L’INGANNO
THOMAS CULLINAN
Data di uscita: 5 settembre
pp. 480 – euro 17,00
traduzione di Elena e Letizia Sacchini
Cinque allieve appena, le uniche rimaste. E un nome che “ci metti di più a pronunciarlo che a fare l’appello”, il Collegio per signorine di Miss Martha Farnsworth. Nella Virginia insanguinata dalla Guerra civile, tra l’eco dei cannoni e la paura che come un’ombra si addensa contro i muri del giardino, la vita della scuola diretta dall’austera Miss Martha scorre lenta e sempre uguale. Lezioni di cucito, musica e francese. Le incombenze domestiche, i pasti, le preghiere. È in questo mondo angusto e tutto al femminile che irrompe il caporale John McBurney, disertore dell’esercito nordista gravemente ferito. Nella fuga dall’inferno dei campi di battaglia, McBurney ha perso il fucile e forse l’orgoglio, ma non l’astuzia che è da sempre la sua arma più affilata. Assediate dalla guerra e dalla noia, soffocate dal morso dei corsetti e dei loro stessi desideri, le donne della scuola decidono di accogliere il nemico e di prendersene cura. Un po’ alla volta, inevitabilmente, intrecciano con lui una danza sottile fatta di sfida, di potere e seduzione. Diffidenti, audaci, tenere, gelose, spaventate e possessive, le ragazze di Miss Farnsworth svelano una dopo l’altra la propria vera natura. E intanto, come falene attratte dalla fiamma, soccombono al fascino di un gioco dall’esito imprevedibile e fatale.
Una storia affascinante e dalle sfumature gotiche.
L’inganno è uno di quei libri che fin dalle prime frasi trascina il lettore nella storia, lasciandolo intrappolato tra le mura del collegio di Miss Martha.
La scrittura semplice e incisiva è resa intensa dall’alternanza dei punti di vista dei personaggi femminili. Il lettore conosce la loro psiche, il loro passato, l’evoluzione del loro carattere e dei sentimenti.
Un personaggio che ho apprezzato fin dall’inizio è proprio Miss Martha, l’austera direttrice del collegio dai modi severi e dal carattere forte e determinato.
Cullinan realizza delle protagoniste femminile realistiche, ognuna con un carattere diverso: c’è la romantica e introversa, la spigliata e allegra, la ragazza che nasconde le sue debolezze dietro una maschera di freddezza… insomma l’autore costruisce degli universi femminili diversi e ben realizzati.
John è il personaggio che più di tutti mi ha stupito, mi aspettavo un uomo dai modi fini ed eleganti e invece si dimostra un uomo rozzo, dal carattere birichino che riesce con giochi di parole a far cadere nella sua rete di lusinghe alcune delle giovani donne. Sembra un arlecchino che gioca con delle bambole.
“E’ strano come non ti fermi mai a pensare al male che, giorno dopo giorno, si accumula nel tuo cuore. A come i cattivi pensieri si ammucchiano l’uno sull’altro, finché ti ritrovi con il petto che scoppia di malvagità. E a quel punto basta una parola di troppo per accendere la miccia… una sciocchezza, qualcosa che in qualunque altro momento avresti liquidato con un’alzata di spalle. Allora perdiamo la testa. Facciamo cose che, Dio mi è testimone, mai e poi mai saremmo state capaci di fare.”
A turbare la quiete delle giovani donne non è tanto la guerra civile, ma gli inganni che attua il giovane caporale John McBurney.
Non vi aspettate grande azione, ma fini giochi di parole, inganni, scenate di gelosia e di disperazione nel claustrofobico collegio di Miss Martha.
Vi lascio alla video recensione 🙂
Sacré bleu
Christopher Moore
Il dipinto che fa da sfondo è opera di Paola Siano (www.paolasiano.com)
Lo spirito della Parigi fin de siécle e dell’Impressionismo in una movimentata storia di intrighi, passione, arte, misteri, condita di pane croccante, ragazze cancan e assenzio. Ambientata a Parigi nel 1880, ne è protagonista Lucien, ultimogenito di una famiglia di fornai di Montmartre, il cui padre era amico, sodale e protettore di poveri artisti come Renoir, Monet, Pissarro e Cézanne. Anche Lucien dipinge e la sua musa è la bella Juliette dagli occhi color del cielo, che un giorno, di punto in bianco, sparisce nel nulla. Due anni dopo, ritrovato per caso l’amore della sua vita, Lucien scopre insieme all’amico Henri Toulouse-Lautrec il misterioso legame tra Juliette e il Colorista, uno strambo commerciante e fabbricante di pigmenti, unico a conoscere la ricetta di un misterioso blu oltremare – il Sacré Bleu – dalle qualità eccezionali. Da quel momento, il fornaio e il pittore resteranno travolti da una valanga di guai e faranno involontariamente luce su una lunga serie di risvolti inediti del mondo della pittura, tra i quali il finto suicidio di un certo Vincent van Gogh…
Sacré Bleu è un libro umoristico e misterioso dalla scrittura pungente e fluida.
Conoscevo già l’autore per il libro “Il Vangelo secondo Biff”, il quale devo assolutamente riprendere perchè, per questione di tempo, lo abbandonai.
L’ambientazione è affascinante e intrigante, ci troviamo nella Parigi della fine dell’800 in cui il protagonista Lucien, il quale desidera diventare un pittore e vivere della sua passione, è circondato dagli artisti dell’epoca come Pissaro, Monet e tanti altri.
Lucien è una persona molto debole, dall’animo sensibile e completamente preso dalla sua passione e soprattutto da Juliette, la sua musa che gli causerà problemi non indifferenti. Impeccabile e divertente la caratterizzazione di Henri Toulouse-Lautrec che rappresenta perfettamente le abitudini e le “stravaganze” della Parigi dell’epoca.
«Ti ricordi della vecchia Juliette?» disse Lucien.
«La vecchia Juliette che ti ha rovinato la vita e ha fatto di te un povero disgraziato?».
«Proprio lei» disse Lucien.
«Certo che me la ricordo». Henri si alzò il cappello senza mollare il bicchierino, e in quella posa si sentiva un vero stupido. «Enchanté, Mademoiselle».
Altri personaggi che ho apprezzato sono Régine, la sorella di Lucien, una donna forte che porta sulle spalle una grande colpa e suo marito Gilles, che è il tipico uomo rozzo e zuccone che però risulta tenero per l’amore che prova per la sua donna.
La storia di Moore si sviluppa con un buon ritmo, dando la giusta consistenza ai personaggi permettendo al lettore di conoscere la loro storia.
Sacré Bleu è uno di quei libri in cui man mano che si va avanti nella lettura i tasselli si uniscono, realizzando che tutti i personaggi, bene o male, hanno una relazione tra loro.
Le storie si intrecciano in modo avvincente e misterioso creando dei risvolti inaspettati per non parlare del finale! La conclusione della storia mi ha stupita perché da racconto che ha tutte le caratteristiche di essere un giallo/storico, ecco che arriva anche la chiave fantastica che spiazza il lettore.
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CRUEL CROWN
Victoria Aveyard
Two women on either side of the Silver-Red divide tell the stories no one else knows.
Discover the truth of Norta’s bloody past in these two revealing prequels to #1 New York Times bestseller Red Queen.
Also includes an exclusive excerpt of the hotly anticipated second book in the Red Queen series! Glass Sword transports readers to the world of Silver tyranny, a Red dawn rising, and one girl’s resolve to break down the system that will hold her back no longer.
Queen Song
Queen Coriane, first wife of King Tiberias, keeps a secret diary—how else can she ensure that no one at the palace will use her thoughts against her? Coriane recounts her heady courtship with the crown prince, the birth of a new prince, Cal, and the potentially deadly challenges that lay ahead for her in royal life.
Steel Scars
Captain Farley exchanges coded transmissions with the resistance as she travels the land recruiting black market traders, smugglers, and extremists for her first attempt at an attack on the capital. She was raised to be strong, but planting the seeds of rebellion in Norta is a tougher job than expected—until she stumbles upon a connection that may prove to be the key to the entire operation: Mare Barrow.
Ciao Cricche!
Se mi seguite su instagram saprete che questa estate ho iniziato a leggere qualche libro in inglese per esercitarmi di più con la lingua (che purtroppo non amo) e con questo post inauguro la rubrica “Cricche in Lingua” in cui farò delle brevi recensioni sui titoli in inglese 🙂
Ma bando alle ciance e partiamo con questo piccolo volumetto.
Cruel Crown contiene due novelle: Queen Song e Steel Scars.
Sapete ormai che la saga di Regina Rossa, per quanto abbia comunque delle pecche, mi ha conquistata e quindi non potevo lasciarmi sfuggire questo libro di poche pagine.
Queen Song è una storia dolce e struggente.
Conosciamo Coriane, la prima moglie di Re Tiberias e la madre di Cal.
Coriane è un personaggio particolare, fragile e coraggioso allo stesso tempo che non ama il mondo in cui vive, detesta la corte e se con le persone si comporta nei modi consoni imposti dall’etichetta, in privato scrive un diario in cui dà sfogo ai suoi pensieri, alle sue paure e alle sue frustrazioni. Le cose cambiano quando incontra il principe Tiberias che ho trovato ben caratterizzato, scoprendo anche una dolce somiglianza con il figlio Cal.
La novella si sofferma molto sui sentimenti e le sensazioni di Coriane la quale si scontra con la perfida e astuta Elara, si stupisce dei momenti di dolcezza con Tiberias e, verso la fine della storia, il lettore scopre l’amore che prova per suo figlio Cal.
Una storia ben organizzata, ma che mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, avrei voluto più un libro su Coriane che una piccola novella.
Today Tibe said he loves me, that he wants to marry me. I do not believe him. Why would he want such a thing? […]
Tibe is as weak as I am, a lonely boy without a path of his own. I will only make things worse. I will only bring him pain. How can I do that?
Steel Scars è la storia che tratta di Farley e, purtroppo, questo racconto non mi ha convinta come il primo. La storia è un po’ lenta, Farley racconta dell’organizzazione dei rivoltosi, dei loro piani, del Capitano e si scopre qualcosa in più sul suo passato. La lettura diventa più interessante quando incontra Shade, il fratello di Mare, che trovo sia un personaggio divertente, ironico e scaltro. Se non fosse stato per lui la storia sarebbe caduta nella noia mortale.
Il volume si conclude con i primi capitoli di Glass Sword (Spada di Vetro).
Per quanto riguarda lo stile della Aveyard non l’ho trovato particolarmente complesso. Le frasi sono semplici e i termini che usa, bene o male, si ripetono nel corso della lettura dando la possibilità al lettore di assimilare meglio alcuni vocaboli. Ovviamente questo è un pensiero molto soggettivo, detto da una persona che non si sforzava con l’inglese da un annetto e che non è mai stata una cima, anzi.
Cruel Crown è un libro che non può mancare nella libreria degli amanti di questa saga e spero che venga tradotto presto in Italia.
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Gabbia del Re
Victoria Aveyard
Ora che la scintilla della ragazza che controlla i fulmini si è spenta, chi illuminerà la strada verso la ribellione?
Privata del suo potere e perseguitata dai tremendi errori commessi, Mare Barrow si ritrova prigioniera e in balia di Maven Calore, di cui un tempo era innamorata e che altro non ha fatto se non mentirle e tradirla. Diventato re, il ragazzo continua a tessere la tela ordita dalla madre morta per mantenere il controllo sul suo regno e sulla sua prigioniera.
Mentre, a Palazzo, Mare cerca di resistere all’effetto della pietra silente, il suo improvvisato esercito di novisangue e rossi continua imperterrito a organizzarsi, a esercitarsi e a espandersi. Impaziente di uscire dall’ombra, infatti, si sta preparando a combattere. Dal canto suo, Cal, il principe esiliato che reclama il cuore di Mare, è pronto a tutto pur di riaverla con sé. In questo terzo e straordinario capitolo della serie “Regina rossa”, le alleanze di un tempo sono messe in discussione e – Mare lo sa bene – quando il sangue si rivolta contro il sangue potrebbe non rimanere nessuno a spegnere il fuoco che minaccia di distruggere completamente Norda.
Dopo la lentezza e la delusione del secondo volume (Spada di Vetro), si sale di nuovo di livello con questo terzo libro della saga di Regina Rossa.
La storia riprede dal punto in cui Mare decide di sacrificare la sua libertà per salvare la vita dei suoi compagni e diventa prigioniera di Maven, il quale prova un amore ossessivo nei confronti della protagonista. Dall’altra parte abbiamo Cal che insieme alla Guardia Scarlatta tenterà in tutti i modi di trovare un modo per liberare Mare.
Come ho detto più volte nelle altre recensioni, il personaggio che ho amato fin dall’inizio è proprio Maven e in questo terzo volume si dà la possibilità al lettore di conoscerlo ancora meglio. Un personaggio meraviglioso, dalle mille sfaccettature, un concentrato di fragilità e crudeltà che sono il risultato “dell’educazione” che gli riservava la madre Elara.
«Sai, ho iniziato tardi a camminare.» Non guarda più me, ma la bandiera blu sopra di noi, decorata con perle bianche e gemme opache, un oggetto appariscente, condannato a prendere polvere in ricordo di Elara.
«I dottori e persino mio padre dicevano a mia madre che sarebbe andato tutto bene, che era solo una questione di tempo. Prima o poi, avrei mosso i primi passi. Ma “prima o poi” non era abbastanza per lei. Non poteva essere la regina dal figlio lento che non sapeva camminare. […]»
Mare continua a essere un personaggio che, purtroppo, non mi piace, ormai ho sviluppato un’antipatia nei suoi confronti. In questo terzo volume, a differenza del precedente, mantiene un profilo basso, si limita alle sue riflessioni, a compatirsi e vive la sua prigionia studiando silenziosamente un modo per evadere.
Cal si presenta come un semplice ragazzo che vuole salvare a tutti i costi la donna che ama. E’ un personaggio che risulta ben chiaro fin da Regina Rossa, ma devo ammettere che mi ha sorpreso a fine storia.
La novità del libro è nella sua struttura narrativa perché abbiamo i capitoli dal punto di vista di Mare (che sono quelli più presenti), Cameron, i quali si soffermano più che altro sul rapporto e sulla diffidenza che prova nei confronti di Cal (personalmente ho trovato questi capitoli più lenti e un po’ noiosi, avrei preferito più il punto di vista di Farley) e la novità che mi ha fatto molto piacere è Evangeline. Conosciamo meglio la mente e i sentimenti di questo personaggio forte e carismatico, che non si fa scalfire neanche dalle situazioni impreviste.
Lo stile dell’autrice è scorrevole come sempre e con questo volume posso affermare che il punto forte della Aveyard sono i finali imprevisti e pieni di suspense.
Vi lascio alla video recensione 🙂
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On Writing
Stephen King
Alla domanda: “Che cos’è ‘On Writing’?” Stephen King ha risposto: “È il romanzo della mia vita, non perché la mia vita sia un romanzo, ma perché la mia vita è scrivere”. Ecco perché questo libro è l’autobiografia di un mestiere in cui la storia personale e professionale del Re si fondono totalmente. Il brillante “Curriculum vitae” d’apertura ripercorre gli anni della formazione, in un collage di ricordi che dall’infanzia arrivano al primo, grande successo con “Carrie”; “Cassetta degli attrezzi” è un’acuta e disincantata elencazione dei ferri del mestiere – quali sono, a che cosa servono, come mantenerli efficienti e sempre pronti all’uso; “Sulla scrittura”, la parte più interessante per gli addetti ai lavori, illustra le fasi del processo creativo fino all’approdo editoriale; e infine “Sulla vita”, ricco di pathos, racconta come King abbia visto la morte da vicino, dopo lo spaventoso incidente in cui è stato coinvolto, e come, grazie alla scrittura, sia ritornato alla vita. Diario, confessione, chiacchierata… “On Writing” abbraccia e supera tutti i generi e, per l’aspirante scrittore, è uno strumento utile, ricco di esempi e riferimenti pratici, capace di affrontare senza fumosità un argomento difficile; per il lettore affezionato è un must in cui potrà ritrovare, nella loro dimensione reale, un’infinità di situazioni, storie e personaggi che hanno ispirato i romanzi di King. Introduzione di Loredana Lipperini.
“Se scrivi (o dipingi o balli o scolpisci o canti, probabilmente non esiste molta differenza), ci sarà sempre qualcuno che proverà a rovinarti la festa. Niente di più niente di meno. Non sto facendo una predica, ma sforzandomi di esprimere il mio punto di vista.”
Un libro che è fonte di ispirazione e speranza per i giovani autori.
Questo meraviglioso volume di King si divide in tre parti. La prima tratta della sua autobiografia, l’autore si svela al lettore raccontando i suoi primi esperimenti di scrittura, il suo percorso di autore colmo di imprevisti, disavventure e porte chiuse in faccia, ma regala anche delle piccole perle di ottimismo per tutti gli scrittori che si cimentano in questo lavoro e che spesso si trovano a pensare “ma chi me lo fa fare? Tanto è tutto inutile”.
“Se volete diventare scrittori, dovete leggere e scrivere un sacco. Che io sappia, non ci sono alternative o scorciatoie.”
Con il suo stile scanzonato e a tratti cinico, sprona ogni persona ad andare avanti e a coltivare la sua arte, la sua passione. L’importante è fare ciò che si ama fare, continuare a scrivere con serietà e perseveranza dando anche una grande importanza alla lettura. Purtroppo ci sono autori che semplicemente non leggono, è ormai assodato che in Italia ci sono più scrittori che lettori. Non intendo dire che si dovrebbero leggere 80 libri all’anno, neanche io ci riesco, facciamo tutti altro nella vita (chi studia, chi lavora ecc.) perché è molto difficile anche solo sopravvivere con la scrittura, ma è essenziale, secondo me, essere comunque dei lettori, anche solo leggere un libro al mese basterebbe.
Scrivere è un mestiere solitario. Avere vicino una persona che crede in te costituisce un’enorme differenza. Non sono necessari tanti discorsi. In genere crederci basta e avanza.
La seconda parte è un vero e proprio manuale di scrittura e parla di grammatica e di come dovrebbe essere “l’allenamento” di uno scrittore. King dà dei preziosi consigli, sostiene l’importanza della semplicità della frase e di non appesantirla con parole di troppo. L’autore spiega anche cosa deve fare uno scrittore per realizzare una buona storia, ma non sempre mi sono trovata d’accordo con il suo punto di vista, penso che ognuno ha un suo modo di elaborare e di creare, ha le sue abitudini e soprattutto i suoi tempi.
La terza e ultima parte riguarda un altro scorcio della vita dell’autore, un episodio che l’ha segnato e traumatizzato nel profondo e parlo dell’incidente che ebbe nel 1999. Un capitolo molto toccante e da brividi.
On Writing è un libro stimolante che dà punti di riflessione sull’operato di ogni autore e consigli utili per la scrittura e la propria carriera. Un manuale che tutti dovrebbero avere.
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Il GGG
Roald Dahl
Sofia non sta sognando quando vede oltre la finestra la sagoma di un gigante avvolto in un lungo mantello nero. È l’Ora delle Ombre e una mano enorme la strappa dal letto e la trasporta nel Paese dei Giganti. Come la mangeranno, cruda, bollita o fritta? Per fortuna il Grande Gigante Gentile, il GGG, è vegetariano e mangia solo cetrionzoli; non come i suoi terribili colleghi, l’Inghiotticicciaviva o il Ciuccia-budella, che ogni notte s’ingozzano di popolli, cioè di esseri umani. Per fermarli, Sofia e il GGG inventano un piano straordinario, in cui sarà coinvolta nientemeno che la Regina d’Inghilterra.
Le case apparivano sghembe, contorte, come in un racconto fantastico. Ogni cosa era pallida e spettrale, d’un biancore latteo.
Dall’altra parte della strada vide la bottega della signora Rance, dove si compravano bottoni, lana ed elastico a metri. Ma anche la bottega sembrava irreale. Sofia lasciò errare lo sguardo più lontano. E improvvisamente si sentì gelare.
Qualcosa risaliva la strada.
Qualcosa di nero…
Qualcosa di grande…
Una cosa enorme, magrissima e oscura.
Una storia dolce e fiabesca che insegna ad andare oltre le apparenze.
E’ la prima volta che leggo qualcosa di Roal Dahl e sono rimasta piacevolmente colpita e sorpresa dal mondo fantastico che è riuscito a creare con il GGG.
In una notte insonne, la piccola orfanella Sofia incrocia lo sguardo con la figura inquietante e gigantesca del GGG, il quale la rapisce portandola con sé nel mondo dei giganti perché nessun umano deve scoprire della loro esistenza. Da questo momento si svolgono le avventure della intelligente e coraggiosa Sofia con il Grande Gigante Gentile che non si nutre di esseri umani, ma di verdure disgustose.
La piccola protagonista conosce il mondo di queste creature fantastiche e scopre che il suo “carceriere” è in realtà un puro di cuore e anche un gran chiacchierone.
Dahl con uno stile scorrevole e semplice caratterizza alla perfezione Sofia, una bambina che non si ferma dinanzi alle prime difficoltà, curiosa e testarda. Il Grande Gigante Gentile è un personaggio che non si può non amare per la sua dolcezza e goffaggine, parla in modo sgrammaticato inventando anche parole originali e divertenti, ma per questo motivo ho trovato un po’ stancante, a lungo andare, leggere i suoi dialoghi.
Una storia delicata che trasmette tanti piccoli messaggi che fanno riflettere sul modo di agire dell’essere umano.
Se avete voglia di una storia leggera e fiabesca che non sia troppo impegnativa e che vi accompagni in questo periodo di caldo afoso, il GGG è la lettura perfetta per coccolare il lettore.
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LA MALEDIZIONE DEL RE
Philippa Gregory
Con l’ascesa al trono di Enrico VII, la sanguinosa guerra delle Due Rose sembra giunta finalmente al termine. Ma per i Plantageneti sopravvissuti la vita è un filo sottile che può spezzarsi in ogni momento. Per Margaret Pole, l’ultima degli York, quel filo è nelle mani della Regina Rossa, la madre del re, che vede in lei una rivale pericolosa con il diritto di reclamare il trono. Ben conscia dei rischi che corre, dopo aver visto rinchiudere nella Torre di Londra e poi uccidere i fratelli, Margaret accetta un matrimonio di basso rango per lei, quello con Sir Richard Pole, governatore del Galles, alleato da sempre della nuova famiglia reale. Nelle vesti di Lady Pole, Margaret diventa dama di fiducia di Arthur, il Principe del Galles, e della sua bella moglie, Caterina d’Aragona. E solo la tragica, inattesa e precoce morte di Arthur le restituisce un posto a corte, al seguito della giovane vedova. Che diventa la prima moglie di Enrico VIII. Ma il potere della regina spagnola sul re è di breve durata e Margaret è costretta a scegliere tra l’amata Caterina e il sempre più tirannico Enrico. Sapendo che la maledizione dei Tudor potrebbe avere fine…
Una storia emozionante e piena di intrighi.
La maledizione del re racconta i fatti storici che avvengono tra il 1499 e il 1541. Conosciamo la storia dal punto di vista di Margaret di York, cugina di Elisabetta di York regina d’Inghilterra.
Se avete visto il telefilm The White Princess o avete letto il libro della stessa autrice Una Principessa per due re, vi appassionerete maggiormente alla storia e alle disavventure di Margaret.
Adoro lo stile avvincente e semplice di Philippa Gregory che con una scrittura pulita e fluida riesce a raccontare gli avvenimenti storici in modo chiaro e accattivante.
Scopriamo la vita di Margaret che diventa dama di fiducia del futuro re Arturo e della moglie Caterina d’Aragona fino a seguire le vicende del prepotente Enrico VIII.
Gli avvenimenti si susseguono con un ritmo ben scandito.
Sì. Sapeva che solo così sarei diventata principessa del Galles e regina d’Inghilterra e avevamo tanti progetti e concordavamo su tanti punti. Era consapevole delle differenze tra il governo Tudor e quello degli York. Voleva essere un re di entrambi i casati. Desiderava governare con giustizia e compassione. Voleva conquistare il rispetto della gente, non costringerla a rispettarlo. Avevamo dei sogni. Quando aveva capito che sarebbe morto, ha voluto che li portassi avanti io. Guiderò Enrico. Lo renderò un bravo re.
È molto interessante come la Gregory descrive Caterina: come una giovane donna forte e determinata, pronta a tutto pur di portare avanti i progetti e gli ideali che aveva deciso con il suo defunto sposo. Alcune fonti affermano che Caterina non abbia mai consumato il matrimonio con Arturo, altri che abbia mentito a riguardo per ottenere l’annullamento delle nozze per sposare Enrico VIII, fratello minore di Arturo, in modo da diventare regina d’Inghilterra ed esaudire l’ultimo desiderio di Arturo. La Gregory ci parla di questa Caterina, della donna pia e di fede, ma anche scaltra e arguta.
La storia che vive Margaret è piena di intrighi, cospirazioni e segue le vicende del borioso Enrico VIII con i suoi capricci e le sue amanti.
I personaggi sono ben caratterizzati, anche se avrei voluto leggere qualcosa in più sul rapporto che c’era tra le due cugine di York (Margaret ed Elisabetta).
Se amate i romanzi storici non potete non leggere la saga della Gregory e farvi coinvolgere dall’ammaliante corte inglese.
Per saperne di più vi lascio alla video recensione 🙂
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IL MIO NEMICO MORTALE
Willa Cather
Una notte, la giovane Myra Driscoll scappa di casa portando con sé solamente un manicotto e un portamonete. A passo svelto e testa alta, se ne va per sempre. Raggiunge Oswald Henshawe, giovane spiantato di cui è innamorata, e lo sposa in gran segreto, rinunciando così alla cospicua eredità che le spetterebbe. Un gesto audacemente romantico, che in famiglia diventa una leggenda. Quando, molti anni dopo, una giovane amica le chiede se lei e Oswald sono stati felici, la risposta è glaciale: «Felici? Oh, sì! Come la maggior parte della gente».
E allora a che cosa è servito quel sacrificio? Che senso ha avuto barattare grandi fortune per una vita banalmente normale? Quelle che emergono, in questo romanzo breve ma stratificato, sono le mille sfumature di una figura ambigua e tormentata, una donna tanto risoluta nelle sue clamorose rinunce, quanto incapace di godere di una felicità che di clamoroso non ha nulla. Uno spirito libero che si trova a combattere contro i limiti della quotidianità e la crescente, esasperante consapevolezza di essere una donna totalmente diversa da quella che pensava di essere in giovane età.
Willa Cather, talentuosa autrice americana vincitrice del Premio Pulitzer, ci regala un piccolo capolavoro: pagine davvero indimenticabili, intrise di una grande carica drammatica.
Eppure sono fatta così. Si può essere amanti e nemici allo stesso tempo, sai? Noi lo siamo stati… Un uomo e una donna si separano dopo un lungo abbraccio e vedono cos’hanno fatto l’uno all’altra. Forse non riesco a perdonare Oswald per il male che io stessa gli ho fatto. Forse è questo. Quando si hanno dei bambini, il sentimento muta in modo naturale. Ma quando tutto resta così personale… prima o poi qualcosa viene meno. Si perde tutto, con l’età, anche la forza di amare.
Non conoscevo l’autrice Willa Cather e l’ho scoperta con questa breve lettura che considero una piccola perla del mondo letterario.
Cather affronta l’evoluzione di un’amore passionale e travolgente, un sentimento che non considera lo status sociale, la ricchezza o la paura di un futuro incerto, ma si fa guidare dall’istinto e dalle emozioni intense.
Con uno stile raffinato, conosciamo la storia di Myra Driscoll dal punto di vista di Nellie, una giovane ragazza che rimane affascinata dalla figura della donna, ma allo stesso tempo si sente anche in soggezione.
Il libro si divide in due parti: la prima si limita a presentare i personaggi, a far conoscere l’ambiente al lettore attraverso gli occhi di Nellie, la seconda è ambientata dieci anni dopo ed è qui che si percepisce la forza e l’intensità della storia.
Myra è una donna avida, egoista e marteriale e questi suoi aspetti negativi vengono enfatizzati in modo graduale, soprattutto quando la malattia la mette a dura prova.
Cather racconta di una storia d’amore molto realistica, in poche pagine ha reso la trama profonda, lasciando al lettore un senso di angoscia e di apprensione.
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