore per gli animali e per la famiglia. 

Noriko è una donna matura che ha deciso di non sposarsi, semplicemente perché non ha trovato la persona giusta. Abita con sua madre,  lavora come freelance e vive un periodo particolarmente stressante e buio in cui si sente persa: non riesce ad andare avanti con il suo libro, inizia a mettere in discussione le sue scelte di vita, dubita di se stessa. Avvolta da questo stato d’animo, un giorno lei e la madre troveranno una sorpresa nell’aiuola davanti casa: una gatta con cinque cuccioli. 

Sia Noriko che la madre non sono amanti dei gatti, ma trovandosi alle strette e non sapendo a chi affidarli, decidono inizialmente di prendersene cura. Noriko osserva la crescita dei cuccioli, l’amore e la cura che ha la loro madre. I giorni passano e, mentre la protagonista si affeziona ai nuovi arrivati, per lei inizia anche un percorso emotivo che l’aiuterà ad apprezzare la felicità nelle piccole cose. 

Il ritmo è lineare e lo stile di scrittura è delicato e scorrevole. Non è un romanzo avvincente, non aspettatevi colpi di scena, si parla di una storia che tratta della quotidianità di Noriko, la cui vita viene stravolta dall’arrivo inaspettato dei gatti. Spesso ci sono anche dei ricordi passati e il lettore scopre qualcosa in più sulla vita della protagonista e delle persone che le sono intorno. 

La mia vita con i gatti è quel tipo di lettura che definisco confortevole come una coperta morbida. Una storia che si avvicina “in punta di piedi”, già sai che non vuole essere pretenziosa, ma vuole solo coccolarti in una quotidianità dallo sfondo orientale, trasportandoti nelle tradizioni di questa cultura e accennando in alcuni passaggi anche al folclore nipponico. 

Consiglio questa lettura a chi ama i gatti in particolare e a chi ha voglia di una lettura non impegnativa, ma che tenga compagnia. 

#Prodottofornitoda @Einaudi

Miti e leggende del Giappone. La volpe e altri animali di Davis | Recensione

La volpe è protagonista indiscussa del folclore giapponese. A volte è una creatura maligna che assume le sembianze di un’incantevole fanciulla per stregare gli uomini e distruggerli; altre volte è invece Inari, importante divinità shintoista, spesso generosa e disposta a esaudire le preghiere delle persone. Di fianco alla volpe, però, convive tutta una serie di animali il cui destino si intreccia con quello degli esseri umani: lepri, tassi, gatti, cani e scimmie, a volte dotati di poteri soprannaturali e capaci di influenzare, nel bene o nel male, le sorti di principi e di principesse, di samurai e di contadini. Frederick Hadland Davis trasporta i lettori in un mondo suggestivo e poetico, in cui gli elementi mitologici e fiabeschi si mescolano con la spiritualità shintoista e buddhista. Tra gatti vampiro, magiche teiere che si trasformano in tassi, cani fedeli e coraggiosi, lucciole vendicative e bianche lepri che appaiono sulla superficie della luna, questo nuovo volume della serie Miti e leggende del Giappone è un viaggio affascinante sulle tracce della fauna misteriosa che popola l’immaginario collettivo del Paese del Sol Levante.

Chi adora il folclore giapponese?

Io fin da piccola sono affascinata dalla cultura del Paese del Sol Levante e quando ne ho la possibilità cerco sempre di recuperare libri che trattano dei loro miti e leggende!

Quando ho visto questo titolo, edito Lindau, non potevo non leggerlo, ma prima vi dico due parole su Davis.

Frederick Hadland Davis era uno storico britannico che, come è successo per Lafcadio Hearn e Pierre Loti, si è innamorato della cultura giapponese talmente tanto da voler contribuire alla sua divulgazione. Parliamo di un autore che ha vissuto tra l’ottocento e il novecento.

Dei tre autori sopra citati, se sei un amante della cultura giapponese, sicuramente avrai sentito nominare più Lafcadio Hearn, personalmente non avevo letto nulla di Davis quindi questo è stato il mio primo approccio alla sua scrittura.

I miti e le leggende del Giappone è un piccolo volume che raccoglie una raccolta di leggende, la maggior parte si incentrano sulla figura della volpe (la Kitsune, la quale può avere sia una natura maligna e sia una benigna).
Davis non racconta solo della volpe che, nello scenario delle leggende nipponiche è la figura più trattata non solo nei libri, ma anche nei manga e negli anime, ma si sofferma anche su altri esseri come la lepre, gli insetti, il tasso…

I racconti sono scritti in modo scorrevole, spesso accompagnati da delle illustrazioni semplici, ma di effetto. Ci sono delle note che aiutano a comprendere alcuni termini tipici giapponesi, altre approfondiscono dei dettagli o citano delle fonti. Insomma è un piccolo saggio sul folclore giapponese, una lettura che ho trovato interessante e soprattutto ho scoperto storie che non conoscevo.

Se siete amanti del genere vi consiglio questo breve volumetto che vi terrà compagnia con le sue enigmatiche e incredibili storie.

#Prodottofornitoda @Lindau

Heaven di Mieko Kawakami | Recensione

In uno stile poetico e rilassato, che riporta alla mente le grandi scrittrici giapponesi del passato, Heaven indaga l’esperienza e il significato della violenza e il conforto dell’amicizia. Bullizzato per il suo strabismo, il protagonista del romanzo soffre in silenzio. La sua unica tregua è l’amicizia con una ragazza, anche lei vittima di infiniti scherni. Ma qual è la vera natura della loro amicizia, se è il terrore ad alimentare il legame?

Non so per quanto tempo ho fissato la schermata vuota del post. Questo libro ha un peso, nel senso più profondo del termine. L’ho trovato struggente in molte parti, realistico nei pensieri e nelle fragilità. 

Mieko Kawakami ha scritto Seni e Uova, libro che ha diviso molto l’opinione dei lettori, e personalmente la tematica di questa storia non mi ispirava particolarmente, ma leggendo la quarta di copertina di Heaven è stato amore a prima vista. Sapevo cosa aspettarmi, ma non immaginavo di trovare una storia che trattasse in modo così approfondito del bullismo. Kawakami ne parla in modo realistico, senza fronzoli o escamotage per alleggerire la lettura, racconta la crudeltà di questa tematica.

Il bullismo è un atto di violenza presente ovunque, in Italia, America, Francia ecc., ma in Giappone è una situazione sempre più in aumento che parte dalle scuole elementari. Solo nel 2019/2020 gli atti di bullismo sono aumentati di circa sessanta mila rispetto all’anno precedente in base ai dati riportati dal Ministero dell’Istruzione giapponese (se vuoi informarti di più ecco il link dove ho appreso la notizia).

Il protagonista della storia è “Occhi Storti” un ragazzino strabico che frequenta le scuole medie, e lo chiamerò così per il resto del post perché l’autrice non ci svela il suo nome. Occhi Storti sopporta le angherie sempre più violente dei bulli della sua classe, poi un giorno si avvicinerà a una sua compagna, anche lei vittima dei bulli per il suo aspetto trasandato. Tra Occhi Storti e Kojima si instaurerà una profonda amicizia, nata dalla sofferenza e dal disagio.

E’ un libro che ti cattura per la scrittura magnetica, ma che ti frammenta per le emozioni come la rabbia e il disgusto per le ingiustizie che subisce il protagonista e non solo. E vogliamo parlare del finale? Quando pensi di aver letto già tutto, ecco che arrivano, nel penultimo capitolo, due scene forti e potenti, una la definisco anche delirante eppure è tutto così realistico e coerente che pensi che non stai leggendo una storia inventata, ma che probabilmente trae da esperienze di vita vere.

Mi sarebbe piaciuto leggere qualcosina in più su due personaggi, uno in particolare, Momose, che fa parte della banda di bulli, ma che rimane sempre in disparte. Una figura silenziosa che ha delle idee ben chiare su come va la vita.

Heaven è un romanzo tosto, crudele che denuncia non solo la poca sensibilizzazione al bullismo della società giapponese, ma invita a chi è vittima di questi atti a parlarne, a non vergognarsi, a superare lo scoglio della “non comunicazione”.

Una storia di stregoneria di Colfer | Recensione

Brystal e i suoi amici hanno salvato i regni dalla minaccia della Regina dei Ghiacci e sono riusciti a far accettare la comunità magica in tutto il mondo. Potrebbero finalmente concedersi di festeggiare, ma quando una strega misteriosa dal nome di Lady Mara arriva all’accademia, tutto cambia all’improvviso. Lady Mara comincia a reclutare fate per la sua scuola di stregoneria rivale, con intenzioni tutt’altro che benevole… Molto presto l’amica di Brystal, Lucy, rimane intrappolata in un complotto oscuro che minaccia di sterminare l’umanità. In giro per il mondo, la pace faticosamente acquisita sta per sgretolarsi e la rabbia per la legalizzazione della magia si sta diffondendo di nuovo in tutti i regni a causa delle menzogne diffuse da un pericoloso clan, noto come la Fratellanza Virtuosa. L’obiettivo è chiaro: sterminare ogni forma di vita magica, a cominciare da Brystal…

Brystal e i suoi amici sono riusciti a trovare un buon equilibrio nel loro mondo: la magia è legalizzata, non ci sono più le persecuzioni nei confronti di chi è considerato diverso, le donne hanno più libertà e la possibilità di avere una giusta istruzione.

La nostra protagonista è fiera di quello che è riuscita a ottenere, ma con la fama e il successo arrivano anche i lati negativi. Brystal si sente sopraffatta da tutta questa responsabilità, si domanda se sia realmente felice, se questa sia la via giusta per lei. Ma il pericolo è dietro l’angolo perché l’antica Fratellanza dei Virtuosi vuole riportare i mondo a come era prima, eliminando tutti i progressi fatti da Brystal e soprattutto vuole uccidere la responsabile dei cambiamenti.

Come nel primo volume, anche in questo non mancano i messaggi portanti della saga di Colfer: libertà, amicizia, coraggio, fiducia in se stessi, parità dei sessi…

L’ambientazione rimane bene o male quella scolastica perché se nel primo capitolo abbiamo conosciuto il mondo delle fate, in questo entriamo in contatto con la magia oscura delle streghe. E sarà proprio Lucy a vedersela faccia a faccia con loro. La cosa che ho apprezzato molto in questo libro è che ci sono due punti di vista: quello di Brystal, la quale è  sopraffatta dall’ansia per la situazione che sta vivendo, e poi abbiamo Lucy, che viene coinvolta in una situazione ambigua con le streghe e si troverà a frequentare la loro scuola.

Proprio perché si parla di stregoneria ho notato un’ambientazione leggermente più cupa, ma ugualmente avvincente come l’atmosfera del primo libro.

In questo secondo capitolo Brystal proverà i primi palpiti di cuore per un ragazzo, verrà messa a dura prova da nemici e situazioni da gestire che l’aiuteranno a crescere e maturare.

Mi aspettavo un volume più lento (in genere nelle trilogie il secondo libro è quello un po’ statico), eppure devo dire che ho trovato un buon ritmo. Tornano vecchi personaggi che mi hanno conquistato nel primo volume, ma ce ne sono anche di nuovi che sono ben caratterizzati. Unica “pecca”, se così vogliamo definirla, è che ho trovato i colpi di scena principali scontati, ma sono sicura che un giovane lettore li apprezzerà molto.

Se avete voglia di una storia per ragazzi scorrevole e che abbia anche dei messaggi importanti di base, continuo a consigliarvi questa serie!

#Prodottofonitoda @Rizzoli

I gatti non ridono di Kosuke Mukai | Recensione

Lo sceneggiatore alcolizzato Hayakawa ha ormai perso ogni ispirazione e trascina le sue giornate tra la casa e il bar in cui lavora la sua pseudo-ragazza. Ma questa routine è improvvisamente interrotta dalla telefonata della sua ex, Renko, regista di successo con cui anni addietro ha condiviso casa e lavoro, che gli chiede di andare a trovarla per dare un ultimo saluto a Son, il loro vecchio gatto, ormai prossimo a lasciare questo mondo. Nonostante Renko sia ora sposata con Miyata, e che questi mal sopporti il ritorno di Hayakawa nella vita della moglie, quest’ultimo si offre di aiutarli nel badare a Son, nella loro casa, affinché non resti mai da solo. Tra tuffi nel passato, considerazioni sulla propria vita e sulle scelte fatte o meno, questo rapporto a tre più l’amato gatto segnerà e cambierà le esistenze di tutti.

Autore orientale più gatto, per me è la combo perfetta!

Mi sono avvicinata a questo titolo un po’ “in punta di piedi”, non sapendo esattamente cosa aspettarmi.

Hayakawa è uno sceneggiatore insoddisfatto della sua vita che ha seri problemi con l’alcol. Un giorno viene contattato dalla sua ex fidanzata Renko, la quale lo informa che manca poco da vivere al loro gatto Son e quindi lo invita a casa per un ultimo saluto. Anche se un po’ restio, Hayakawa va a casa di Renko, dove vive con suo marito Miyata, e tra una parola e un’altra deciderà di fare assistenza al gatto quando i due coniugi non sono a casa, fino all’ultimo respiro di Son.

Partiamo con il dire che il protagonista non è il gatto, esso è il legame che determina alcune dinamiche, ma la storia parla principalmente di Hayakawa.

Il punto di connessione della storia è proprio Son, il gatto che è entrato un po’ per caso e un po’ prepotente nelle vite di Hayakawa e di Renko quando stavano insieme. Il felino si lega fin da subito alla ragazza e per questo motivo, nel momento della rottura con Hayakawa, Renko decide di portarlo via con sé.

In un’alternanza tra presente e passato, l’autore racconta la storia di Hayakawa.
Nelle scene passate il lettore scopre la storia della coppia protagonista, del loro rapporto, dei loro sogni, delle loro ambizioni, e anche dei momenti di crisi. Nel tempo presente Hayakawa dovrà vedersela con il taciturno e freddo Miyata, il quale, giustamente, non è molto felice di avere sempre in casa l’ex fidanzato di sua moglie.

Da amante dei gatti mi sono subito affezionata a Son, il quale è molto realistico, spesso nei suoi comportamenti ci ho rivisto quelli dei miei gatti. Per quanto riguarda i tre personaggi principali sono caratterizzati molto bene. Hayakawa si troverà a confrontarsi soprattutto con se stesso, cercando di riprendere in mano la sua vita, Renko è una donna che ha avuto alti e bassi e il suo porto sicuro è sempre stato Son. Mi è piaciuto anche molto il silenzioso e apparentemente freddo Miyata.

Ho apprezzato molto la descrizione del rapporto tra Renko e Son, quel rapporto quasi simbiotico che si instaura tra un animale e il proprio padrone.

I gatti non ridono è una storia delicata, dal tono dolce, che parla di vita, dell’amore tra un umano e il proprio animale, dei rapporti e della ricerca di se stessi con quel velo di malinconia tipico della narrazione giapponese.